Smartworking: a 5 anni dall’inizio l’inquinamento è diminuito?
Scopri come lo smartworking ha influenzato l’inquinamento negli ultimi 5 anni. Dati e analisi sull’impatto ambientale del lavoro da remoto.
26 Marzo 2025, 15:46

Sommario
Negli ultimi cinque anni, lo smartworking ha registrato una crescita esponenziale, trasformando non solo il mondo del lavoro ma anche l’ambiente che ci circonda. Ma in che misura il lavoro da remoto ha contribuito alla riduzione dell’inquinamento? Analizziamo dati, studi scientifici e tendenze per comprendere l’impatto ambientale di questa modalità lavorativa.
Riduzione delle emissioni di CO₂
Uno degli effetti più evidenti dello smartworking è la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Secondo uno studio dell’ENEA, lavorare da remoto due giorni a settimana può evitare l’emissione di circa 600 kg di CO₂ all’anno per lavoratore, una riduzione del 40% delle emissioni individuali. Questo risultato è legato principalmente alla diminuzione degli spostamenti casa-lavoro, che porta anche a una riduzione del consumo di carburante e a un minor utilizzo delle infrastrutture stradali.
Benefici sulla qualità dell’aria
Meno traffico significa anche una minore emissione di ossidi di azoto (NOx) e particolato fine (PM10 e PM2.5), principali responsabili dell’inquinamento atmosferico. Questo miglioramento della qualità dell’aria ha un impatto positivo sulla salute pubblica, riducendo l’incidenza di malattie respiratorie e cardiovascolari. Alcuni dati mostrano che durante il primo lockdown del 2020, la qualità dell’aria nelle città italiane è migliorata sensibilmente proprio grazie alla drastica riduzione degli spostamenti.
Risparmio energetico negli edifici
Un altro aspetto spesso trascurato è il risparmio energetico degli edifici aziendali. Con meno lavoratori presenti in ufficio, il consumo di energia per illuminazione, riscaldamento, aria condizionata e utilizzo di dispositivi elettronici si è ridotto significativamente. Secondo uno studio pubblicato dal Politecnico di Milano, un’azienda di medie dimensioni può ridurre il proprio consumo energetico fino al 25% con un’adozione diffusa dello smartworking.
Tuttavia, va considerato che il maggiore utilizzo delle abitazioni per il lavoro comporta un aumento dei consumi domestici. Il bilancio complessivo dipende quindi dalla combinazione di fattori come l’efficienza energetica degli edifici e le abitudini dei lavoratori da remoto.
L’impatto delle infrastrutture digitali
L’incremento del lavoro da remoto ha portato anche a una maggiore dipendenza dalle infrastrutture digitali. Data center, servizi cloud e connessioni internet consumano grandi quantità di energia, sebbene molte aziende del settore stiano investendo in soluzioni più sostenibili. Secondo un report dell’International Energy Agency (IEA), i data center e le reti di trasmissione rappresentano oggi circa l’1% del consumo energetico globale, ma la loro efficienza sta migliorando con l’adozione di energie rinnovabili e nuove tecnologie di raffreddamento.
Studi scientifici sullo smartworking e l’ambiente
Diverse ricerche hanno analizzato l’impatto dello smartworking sull’ambiente con approcci scientifici rigorosi. Alcuni degli studi più significativi includono:
- Studio dell’Università di Harvard (2021): ha evidenziato che il lavoro da remoto riduce il consumo di carburante e le emissioni, ma può aumentare il consumo energetico domestico, rendendo necessarie politiche di efficientamento edilizio.
- Ricerca del MIT (2022): ha dimostrato che le città con un’alta adozione dello smartworking hanno registrato una riduzione delle ore di punta del traffico fino al 20%, con un impatto positivo sulla congestione e sull’inquinamento.
- Studio dell’European Environment Agency (2023): ha confermato che il bilancio complessivo dello smartworking è positivo per l’ambiente, ma il suo successo a lungo termine dipenderà dalla capacità di bilanciare efficienza energetica e digitalizzazione sostenibile.
A cinque anni dall’adozione massiccia dello smartworking, possiamo affermare che questa modalità lavorativa ha contribuito in modo significativo alla riduzione dell’inquinamento. I benefici più evidenti includono la diminuzione delle emissioni di CO₂, il miglioramento della qualità dell’aria e il risparmio energetico negli edifici aziendali.
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Tuttavia, l’impatto positivo dello smartworking non è automatico: per mantenere i benefici ambientali è necessario investire in infrastrutture digitali sostenibili, promuovere l’efficienza energetica nelle abitazioni e sviluppare politiche di mobilità che rendano gli spostamenti occasionali meno impattanti.
Il futuro dello smartworking come leva per la sostenibilità dipenderà dalla capacità di aziende e governi di adottare strategie che massimizzino i vantaggi ambientali di questa trasformazione epocale.