Taranto inquinamento: dall’IIva alla situazione attuale
Dalla recente sentenza della Corte di giustizia europea contro l’Ilva di Taranto, in difesa della salute dei tarantini e dell’ambiente, alla situazione attuale
25 Ottobre 2024, 12:45

Sommario
La Corte Europea per i Diritti umani (CEDU) tra il 2019 e il 2022 ha emesso cinque condanne nei confronti dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto. E, lo scorso 25 giugno, anche la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha emesso una sentenza storica contro le violazioni della direttiva sulle emissioni industriali dell’Ilva, sulle quali è in corso anche una procedura di infrazione della Commissione europea.
Ilva Taranto: le azioni legali dell’Associazione Genitori Tarantini
I giudici, ribadendo che spetta al Tribunale di Milano stabilirlo, affermano che “se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’esercizio dell’acciaieria Ilva dovrà essere sospeso”. Una sentenza che crea un precedente a livello europeo. La causa è stata promossa da dieci persone dell’Associazione Genitori Tarantini e un bambino di 11 anni affetto da una rara malattia genetica, contro Ilva Spa in amministrazione straordinaria, Acciaierie d’Italia Holding Spa e Acciaierie d’Italia Spa.
Massimo Castellana, il portavoce dell’associazione, afferma di attendere la convocazione per la prossima udienza dal Tribunale di Milano per il primo procedimento “in cui abbiamo chiesto la sospensione delle attività dello stabilimento”. Sono infatti due i procedimenti legali in corso promossi dall’associazione. Il secondo è la class action risarcitoria sottoscritta da 136 cittadini, in cui si chiede risarcimento del danno ambientale e sanitario prodotto dallo stabilimento siderurgico, finora”.
Danni tanto all’ambiente quanto alla salute
La Corte di Giustizia europea ha evidenziato lo stretto collegamento tra la tutela dell’ambiente e quella della salute umana, diritti inseriti fondamentali nella carta dell’Unione europea. La direttiva sulle emissioni industriali, infatti, intende raggiungere questi obiettivi salvaguardando il diritto dei cittadini di vivere in un ambiente adatto a garantire salute e benessere.
E sulla questione inquinamento, si crea una netta differenza tra il governo italiano e l’Unione europea. Come si legge nella sentenza, «secondo il governo italiano, la direttiva non fa alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario», mentre la Corte rileva che la nozione di “inquinamento” ai sensi della direttiva «include i danni tanto all’ambiente quanto alla salute umana».
I decreti salva-Ilva e le Autorizzazioni integrate ambientali (AIA)
I governi italiani, al contrario, hanno emesso ben 16 decreti cosiddetti “Salva-Ilva” dal 2012 a oggi per permettere allo stabilimento di funzionare e produrre acciaio, nonostante il sequestro degli impianti, senza facoltà d’uso, da parte della magistratura di Taranto, avvenuto nel luglio del 2012.
Dopo la storica sentenza europea, non potranno più essere create norme ad hoc per rendere accettabili le emissioni nocive e permettere la continuità produttiva. “Solo le sostanze inquinanti che si ritiene abbiano un effetto trascurabile sulla salute umana e sull’ambiente possono non essere assoggettate al rispetto dei valori limite di emissione nell’autorizzazione all’esercizio”, dice chiaramente la Corte Europea.
Pertanto, precisa l’avvocato Rizzo Striano, “la valutazione preventiva dell’impatto dell’acciaieria Ilva deve essere un atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio, previsti dalla direttiva europea. E deve rispettare tutte le norme, compresa quella della direttiva sulla qualità dell’aria sulla quale il nostro Paese è già stato condannato. Nel procedimento di riesame dell’AIA occorrerà considerare tutte le sostanze inquinanti connesse all’attività dell’installazione, oltre che il loro effetto cumulativo”. La Corte è chiara: in caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, l’esercizio dell’acciaieria ILVA dovrà essere sospeso.
Acciaierie d’Italia ha prodotto una propria Valutazione di impatto sanitario; negli anni, i vari enti di controllo e le massime istituzioni sanitarie locali, regionali e nazionali hanno prodotto diversi rapporti epidemiologici che quantificano l’impatto negativo in termini di salute della popolazione tarantina. I Rapporti si possono consultare sul sito del Mase dedicato all’Osservatorio ILVA di Taranto, dove si trovano le valutazioni di danno sanitario emesse negli anni 2017, 2021 e 2023 da Arpa Puglia e dall’ASL di Taranto. A cui si aggiunge la “Valutazione dell’impatto sanitario delle attività dell’impianto siderurgico di Taranto” dell’Organizzazione mondiale della sanità, pubblicata a dicembre 2023, che correla il numero di morti a ogni tonnellata di acciaio prodotta.
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Inquinamento, la situazione attuale a Taranto
Nonostante la diminuzione della produzione, lo stabilimento Ilva di Taranto oggi continua a produrre sostanze nocive, con un preoccupante aumento dei livelli di benzene, noto cancerogeno, rilevato da Arpa Puglia e Ispra.
Nell’area di Taranto, infatti, sono emerse criticità sugli andamenti di alcuni inquinanti gassosi, tra cui il benzene (C6H6) ed il biossido di zolfo (SO2). I casi più frequenti di superamento delle soglie si registrano essenzialmente nelle centraline poste nel quartiere Tamburi, che risulta avere la massima ricaduta delle emissioni di benzene dallo stabilimento siderurgico in condizioni di vento prevalente da Nord-Ovest.
Diritto alla rendita e all’assegno funerario alla vedova di un ex operaio Ilva
Il Tribunale di Taranto ha riconosciuto il diritto alla rendita e all’assegno funerario alla vedova di un ex operaio Ilva, morto nel 2007, a causa di un carcinoma polmonare causato dall’esposizione all’amianto.
La vedova dell’uomo è stata assistita dall’Anmil e ha dovuto lottare ben 12 anni per veder riconosciuti i suoi diritti. Una prima perizia medica, infatti, aveva escluso il nesso tra la malattia e l’esposizione all’amianto. Grazie alla perseveranza della donna si è proceduto ad una nuova perizia che ha individuato nell’amianto la causa della morte.
Questa sentenza storica rappresenta una vittoria importante per tutte le vittime dell’amianto e le loro famiglie. Dimostra che i diritti dei lavoratori sono fondamentali e che si può ottenere giustizia anche dopo tanto tempo.