Qualità dell’aria: studio “boccia” Ue per scarsa attenzione a impatto sulla salute

I paesi dell’Unione Europea hanno dato scarsa importanza alla qualità dell’aria nei loro piani nazionali sul clima e non riconoscono l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute. Secca la bocciatura che arriva da uno studio pubblicato dalla Global Climate and Health Alliance (GCHA), un’organizzazione composta da professionisti sanitari e istituti di tutto il mondo.

16 Novembre 2023, 09:03

Qualità dell’aria: studio “boccia” Ue per scarsa attenzione a impatto sulla salute

L’Unione Europea e alcuni dei suoi Stati membri non tengono debitamente conto dell’importanza della qualità dell’aria nei loro piani nazionali sul clima e non riconoscono l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute. Secca la bocciatura che arriva da uno studio pubblicato dalla Global Climate and Health Alliance (GCHA), un’organizzazione composta da professionisti sanitari e istituti di tutto il mondo con lo scopo di affrontare il cambiamento climatico per proteggere e promuovere la salute pubblica. Dopo aver analizzato 169 paesi e l’UE, il GCHA ha scoperto che i paesi del G20 non sono ancora all’altezza quando si tratta di integrare la salute e l’aria pulita nella loro azione per il clima.

“Promossi” i  paesi a basso e medio reddito

Il rapporto ha esaminato i Contributi determinati a livello nazionale (NDC), ovvero i piani nazionali sul clima stabiliti dai governi come parte del loro impegno nei confronti dell’Accordo di Parigi, che illustrano le priorità nazionali sul cambiamento climatico. I punti sono stati assegnati ai paesi a seconda che gli NDC affrontassero gli inquinanti atmosferici, i settori di origine, l’economia e la finanza, gli impatti sulla salute e i punti bonus. L’Unione Europea ha ottenuto complessivamente 2 punti sui 15 possibili secondo i parametri GCHA nelle diverse categorie. A livello globale la situazione non è migliore, con un punteggio medio pari a 3,5. I paesi con i migliori risultati sono stati quelli a basso e medio reddito – che soffrono della maggiore esposizione all’inquinamento atmosferico – con Colombia e Mali che emergono come leader globali congiunti sulla questione.

“In quanto grandi inquinatori globali, è fondamentale che i paesi del G20 incorporino le considerazioni sulla qualità dell’aria nei loro NDC, eppure nessun governo del G20 ottiene nemmeno la metà dei voti, cosa che è indicativa della mancanza di riconoscimento dei legami tra clima e qualità dell’aria, o dell’ambizione ad agire”, ha affermato Jess Beagley, responsabile politico della Global Climate and Health Alliance. “È anche significativo che i paesi che cercano di intraprendere le azioni più incisive contro l’inquinamento atmosferico siano spesso quelli che subiscono il peso maggiore degli impatti”, ha aggiunto Beagley.

 

 

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Meno del 30% dei paesi analizzati fa riferimento all’impatto sulla salute

Mentre quasi tutti i 164 NDC su 170 menzionano la qualità dell’aria, meno di un terzo fa riferimento all’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute e solo 32 fissano obiettivi o fanno riferimento al monitoraggio. Nella categoria dell’impatto sulla salute, lo studio ha valutato le menzioni degli impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico, qualsiasi quantificazione dell’onere o monitoraggio dell’impatto e l’azione del settore sanitario per rispondere alle malattie associate all’esposizione. Nella categoria salute, l’UE ha ottenuto 0 punti.

La Colombia ha ottenuto tutti i punti nella categoria salute poiché il suo NDC riconosce l’importanza di proteggere la salute, in particolare quella respiratoria, attraverso azioni sulla qualità dell’aria. Si afferma inoltre che l’integrazione delle politiche che facilitano questo monitoraggio sarà formulata all’interno del settore sanitario. Sono stati assegnati punti bonus a quegli NDC che menzionano, tra gli altri, le linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione mondiale della sanità, il numero di vite salvate migliorando la qualità dell’aria e le disuguaglianze nell’esposizione all’inquinamento atmosferico

L’inquinamento è causa di 307mila morti premature in Europa

Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente (AEA), 307.000 morti premature in Europa sono causate dall’esposizione a particolato microscopico, di 2,5 micron o meno di diametro (PM2,5), rendendo l’inquinamento atmosferico la prima causa ambientale di morte prematura nell’UE. Questo inquinamento può provenire da varie fonti, tra cui il traffico stradale, le centrali elettriche a carbone o l’industria, e aumenta il rischio di problemi di salute come malattie cardiache, asma e basso peso alla nascita. Oltre al PM2,5, altri inquinanti dannosi includono il biossido di azoto (NO2), che, secondo l’EEA, è responsabile di 49.000 morti premature nell’UE. Secondo l’Agenzia, nel 2021 il 97% della popolazione urbana è stata esposta ad un’aria che non soddisfaceva le raccomandazioni dell’OMS.

Gli sforzi dell’UE per migliorare la qualità dell’aria

Nonostante il pessimo risultato mostrato dallo studio, l’Unione Europea ha messo in atto molteplici iniziative volte a migliorare la qualità dell’aria. Il Parlamento europeo ha adottato il 13 settembre scorso una position su una legge rivista per migliorare la qualità dell’aria nell’UE, chiedendo limiti più severi su diversi inquinanti. Le nuove norme mirano a garantire che la qualità dell’aria nell’UE non sia dannosa per la salute umana, gli ecosistemi naturali e la biodiversità e saranno accompagnate da informazioni sui sintomi associati ai picchi di inquinamento atmosferico e sui rischi per la salute associati a ciascun inquinante, comprese informazioni “su misura” per i soggetti vulnerabili.

Il Parlamento vuole inoltre che i cittadini la cui salute è danneggiata abbiano un maggiore diritto al risarcimento in caso di violazione delle nuove norme. Tuttavia, i legislatori hanno anche votato per ritardare di cinque anni, fino al 2035, l’allineamento dell’UE alle linee guida sulla qualità dell’aria dell’OMS, causando preoccupazione tra le ONG ambientaliste. Il voto pone l’Europa sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di inquinamento zero entro il 2050, in linea con il Piano d’azione Zero Pollution presentato dalla Commissione europea nell’ottobre dello scorso anno. Il passo successivo saranno i negoziati in cui gli Stati membri dell’UE, la Commissione europea e il Parlamento mireranno a trovare una posizione comune.