L’Unione Europea e le politiche di tutela ambientale: come ci stiamo muovendo

La crisi climatica sta ormai esasperando sempre di più la nostra vita quotidiana e le azioni di prevenzione per contrastare questo fenomeno sono tante. Ma cosa sta facendo realmente l’Unione Europea per salvare il Pianeta? 

8 Agosto 2023, 08:18

L’Unione Europea e le politiche di tutela ambientale: come ci stiamo muovendo

Sono molte le domande che ci poniamo da quando guardiamo con più attenzione alla crisi climatica e al processo di cambiamento che sta interessando il nostro pianeta. La tutela del Diritto alla Salute in ogni sfaccettatura passa anche per i diritti fondamentali compromessi dagli illeciti legati all’inquinamento e che necessitano di supporto per ottenere il risarcimento danni.  

Sin da quando si è costituita, l’Unione Europea si è posta l’obiettivo di favorire una buona qualità di vita ai cittadini, tenendo conto dei limiti del pianeta e agendo secondo un programma che guarda alla deadline ultima nel 2050In particolare, dal 2014 sono stati compiuti sforzi immani e per il futuro saranno moltissime le azioni da osservare e portare a compimento ai fini della nostra sopravvivenza e delle generazioni future. Per questo, l’Unione ha già messo in conto un aumento della spesa pari al 20-25%, con la richiesta del Parlamento Europeo di aumentare questa spesa al 30 %.  

I dati al 2019

Non rinnegando mai l’intento economico per cui si è formata, l’Europa ha sempre orientato le sue azioni in maniera precisa e secondo principi statici. Tra questi, uno stabilisce che la prosperità economica e la protezione ambientale sono interdipendenti e per ottenere una bisogna avere cura dell’altra.  

Tra gli altri, il settimo programma di azione in materia di ambiente inteso con il titolo “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta” e che copre il periodo 2014-2020, ha cercato di realizzare un piano per il 2050 improntato alla sostenibilità attraverso l’azione in tre aree:  

  1. la protezione, la conservazione e il miglioramento del capitale naturale; 
  2. il passaggio a un’economia circolare e a basse emissioni di carbonio; 
  3. la protezione delle persone dai rischi ambientali per la salute e il benessere.  

In generale, l’Unione Europea inquadra molte esigenze attuali che andrebbero tenute a mente e stabilisce la strategia perseguita per: 

  • una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;  
  • una strategia per il clima e l’energia volta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra;  
  • una strategia per la biodiversità volta a fermare la perdita di biodiversità. 

Considerando che l’Agenzia europea dell’ambiente ha evidenziato una serie di sfide, tra cui: il 60% delle specie protette e il 77% degli habitat valutati sono in uno stato di conservazione inadeguato. L’Europa non è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020. Il continuo degrado dell’ecosistema minaccia la produzione e il benessere economici dell’Europa. Il 60% dei sistemi idrici d’acqua dolce d’Europa non soddisfa il “buono stato ecologico” prescritto dalla legislazione dell’UE. 

Nel 2050 vivremo bene nel rispetto dei limiti ecologici del nostro pianeta. Prosperità e ambiente sano saranno basati su un’economia circolare senza sprechi, in cui le risorse naturali sono gestite in modo sostenibile e la biodiversità è protetta, valorizzata e ripristinata in modo tale da rafforzare la resilienza della nostra società. La nostra crescita sarà caratterizzata da emissioni ridotte di carbonio e sarà da tempo sganciata dall’uso delle risorse, scandendo così il ritmo di una società globale sicura e sostenibile“.

Le problematiche ambientali lo sono per tutti 

L’ampia politica strategica di cui si è dotata l’Europa nei riguardi della crisi climatica ha contribuito a creare e alimentare un interesse vero e sincero da parte dei cittadini europei, i quali – soprattutto nei piccoli centri – riescono a raggiungere importanti risultati.  Nonostante il trend delle azioni politiche e civiche sia positivo, non dobbiamo mai allentare la presa ma puntare a fare sempre di più.  

Sempre riferendoci al principio riferito pocanzi riguardo all’interdipendenza tra prosperità economica e benessere climatico, dobbiamo partire dai risultati raggiunti nella legislatura 2014-2019 per riuscire a tracciare con lucidità il da farsi.  

Secondo quanto riportato in un briefing “Politiche dell’UE – Al servizio dei cittadini”, in materia di gestione dei rifiuti: il Parlamento e il Consiglio hanno approvato una nuova legislazione che rafforza le norme UE in materia di rifiuti, in particolare introducendo nuovi obiettivi per il riciclaggio e per la riduzione dell’uso di borse di plastica. Nel 2015, la Commissione europea ha pubblicato un ampio piano d’azione che mira ad avviare la transizione verso un’economia circolare e, all’inizio del 2018, una strategia più specifica sulla plastica che mira soprattutto a rendere tutte le materie plastiche riciclabili entro il 2030.  

