Lo smog in gravidanza fa male alla salute dei nascituri
L’inquinamento atmosferico può avere un impatto sulla salute di una persona già prima che nasca. Uno studio dell’Università di Basilea ha scoperto un chiaro legame tra l’esposizione allo smog durante la gravidanza e una serie di alterazioni nelle proteine rilevabili dopo la nascita di un bambino
14 Settembre 2023, 10:08
Sommario
L’inquinamento atmosferico può avere un impatto sulla salute di una persona già prima che nasca. Uno studio condotto da Olga Gorlanova, medico ricercatore presso l’Ospedale Universitario per l’Infanzia dell’Università di Basilea, Svizzera, ha scoperto un chiaro legame tra l’esposizione allo smog durante la gravidanza e una serie di alterazioni nelle proteine rilevabili dopo la nascita di un bambino. Queste alterazioni influenzano i processi cellulari, come l’autofagia, che aiuta le cellule a “riciclare” una serie di componenti danneggiate.
I risultati dello studio, presentati al congresso internazionale della Società Europea di Pneumologia, che si è tenuto a Milano, mostrano anche che i bambini nati in salute rispondono in maniera soggettiva all’esposizione delle loro mamme all’inquinamento durante la gravidanza. Questo potrebbe significare che alcuni neonati sono più vulnerabili di altri, anche se sono nati in famiglie che vivono in zone con livelli relativamente bassi di inquinamento atmosferico.
L’esposizione al biossido di azoto e al PM10 alterano alcune proteine nei bambini
Studi precedenti condotti dallo stesso team di ricerca avevano già evidenziato come l’esposizione all’inquinamento atmosferico durante la gravidanza potesse influenzare la funzione polmonare e il sistema immunitario dei neonati. Nel nuovo studio, invece, i ricercatori si sono focalizzati sulle proteine coinvolte nell’autofagia, nell’invecchiamento e nella rimodellazione cellulare al fine di comprendere come l’esposizione prenatale all’inquinamento atmosferico potesse influenzarle. In particolare, i ricercatori hanno misurato undici proteine presenti nel sangue del cordone ombelicale di 449 neonati sani partecipanti allo studio sulla Bild (Bern Basel Infant Lung Development Cohort), avviato nel 1999 a Berna e che mira a coinvolgere 1000 neonati entro il 2025.
Questo studio si propone di indagare gli effetti della genetica e dell’ambiente, in particolare dell’inquinamento atmosferico, sullo sviluppo polmonare dei bambini. Gorlanova e i suoi colleghi hanno misurato l’esposizione delle madri al biossido di azoto (NO2) e alle piccole particelle chiamate PM10, che sono particolato con un diametro di 10 micron o meno. Le emissioni dei veicoli, l’usura delle gomme e dei freni e il fumo sono alcune delle fonti di questi inquinanti. Ebbene, gli scienziati hanno scoperto che sia il NO2 che il PM10 erano entrambi associati a una serie di alterazioni nelle proteine coinvolte nell’autofagia.
I neonati rispondono in modo soggettivo all’esposizione allo smog
In particolare, l’esposizione al NO2 è stata correlata a una diminuzione dell’attività delle proteine SIRT1 e IL-8, e a un aumento dei livelli della proteina Beclin-1. “I nostri risultati indicano che il NO2, un inquinante principalmente derivato dalle emissioni del traffico, è associato a livelli più elevati della proteina Beclin-1, che svolge un ruolo centrale nell’avviare l’autofagia”, spiega Gorlanova. “L’esposizione a livelli più alti di NO2 è stata anche correlata a livelli ridotti di SIRT1, una proteina che svolge un ruolo protettivo nella resistenza allo stress, nell’infiammazione nell’invecchiamento. IL-8 è una proteina attiva in alcune cellule infiammatorie”, aggiunge. Nello studio i neonati sono stati suddivisi in quattro gruppi distinti in base ai livelli di inquinamento atmosferico a cui erano stati esposti nel grembo materno.
I quattro gruppi avevano concentrazioni simili delle proteine allo studio, ma differivano per l’esposizione all’inquinamento atmosferico da NO2 e PM10. Un gruppo aveva basse concentrazioni di nove proteine, mentre un altro gruppo, composto dal 7 per cento di tutti i neonati, aveva livelli più elevati di proteine coinvolte in processi infiammatori e di rimodellamento: IL-8 e IL-1B. Entrambi questi gruppi di neonati erano stati esposti a livelli inferiori, sebbene diversi, di inquinamento atmosferico prenatale rispetto agli altri due gruppi. “I nostri risultati suggeriscono che i neonati in salute hanno un modello di risposta individuale all’inquinamento atmosferico”, sottolineano i ricercatori. “Crediamo che questo possa essere un’indicazione che alcuni neonati siano più vulnerabili di altri”, aggiungono.
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Allo studio gli effetti delle alterazioni proteiche sulla salute polmonare
“Inoltre, il nostro lavoro si aggiunge al crescente corpus di prove che meccanismi correlati all’autofagia possono essere coinvolti nella reazione delle cellule umane all’inquinamento atmosferico”, evidenzia Gorlanova. “Le scoperte sono in linea con le evidenze provenienti dalla ricerca su tessuti e animali. Approfondire ulteriormente questi meccanismi potrebbe contribuire a comprendere meglio gli effetti deleteri dell’inquinamento sugli infanti”, aggiunge. Ora i ricercatori hanno in programma di capire se i neonati con modelli di risposta proteica distinti all’inquinamento atmosferico avranno più problemi respiratori durante l’infanzia rispetto a quelli che non mostrano le stesse risposte proteiche.
“Questo studio si aggiunge al crescente corpus di prove che l’inquinamento atmosferico può influenzare la salute dei bambini prima e dopo la nascita”, commenta Marielle Pijnenburg, professore associato di pneumologia pediatrica e capo del Dipartimento di Medicina Respiratoria Pediatrica e Allergologia presso il Centro Medico Erasmus di Rotterdam, Paesi Bassi, che non è stata coinvolta nella ricerca. “Contribuisce anche ad altre ricerche che dimostrano che i meccanismi correlati all’autofagia possono essere coinvolti nella reazione delle cellule umane all’inquinamento atmosferico.
Lo studio lancia un messaggio politico: è necessario preservare l’ambiente
“Abbiamo bisogno – evidnezia Pijnenburg – di saperne di più su come questi meccanismi possono influenzare la salute dei polmoni, e dobbiamo capire perché alcuni neonati sembrano essere più suscettibili all’inquinamento atmosferico di altri. Tuttavia, abbiamo già sufficienti prove da questo e da altri studi per lanciare un messaggio chiaro e forte ai governi e ai decisori politici: l’inquinamento atmosferico danneggia la salute delle persone, e gli effetti possono essere evidenti fin dalla nascita. Dovremmo tutti raddoppiare gli sforzi per ridurre l’inquinamento atmosferico il più rapidamente e quanto più possibile. Questo non solo migliorerà la salute delle popolazioni e ridurrà i costi associati al trattamento delle malattie causate dall’inquinamento atmosferico, ma contribuirà anche a preservare l’ambiente in un momento in cui l’emergenza climatica sta diventando sempre più evidente ogni giorno che passa”.