Usa: smog da incendi aumenta il rischio di suicidio nelle zone rurali
Una nuova ricerca dell’Università di Illinois Urbana-Champaign ha esaminato la relazione tra l’inquinamento atmosferico causato dagli incendi boschivi e il rischio di suicidio nelle popolazioni rurali degli Stati Uniti. Ogni aumento del 10% delle particelle sospese nell’aria nelle contee rurali provoca una crescita mensile dei tassi di suicidio in media dell’1,5%.
28 Settembre 2023, 08:42

Sommario
Che l’inquinamento atmosferico sia legato a rischi per la salute fisica è noto ormai da tempo. Ma solo negli ultimi anni è emerso un ampio corpus di ricerche il quale indica che possa avere effetti avversi anche sulla salute mentale. Una nuova ricerca condotta dall’Università di Illinois Urbana-Champaign ha esaminato la relazione tra l’inquinamento atmosferico causato dagli incendi boschivi e il rischio di suicidio nelle popolazioni rurali degli Stati Uniti, scoprendo che l’esposizione all’inquinamento atmosferico aumenta in modo sproporzionato i suicidi. Secondo David Molitor, professore di finanza presso la Gies College of Business dell’Università dell’Illinois e coautore dello studio, ogni aumento del 10% delle particelle sospese nell’aria nelle contee rurali provoca una crescita mensile dei tassi di suicidio in media dell’1,5%.
La maggior parte della popolazione mondiale è esposta a livelli pericolosi di inquinamento
“L’inquinamento dell’aria è stato a lungo riconosciuto come dannoso per la salute fisica, ma ora ci sono prove che lo collegano a problemi di salute mentale come ansia, depressione e suicidio”, spiega Molitor. “Dato che ci si aspetta che gli incendi boschivi diventino più frequenti e intensi nei prossimi decenni a causa del clima più caldo e secco e dello sviluppo umano continuo nelle aree precedentemente selvagge, è imperativo – continua – che comprendiamo appieno l’impatto dell’inquinamento da fumo degli incendi boschivi. La maggior parte della popolazione mondiale è regolarmente esposta a livelli insalubri di inquinamento dell’aria, e le evidenze emergenti suggeriscono che questa esposizione sia dannosa non solo per la salute fisica, ma anche per quella mentale”. Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, è stato scritto in collaborazione con Jamie T. Mullins dell’Università del Massachusetts, Amherst, e Corey White dell’Università di Monash in Australia e dell’IZA Institute of Labor Economics in Germania.
I tassi di suicidio sono del 36% più alti nelle zone rurali con peggiore qualità dell’aria
Utilizzando dati su tutti i decessi per suicidio, misurazioni satellitari del fumo degli incendi boschivi e concentrazioni di particolato fine nell’aria negli Stati Uniti dal 2007 al 2019, i ricercatori hanno confrontato le fluttuazioni anno su anno nell’esposizione mensile al fumo a livello di contee con i cambiamenti nei tassi di suicidio, analizzando poi gli effetti su aree locali e gruppi demografici. In questo modo hanno scoperto che una peggiore qualità dell’aria porta a tassi di suicidio più elevati, anche se l’effetto emerge solo in determinati gruppi demografici nelle zone rurali.
Secondo lo studio, gli effetti erano concentrati tra gruppi demografici con sia un alto rischio di suicidio di base che un’elevata esposizione all’aria aperta: uomini bianchi rurali in età lavorativa e adulti rurali senza istruzione universitaria. Al contrario, i ricercatori non hanno trovato prove che l’inquinamento da fumo aumenti il rischio di suicidio in alcun gruppo demografico urbano. “In realtà, non rileviamo alcuna relazione tra la qualità dell’aria e il suicidio nelle aree urbane”, sottolinea Molitor. “I tassi di suicidio – aggiunge – erano circa il 36% più alti nelle contee rurali rispetto a quelle urbane durante il nostro periodo di campionamento. Tutti gli effetti sembrano concentrarsi nelle popolazioni rurali”.
Aria Pulita è l’Azione Collettiva nata per tutelare il tuo Diritto alla Salute, offrendoti supporto per chiedere un risarcimento per gli anni in cui hai vissuto in aree inquinate. Scopri come funziona.
I decisori politici non possono ignorare l’effetto dell’inquinamento sulla salute mentale
Secondo i ricercatori, i risultati forniscono importanti informazioni per identificare e proteggere gruppi vulnerabili e per quantificare accuratamente i costi totali dell’inquinamento dell’aria e degli incendi boschivi. “Come abbiamo tutti sperimentato durante l’estate, l’inquinamento dell’aria rappresenta una grave minaccia per la salute e il benessere umani”, sottolinea Molitor. “Da tempo riconosciuto per i suoi impatti sulla salute fisica, le nostre scoperte – continua – suggeriscono anche che l’esposizione all’inquinamento dell’aria danneggia la salute mentale, il che a sua volta porta a una maggiore perdita di vite per suicidio. Nel complesso, è qualcosa che i decisori politici non possono ignorare”. La ricerca riflette anche la continua “crisi nazionale della salute mentale” negli Stati Uniti.
“I tassi di suicidio sono aumentati di circa il 30% negli ultimi due decenni, posizionandolo come la quarta causa principale di anni di vita potenziali persi prima dei 65 anni nel 2020”, specifica il ricercatore. “È troppo diffuso e fortemente diseguale tra i gruppi demografici. È sistematicamente più alto nelle contee rurali rispetto a quelle urbane, e il divario tra i tassi di suicidio urbani e rurali si sta ampliando”, aggiunge. I risultati hanno ampie implicazioni sia per la politica ambientale che per la salute mentale negli Stati Uniti. “Comprendere gli impatti complessivi e differenziati dell’inquinamento dell’aria sulla salute mentale è cruciale per sviluppare strategie efficaci per proteggere gruppi vulnerabili e aumentare la resilienza della popolazione di fronte a una cattiva qualità dell’aria”, conclude Molitor.