La questione della monetizzazione delle ferie non godute è ancora oggi un argomento molto dibattuto, sia per l’ormai cronica carenza di personale nell’area sanitaria che porta i professionisti a dover rinunciare a buona parte dei periodi di riposo per garantire un adeguato servizio all’utenza, con conseguente accumulo di giornate che, di fatto, non vengono fruite, sia per il fatto che questo “monte” ferie perdute non viene neppure riconosciuto a livello retributivo.
In pratica, sono tantissimi i medici che, nel corso delle loro carriere spese alle dipendenze delle strutture pubbliche, giungono in prossimità della cessazione del loro rapporto lavorativo con una mole non indifferente di giorni di ferie di cui non hanno potuto fruire: si va, in genere, dai 50 giorni fino ad arrivare, nei casi più eclatanti, a quasi 400 giorni per taluni dirigenti medici che hanno ricoperto funzioni apicali.
La risposta delle pubbliche amministrazioni alle richieste dei medici
Per la maggioranza di loro la risposta dell’amministrazione, quando si approcciano per richiedere il pagamento dell’indennità delle ferie non godute, è sempre grossomodo la stessa: non è possibile accedere ad alcun tipo di indennità economica in quanto l’art. 5, comma 8, del D.L. n. 95/2012 (convertito nella L. 135/2012) ha stabilito che le ferie sono obbligatoriamente fruite secondo i rispettivi ordinamenti e non danno luogo in nessun caso alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi. Poche, lapidarie parole per affermare che l’impegno e le rinunce fatte per il bene della Sanità pubblica rimangono esclusivamente a carico del sanitario che, durante il corso della sua carriera, avrebbe dovuto tempestivamente fruire dei prescritti periodi di riposo per cui, in definitiva, “mal gliene colga se non l’ha fatto”.
Tutt’al più, con una prassi alquanto discutibile, gli viene fatta la proposta di “azzerare” tutto il periodo di ferie non goduto nel corso degli anni, “consumandolo” interamente prima della cessazione del rapporto di lavoro, senza peraltro informarlo di quale sarebbe il potenziale economico a cui starebbe rinunziando, e come se questa modalità potesse rappresentare una valida alternativa rispetto al fatto che il riposo, proprio per le finalità per cui è stato pensato è da godere anno per anno, e non certo tutto insieme a fine carriera.
Le vittorie di Consulcesi
Sempre più numerosi sono i medici dirigenti che, anche rivestendo ruoli di responsabilità di struttura, hanno deciso di unirsi alla battaglia che dal 2017 il Gruppo Consulcesi sta portando avanti per far valere, secondo il più ampio respiro europeo, i diritti di coloro che, per anni, hanno sacrificato le loro ferie per sostenere la Sanità italiana e che, davanti all’atteggiamento di chiusura delle loro ex aziende, sono riusciti ad ottenere in tempi brevi sentenze ampiamente favorevoli, con conseguente riconoscimento di ottimi riscontri economici. Grazie ai successi ottenuti nelle cause patrocinate dai legali del network di Consulcesi (tra le tante, si segnala Tribunale di Roma, Chiesti, Macerata ecc…), i nostri clienti hanno già ricevuto indennizzi che vanno dai 20 mila agli oltre 55 mila euro per ciascuna posizione, con l’ulteriore rimborso delle spese di lite sostenute per la difesa.
Il servizio dedicato ai clienti Club
Per tutti i nostri clienti Club che abbiamo stipulato un contratto di lavoro con il S.S.N. e che risulti, attualmente, cessato con un residuo di ferie non godute nel corso del rapporto, viene quindi offerta gratuitamente una dettagliata consulenza legale, con valutazione dei presupposti per la presentazione della domanda di monetizzazione e relativa quantificazione economica del credito potenzialmente reclamabile.