Nel 2022 in Italia sono raddoppiati i sussidi alle fossili
L’indomani della COP28 e del caso fonti fossili, è balzata agli onori della cronaca la notizia per cui solo nel 2022 sono raddoppiati i sussidi alle fossili, raggiungendo 94,8 miliardi. Per Legambiente è allarme, anche con riguardo ai 1400 progetti sulle rinnovabili che sono rimasti fermi.
20 Dicembre 2023, 09:56
Sommario
Il XVI Forum QualEnergia ha bocciato il Governo riguardo alle rinnovabili: i sussidi alle fonti fossili sono arrivati a quota 94,8 miliardi anche a causa dei decreti per l’emergenza bollette che hanno incrementato le speculazioni sul gas. I progetti sulle rinnovabili invece sono fermi in valutazione al Mase e in ritardo per le mancate semplificazioni. A documentarlo è il report Legambiente “Stop sussidi ambientalmente dannosi”.
Cosa si intende per combustibili fossili e perché vengono ritenuti dannosi?
Le fonti fossili sono risorse naturali non rinnovabili che derivano da materiale organico decomposto nel corso di milioni di anni. Queste fonti includono principalmente carbone, petrolio e gas naturale. Queste vengono solitamente considerate inquinanti per diverse ragioni. In primis con riguardo alle emissioni di gas a effetto serra. La combustione delle fonti fossili produce grandi quantità di anidride carbonica (CO2) e altri gas a effetto serra. Questi gas contribuiscono al cambiamento climatico e all’aumento della temperatura del pianeta, poiché libera anche altri inquinanti atmosferici, come gli ossidi di azoto (NOx), i solfuri di zolfo (SOx) e le particelle fini. Questi inquinanti possono causare smog, piogge acide e problemi respiratori.
Inoltre, l’estrazione e l’utilizzo delle fonti fossili possono causare contaminazione delle risorse idriche. Ad esempio, le perdite di petrolio e gasolio dalle trivellazioni o dai trasporti possono inquinare fiumi, laghi e oceani, danneggiando l’ecosistema acquatico. L’esposizione agli inquinanti derivati dalle fonti fossili può provocare problemi di salute come malattie respiratorie, malattie cardiache, cancro e altri disturbi e i combustibili fossili sono anche correlati all’inquinamento dell’aria indoor, specialmente in regioni in cui la combustione domestica di carbone o biomassa è diffusa. L’estrazione e la lavorazione delle fonti fossili possono causare gravi danni agli ecosistemi, come la distruzione di habitat naturali, l’inquinamento del suolo e la degradazione delle risorse naturali.
Considerando tutti questi fattori, è facile intendere che il risvolto del sussidio ai fossili ha un effetto nefasto. C’è una crescente consapevolezza e sforzi per ridurre l’uso delle fonti fossili e promuovere fonti di energia più pulite e rinnovabili, ma tutto non sembra andare nella direzione giusta. Sarebbe auspicabile, infatti, incrementare energia solare, eolica, idroelettrica e geotermica, riducendo l’inquinamento e mitigando i cambiamenti climatici.
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Cosa stabilisce il report Legambiente?
Alla luce di quanto appena constatato, risulta necessario indagare su cosa afferma Legambiente nel suo “Stop Sussidi Ambientalmente Dannosi”.
Nelle 54 pagine di documento, Legambiente riesce ad effettuare una nitida analisi di quanto accaduto nel 2022, di quanto fatto dal Governo Draghi e proseguito dal Governo Meloni. Oltre a cristallizzare la situazione allarmante, Legambiente ha spiegato pedissequamente perché è rischioso, dannoso e assolutamente da non ripetere il sussidio alle fossili.
I dati che ha fornito sono chiari: “Almeno 1.400 i progetti in valutazione al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE), tra valutazione impatto ambientale, progetti legati al PNRR e PNIEC e verifiche di ottemperanza. Tra questi, il più vecchio risulta essere il progetto di eolico off shore presentato nel Golfo di Manfredonia nel lontano 2008, e che da allora ha avviato ben tre modifiche di progetto riducendo il numero di torri dalle iniziali 100, poi 65 e poi ancora 50 e che oggi, dopo ben 15 anni dovrebbe essere, secondo quanto riportato sul portale del MASE, alla firma del Ministro. Un impianto che, nonostante la riduzione del numero delle torri, trova l’opposizione del Comune di Manfredonia che ha richiesto, nell’ultima versione presentata alla Capitaneria nel 2018 la sospensione del progetto in attesa di una pianificazione territoriale e regionale.”
“Eppure, ben 18,86 miliardi di euro di sussidi si possono eliminare entro il 2025 – dichiara Legambiente – ai quali vanno aggiunti 8 miliardi di euro di sussidi emergenziali e che comprendono sussidi alle trivellazioni, agevolazioni per il diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio, GPL e metano, il Capacity Market e il supporto per l’installazione di nuove caldaie a gas, per le quali solo nel 2022 sono stati spesi 3,2 miliardi di euro.”
Ma non solo. Legambiente ha anche proposto delle importanti soluzioni.
Le soluzioni proposte da Legambiente
Sono sette in tutto le soluzioni da poter attuare subito che Legambiente indirizza al Governo Meloni. La prima riguarda quella di inserire nel Pniec un percorso concreto che porti entro il 2025 alla rimodulazione e cancellazione di tutti i sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030; in secondo luogo si dovrà attuare una riforma per le accise e le tasse sui diversi combustibili fossili in modo che il costo finale medio annuale sia progressivamente proporzionale alle emissioni di gas serra e il principio utilizzato dovrà essere: “chi inquina paga”.
La terza mossa dovrà riguardare l’aggiornamento annuale del catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD) e l’Italia dovrà fare la sua parte per il periodo 2023-2025 per mantenere l’impegno collettivo di 100 miliardi di Paesi industrializzati. Risorse che possono essere reperite facilmente attraverso il taglio dei sussidi alle fonti fossili. Si dovrà, dunque, puntare alle rinnovabili sostenendo famiglie, imprese e il sistema Paese agendo, quindi, sulla sicurezza energetica dell’Italia che non potrà più rendersi responsabile di sussidi alle fossili.
Avviare una riforma complessiva del sistema incentivante del settore edilizio e prioritariamente rimuovere con immediata solerzia i sussidi per l’installazione di nuove caldaie a gas, che oggi riguardano ecobonus, superbonus e bonus casa, e attuare lo stop all’installazione di nuovi impianti al 2025.
Rivedere, infine, il tema degli onori di sistema in bolletta eliminando i sussidi diretti, spostando sussidi e voci improprie sulla fiscalità generale.