Quanto è inquinato il mare in cui facciamo il bagno?

Qual è lo stato di inquinamento dei mari italiani? Ecco quali sono le spiagge italiane in cui non si può fare il bagno e che hanno ottenuto le Bandiere nere 2024.

28 Agosto 2024, 07:00

Quanto è inquinato il mare in cui facciamo il bagno?

Il nostro Paese è una delle mete turistiche più apprezzate per trascorrere le vacanze estive sulle coste del Mar Mediterraneo.

Acque cristalline e bellezze paesaggistiche, hanno permesso, quest’anno, a 21 località balneari italiane di ricevere le prestigiose Cinque Vele di Legambiente e Touring Club Italiano. Inoltre, sono salite a 236 le località costiere che possono vantare il riconoscimento Bandiera Blu 2024, dieci in più dell’anno scorso. Simbolo che quest’anno sventolerà su 485 spiagge con mare eccellente per 4 anni consecutivi (27 in più rispetto al 2023). Stiamo parlando di circa l’11,5% di quelle premiate a livello mondiale.

Purtroppo, però, esiste anche un rovescio della medaglia. Alcune regioni italiane, infatti, hanno ricevuto la Bandiera Nera che indica divieti di balneazione, permanenti o temporanei, a causa dell’inquinamento del mare. Già lo scorso anno, il report di Legambiente aveva posto l’attenzione sulla situazione delle coste italiane e sull’inquinamento delle fasce costiere, rivelando un quadro allarmante. La recente indagine di Greenpeace Italia ha svelato che nel nostro Paese è preservato meno dell’1% del mare, di cui solo lo 0,04% sotto rigorosa protezione.

Vediamo quali sono le zone interessate dalla Bandiera Nera, ossia l’indicazione di divieto di balneazione a causa delle acque contaminate.

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Mare più inquinato d’Italia? La classifica del 2024

Un recente monitoraggio delle acque costiere italiane ha portato diverse regioni ad imporre divieti di balneazione a causa dell’inquinamento. Sono la prova che la tutela ambientale richiede azioni immediate. La cattiva qualità delle acque marine, infatti, mette a rischio non solo l’ecosistema ma anche l’industria turistica e la salute pubblica. Gestire le acque reflue ed attuare politiche più efficaci per la prevenzione dell’inquinamento sono la priorità per preservare il benessere dell’ambiente.

Mare inquinato: la Toscana

Fra le zone più colpite ci sono anche alcune delle località turistiche note e rinomate. In Toscana, l’ARPAT ha segnalato un aumento significativo delle contaminazioni delle acque. Il fenomeno è stato attribuito in larga parte ai cambiamenti climatici, che hanno influenzato negativamente i sistemi fognari e le precipitazioni. L’incremento delle piogge e l’inadeguatezza delle infrastrutture di scarico sembrano contribuire alla dispersione degli agenti inquinanti nelle acque marine.

Da anni ormai la laguna di Orbetello, con il suo paesaggio e biodiversità unici al mondo, desta preoccupazioni: l’avanzare della crisi climatica innalza l’acqua a temperature record portando alla moria di quintali di pesce con conseguenti danni economici, ambientali, sanitari e di immagine per il territorio. Non è più possibile procrastinare e sottovalutare problemi noti da tempo ma è necessario agire con urgenza, ad esempio, istituendo un ente laguna dotato di risorse adeguate che si faccia carico della gestione del bacino.

Guai anche in Sicilia, Liguria e Campania

Nella città di Messina il sindaco ha emesso un’ordinanza che vieta la balneazione in alcuni tratti della costa per i livelli preoccupanti degli inquinanti chimici e biologici rilevati.

Anche a Genova la situazione è critica: quattro spiagge sono state chiuse per la presenza di batteri nocivi che possono causare infezioni cutanee oppure problemi gastrointestinali.

In Campania le analisi condotte dall’ARPAC hanno evidenziato valori fuori dalla norma per enterococchi intestinali e Escherichia coli all’interno delle acque di Capaccio ed Eboli. Le spiagge interessate sono state chiuse in attesa di interventi mirati a ripristinare la qualità delle acque.

Le spiagge e il mare del Lazio dove c’è divieto di balneazione

In tantissime località balneari del Lazio la qualità delle acque è giudicata eccellente. Tuttavia, ci sono altri tratti di mare del litorale vietati alla balneazione. Si tratta soprattutto di porti, fossi e foci dei fiumi. I criteri di non balneabilità sono legati alla presenza di Enterococchi intestinali ed Escherichia coli.

Nell’elenco pubblicato dalla Regione Lazio vengono citati come non balneabili tratti di litorale in provincia di Viterbo, nei territori dei comuni di Tarquinia e Montalto di Castro. In provincia di Roma, da Civitavecchia a Santa Marinella fino a Fiumicino, Ardea, Nettuno e Anzio, e in provincia di Latina, dove sono citati alcune porzioni delle spiagge, tra le altre, di Formia, Minturno, Terracina e Gaeta.