È stata introdotta una normativa mirata e sono state sostenute politiche molto ambiziose, sposate più o meno da tutti i Paesi dell’UE, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei rifiuti e l’economia circolare. Le problematiche interessano certamente ogni Paese dell’UE e del mondo è per questa è stata richiesta massima attenzione, soprattutto con l’avverarsi di continue catastrofi climatiche che continuano a imbattersi su ogni area del globo, provocando ingenti danni a paesaggi, cose e soprattutto persone.  

Quali sono le azioni intraprese per l’ambiente? 

È ovvio che a politiche di strategie per combattere la crisi climatica, vanno abbinate azioni importanti. A tal riguardo, il Parlamento e il Consiglio hanno adottato nuove regole e obiettivi di emissione per il 2030 per i settori dell’energia e dell’industria.  

La strategia riguarda il sistema di scambio di quote di emissioni UE per ogni settore: i trasporti, gli edifici e l’agricoltura, nonché per l’uso del suolo e la silvicoltura. L‘obiettivo per il 2030 coincide a un miglioramento delle energie rinnovabili pari al 32 percento.  Tra le altre iniziative, il Parlamento ha perseguito politiche climatiche ambiziose, come ad esempio le direttive sulla natura e gli obiettivi di biodiversità per il 2020.  

È intervenuto anche in tema qualità dell’aria, adottando nuove norme sulle quantità massime tollerate dei cinque inquinanti atmosferici più pericolosi per l’uomo. Tali norme aggiornate mirano a dimezzare, entro il 2030, il numero di morti premature causate dall’inquinamento atmosferico. 

Quali le azioni e gli obiettivi futuri per combattere la crisi climatica?

Risulta certamente difficile non riuscire a migliorare i trend raggiunti finora nella lotta al cambiamento climatico, proprio perché istituzioni europee e dei Paesi membri, ma soprattutto cittadini hanno inteso che agire è urgente e che le azioni promosse dall’UE vanno seguite. Una prima presa di coscienza riguarda il fatto che più a lungo termine, la spesa per l’ambiente e il clima dell’UE è destinata ad aumentare.  

Nella sua comunicazione del maggio 2018 sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027, la Commissione ha proposto di aumentare la quota di spesa dell’UE che contribuisce agli obiettivi climatici dal 20% al 25%. Nella proposta legislativa del giugno 2018 sul programma LIFE per il 2021-2027, la Commissione ha proposto di aumentare i fondi destinati a questo programma del 50 %, ovvero a 4,8 miliardi di euro, rispetto ai 3,2 miliardi di euro relativi al periodo 2014-2020. Inoltre, la Commissione ha proposto di stabilire nuove risorse proprie legate agli obiettivi climatici e ambientali. Ma non è tutto.  

 

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Riguardo alle prospettive politiche, ai sensi dei trattati, l’UE ha il potere di affrontare le sfide, limitatamente al fatto che la responsabilità per il finanziamento e l’attuazione delle misure di protezione dell’ambiente adottate a livello dell’UE spetta agli Stati membri e, in alcuni casi, alle autorità regionali e locali.   

Per mettere in moto tutta una serie di accortezze in tal senso e agire in maniera concreta, deve intervenire l’attività normativa. Gli atti legislativi dell’UE sulla protezione dell’ambiente sono generalmente adottati secondo la procedura legislativa ordinaria. In un futuro molto vicino, quindi, i politici europei lavoreranno ad importanti e ambiziosi obiettivi che riguardano: 

  • l’efficienza delle risorse e dell’economia circolare; 
  • l’autorizzazione dei prodotti fitosanitari, come illustrato dal caso del glifosato, il Parlamento europeo ha invitato la Commissione a proporre una legislazione aggiornata per aumentare la trasparenza nelle procedure di autorizzazione e promuovere pesticidi a basso rischio; 
  • in merito alla qualità dell’aria, l’aggiornamento continuo e costante di linee guida sulla qualità dell’aria da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità e una revisione della legislazione sulla qualità dell’aria esterna.  

Tra le azioni per il clima, poi si è pensato di intervenire sull’attuazione della legislazione recentemente adottata per il periodo dal 2020 al 2030 e sull’impegno a favore di un’economia neutrale dal punto di vista climatico, sulla base della strategia presentata dalla Commissione nel novembre 2018.   

Per la protezione della natura, la Commissione potrebbe proporre una strategia per la biodiversità e una nuova strategia potrebbe anche riflettere gli sviluppi a livello globale nell’ambito della Convenzione sulla diversità biologica.   

L’azione migliore da intraprendere sarebbe quella di tipo radicale e apicale, come la redazione da parte della Commissione di un nuovo programma d’azione ambientale che, una volta adottato dal Parlamento e dal Consiglio, fisserebbe gli obiettivi generali della futura politica ambientale dell’UE.