Scoperta nuova specie di gamberetto: si trova in Antartide e ci racconta i cambiamenti climatici
Il microscopico gamberetto Orchomenella rinamontiae, individuato nella Baia di Terra Nova per la prima volta da un gruppo internazionale coordinato dall’università di Trieste, si è diversificato per adattarsi ad ambienti con temperatura sottozero (-2°C). Sarà fondamentale per aiutarci a capire meglio i cambiamenti climatici, come riscaldamento globale e acidificazione dell’oceano influiscono sulle creature antartiche
25 Settembre 2024, 08:28
Sommario
L’utilissimo gamberetto si chiama Orchomenella rinamontiae, è un crostaceo mai visto prima ed è molto piccolo, massimo 24 millimetri. Appartiene all’ordine degli anfipodi ed è stato scoperto, di recente, in Antartide da un gruppo internazionale di ricercatori coordinato dall’Università degli Studi di Trieste. Lo hanno individuato, nel corso della 33esima spedizione antartica italiana nella Baia di Terra Nova, in prossimità della Stazione Antartica Italiana Mario Zucchelli. Sarà il nostro alleato per indagare le conseguenze dei cambiamenti climatici.
“Stavamo studiando le risposte di un’altra specie di gamberetto antartico al riscaldamento dei mari quando dalle analisi morfologiche e generiche abbiamo compreso che alcuni dei campioni appartenevano a una specie mai descritta prima” spiega Piero Giulianini, zoologo e professore presso il dipartimento di scienze della vita dell’Università degli studi di Trieste. Il gruppo di esperti ha poi condiviso i risultati in un articolo su Zoologic Journal.
Come è stato scoperto il nuovo gamberetto dell’Antartide
«Ho partecipato alla spedizione italiana nella Baia di Terra Nova, in Antartide. Il mio progetto prevedeva un esperimento per valutare le risposte degli organismi marini del posto all’aumento della temperatura dell’acqua (+1.5°C)” continua Giulianini. Per le sperimentazioni furono impiegati dei piccoli anfipodi, cioè dei crostacei, catturati dai ricercatori del Cnr di Genova nelle acque a pochi metri di profondità.
«All’inizio li identificai come Pseudorchomene plebs, ma appena ricevuti i campioni in Italia, mi resi conto che alcuni caratteri non erano congruenti con la descrizione della specie. Iniziai analisi più dettagliate sia genetiche sia morfologiche e dopo alcuni mesi – prosegue il professore – mi resi conto che i miei esemplari appartenevano ad una nuova specie”.
Le analisi genetiche e la tecnica di imaging
Le analisi genetiche hanno stabilito l’albero genealogico del gamberetto misterioso dell’Antartide e una tecnica avanzata di imaging, la microtomografia a raggi X ha consentito di individuarne tridimensionalmente le caratteristiche discriminanti fornendo un ritratto dettagliato sorprendente.
Si tratta di una specie che appartiene a un gruppo dominante ed endemico nelle acque antartiche. Si è diversificata per adattarsi perfettamente a un ambiente caratterizzato da una temperatura sottozero (circa -2°C). Possiamo definirli gamberetti “spazzini”, perché consumano e allontanano cibo di tutte le dimensioni svolgendo un ruolo chiave nelle comunità marine.
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Cambiamenti climatici, i primi risultati sulla nuova specie
Il gamberetto vivrebbe a pochi metri di profondità, dove è stato prelevato. Gli esperti, però, non escludono che possa riprodursi anche fino ai trecento metri di profondità. La nuova specie sarà studiata nei laboratori per indagare le risposte al riscaldamento degli oceani, all’acidificazione, all’inquinamento da microplastiche. Dai primi test, sembra non sia in grado di contrastare in modo efficace l’aumento della temperatura dell’acqua. «Il loro metabolismo accelera e subisce un cambiamento: è ragionevole pensare che la loro capacità di sopravvivenza e di riproduzione venga diminuita da questa sfida ambientale” specifica Giulianini.
Ad ogni modo, monitorare l’abbondanza e la diversità di questi gamberetti permetterà di capire gli impatti antropici in atto su questi delicati ecosistemi. Sicuramente l’impatto dell’uomo sull’ambiente influisce negativamente sulle comunità marine, intralciando diversità e complessità.
Inoltre, studiare la vita e la biodiversità marina nelle regioni più remote e inospitali della Terra aiuta a capire la portata di alcuni cambiamenti globali. E il nuovo gamberetto, in questo, può darci una mano.