Il rapporto tra la CEDU e l’inquinamento ambientale 

Come la CEDU si pone nei confronti dell’inquinamento ambientale, pur non prevedendo alcuna norma specifica in materia? Il riconoscimento del valore ambientale, come principio fondamentale.

24 Ottobre 2023, 07:47

Il rapporto tra la CEDU e l’inquinamento ambientale 

La CEDU (Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali) non prevede delle disposizioni specifiche riguardanti l’inquinamento ambientale. Tuttavia, alcuni diritti garantiti dalla CEDU possono essere applicati a questa materia. 

Ad esempio, l’articolo 2 della CEDU sancisce il diritto alla vita, che potrebbe essere invocato in contesti di grave inquinamento che minacciano la salute e la vita delle persone. L’articolo 8 garantisce il diritto al rispetto della vita privata, familiare e domestica e potrebbe essere pertinente in casi di inquinamento che interferiscono con la qualità della vita delle persone. Inoltre, l’articolo 3 proibisce la tortura, i trattamenti inumani o degradanti, che potrebbe essere invocato nel caso di inquinamento che provoca sofferenza fisica o morale. Un altro esempio di tutela richiesta sulla base della CEDU è stato, ad esempio, invocato dai 5 ragazzi portoghesi che hanno fatto ricorso alla Corte di Strasburgo per chiedere agli Stati Membri e ad altri di adeguarsi velocemente alle politiche per la riduzione della crisi climatica.  

Mentre la CEDU potrebbe non trattare specificamente l’inquinamento ambientale, altri strumenti normativi internazionali e nazionali possono essere utilizzati per affrontare questa problematica. Ad esempio, l’Unione Europea ha normative specifiche riguardanti l’inquinamento ambientale, come la Direttiva Quadro sulle Acque e le Direttive sulle Emissioni Industriali. 

Molti Paesi hanno leggi nazionali che disciplinano l’inquinamento ambientale e prevedono sanzioni per chi lo causa. L’applicazione di queste leggi può essere contestata e sostenuta attraverso un ricorso alla CEDU, se i diritti garantiti dalla convenzione vengono violati a seguito dell’inquinamento ambientale. 

Perché l’inquinamento ambientale minaccia i diritti umani 

L’inquinamento ambientale minaccia i diritti umani perché ha un impatto negativo sulla salute umana, sull’accesso all’acqua potabile e all’aria pulita, sulla sicurezza alimentare e sulle abitazioni. I livelli elevati di inquinamento dell’aria e dell’acqua possono causare – come supportato anche da numerose ricerche scientifiche – problemi respiratori, malattie cardiache, cancro e altri problemi di salute. Questo impatta il diritto alla salute e al benessere. Lo stesso effetto si ha con l’inquinamento dei corsi d’acqua e delle falde acquifere, che può ridurre la disponibilità di acqua potabile, mettendo a rischio il diritto all’acqua e all’igiene adeguata. L’inquinamento atmosferico, causato principalmente dalle emissioni di gas serra, può peggiorare la qualità dell’aria che respiriamo. Tra l’altro, tutti questi fattori incidono certamente sulla sicurezza alimentare. L’inquinamento del suolo e dell’acqua può compromettere la fertilità del suolo e la qualità dei raccolti, minacciando la sicurezza alimentare e il diritto al cibo. Il rischio è esteso anche agli habitat naturali minacciati di distruzione e alla contaminazione dei terreni, rendendo alcune zone inabitabili e mettendo a rischio il diritto ad un’abitazione adeguata. 

Il riconoscimento del valore ambientale 

Il riconoscimento del valore ambientale è un concetto fondamentale nel campo dell’ecologia e della sostenibilità, oggi ampliato anche al diritto. Si riferisce alla consapevolezza e all’apprezzamento dell’importanza e della bellezza degli ecosistemi naturali, delle specie animali e vegetali e delle risorse naturali presenti sulla Terra. Dal punto di vista intrinseco, l’ambientalismo sostiene che l’ambiente ha un valore di per sé e meriterebbe di essere protetto e preservato indipendentemente dal suo utilizzo da parte dell’uomo. Questo approccio sottolinea l’importanza della biodiversità e dell’integrità degli ecosistemi come componenti essenziali per la sopravvivenza e il benessere di tutte le forme di vita. 

Dal punto di vista antropocentrico, il valore ambientale deriva dal fatto che l’ambiente fornisce benefici e servizi essenziali per il benessere umano. Questi includono la fornitura di risorse naturali come cibo, acqua pulita, aria respirabile e materiali da costruzione, nonché la regolazione del clima, la mitigazione dei cambiamenti climatici e la possibilità di svolgere attività ricreative all’aperto. 

Un’iniziativa importante per promuovere il riconoscimento del valore ambientale è stata la valutazione economica degli ecosistemi e dei loro servizi (Ecosystem Services Framework), che cerca di attribuire un valore monetario ai benefici forniti dagli ecosistemi. Questo approccio ha lo scopo di sensibilizzare le persone e le istituzioni sul valore intrinseco e funzionale degli ecosistemi e di incoraggiare la conservazione e l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali. 

 

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Gli strumenti di valutazione

Inoltre, sono stati sviluppati diversi strumenti di valutazione dell’impatto ambientale, come l’analisi del ciclo di vita e l’analisi costi-benefici, che consentono di valutare le conseguenze ambientali delle attività umane e di prendere decisioni informate per ridurre l’impatto negativo sull’ambiente. Il riconoscimento del valore ambientale è fondamentale per sviluppare politiche e pratiche sostenibili che consentano di proteggere e conservare le risorse naturali per le generazioni future. L’obiettivo è promuovere una maggiore consapevolezza e responsabilità individuale riguardo alla nostra relazione con l’ambiente e l’importanza di agire in modo sostenibile per garantire un futuro migliore per tutti. Dal punto di vista giuridico, il riconoscimento del valore ambientale è, quindi, avvenuto mediante la sua progressiva emersione da parte della giurisprudenza della Corte Edu, all’interno del sistema dei diritti fondamentali garantiti dalla CEDU, in una duplice prospettiva: quale limite all’espansione del diritto di proprietà ovvero quale elemento caratterizzante i singoli diritti (art. 8) e il diritto alla vita (art. 2).

Il tutto è stato tra l’altro ricollegato all’art. 13 della CEDU, quando l’omessa informazione sullo stato dell’ambiente e sulle misure di prevenzione e riparazione che il sistema pubblico attua – o ha in programma di attuare – impedimento ai cittadini di ricorrere davanti a un giudice “contro l’impossibilità di ottenere misure anti-inquinamento, violando quindi il loro diritto a un ricorso effettivo”. Mentre in Italia, il percorso che ha portato al valore ambientale è partito dal diritto fondamentale legato alla tutela della salute, la Corte Edu è partita dalla protezione del domicilio e della vita privata per giungere comunque alla stessa conclusione. Una prospettiva, in qualche modo, più “antropocentrica” della tutela dell’ambiente, rispetto a quella di carattere misto, individuale e collettivo, che caratterizza il riconoscimento del diritto all’ambiente da parte della giurisprudenza italiana.