Una situazione che sprofonda sempre più nel baratro e che conduce i professionisti – ormai punto di riferimento per la collettività - a rivedere la loro posizione.
È quello che sta succedendo ai farmacisti che, nell’immaginario collettivo svolgono una professione prestigiosa con la giusta retribuzione e l’adeguato trattamento che meritano. Purtroppo, però, la realtà è tutt’altra e il rinnovo dei contratti dei farmacisti che si avvicina rimarca sempre più una crisi occupazionale in atto che non permette a questi professionisti sanitari essere trattati in base al valore inestimabile che hanno rappresentato, e rappresentano, sia per la cittadinanza che per il nostro SSN.
Farmacisti insoddisfatti, ecco perché
Proprio per l’importanza assunta negli ultimi mesi, il settore farmaceutico avrebbe bisogno di una nuova governance che possa valorizzare i professionisti. Ma cosa porta i farmacisti ad essere dei professionisti insoddisfatti? Le risposte sono molteplici, ma possono essere individuate in poche righe. La prima cosa che i farmacisti lamentano è la retribuzione che per i più risulta essere inadeguata. Ne segue, poi l’organizzazione del lavoro e quindi i turni massacranti e poco consoni a un normale lavoratore. Secondo l’ultimo sondaggio effettuato da Pharmacy Scanner, in Italia ci è un evidente problema di personale. La carenza di farmacisti in Italia e all’estero è davvero notevole e non manca la fatica sa parte delle farmacie di trovare nuovi collaboratori, in grado di supportare in maniera efficiente il carico di lavoro che aumenta sempre più. Un dato, questo, che sembra essere stato più volte menzionato per la filiera farmaceutica e non con riferimento alla categoria. Alla carente retribuzione e alla disorganizzazione del lavoro, inoltre, la survey ha evidenziato altri tipi di criticità, quali: le poche prospettive di carriera e di sviluppo professionale, la poca o scarsa formazione offerta dal datore di lavoro ai farmacisti collaboratori, la mancanza di parte variabile economica al raggiungimento degli obiettivi in farmacia e ancora il numero esiguo di laureati in farmacia, l’impossibilità e difficolta notevole a conciliare la vita privata con la vita lavorativa in farmacia, la mancanza di filosofia di welfare aziendale, il mancato riconoscimento del ruolo sanitario del farmacista e la debole rappresentanza dei farmacisti nei tavoli di concertazione. I rimedi riguardano la delineazione di una nuova governance che presti ascolto alla categoria e che metta in atto soluzioni concrete per poter invertire la rotta. Secondo i titolari delle farmacie, ad esempio, la soluzione consisterebbe in quattro passaggi obbligati:- Il taglio del cuneo fiscale per poter aumentare gli stipendi e risolvere, quindi, la questione relativa alla retribuzione
- Il SSN dovrebbe pensare alla formazione manageriale per i titolari delle farmacie, così da consentirne meglio la gestione e l’inserimento di obiettivi misurabili
- Migliore retribuzione da parte del SSN per l’aumento degli stipendi
- Maggiore coinvolgimento dello staff nella gestione della farmacia, con conseguente condivisione del rischio imprenditoriale