Violenza sugli operatori sanitari: è il momento di sensibilizzare anche i pazienti
18/06/2018
L’escalation di questi ultimi tempi relativa ad aggressioni ed episodi di violenza (sia essa verbale o fisica) nei confronti degli operatori sanitari ha imposto ad istituzioni politiche e di rappresentanza la necessità di trovare una risposta quanto più immediata possibile per tentare almeno di arginare questo tipo di fenomeno.
Una soluzione che di certo non elimina alla radice il problema, ma quanto meno dà a medici e infermieri delle “armi” in più per difendersi è, senza dubbio, la formazione.
Un professionista che ha seguito corsi specifici può sviluppare capacità più adatte, rispetto ai colleghi che non lo hanno fatto, a prevenire questo tipo di episodi o a riuscire ad affrontarli al meglio, riuscendo insomma ad evitare che qualcuno si faccia male.
Tra i primi a proporre agli operatori sanitari questo tipo di soluzione, il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione ha lanciato il corso di Formazione a Distanza dal titolo “Rischio aggressione nel luogo di lavoro”. Negli ultimi mesi non sono mancati convegni, interviste e corsi di formazione volti proprio a far capire ai professionisti più esposti a questo tipo di problematica l’importanza di non farsi trovare, nell’eventualità, completamente impreparati.
Corsi di formazione di questo tipo sono stati sviluppati anche dalla FNOMCeO (la Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri), dall’OMCeO di Udine e da quello di Roma (solo per citarne alcuni). In particolare, di recente proprio nella Capitale ha avuto luogo un corso ECM dal titolo eloquente “No alla violenza contro medici e operatori sanitari”.
Da questo incontro, che ha visto anche la testimonianza di Serafina Strano, la dottoressa del presidio di Trecastagni (Catania) vittima di stupro lo scorso settembre, sono emerse delle proposte in particolare riguardo al tema delle aggressioni agli operatori: «Chiediamo che le aziende sanitarie lavorino a fianco dei professionisti che denunciano e si facciano parte attiva e vigile monitorando a sei mesi tutte le situazioni di rischio di cui è a conoscenza, che vanno dalle postazioni di continuità assistenziale ai presidi di Pronto soccorso». Così ha parlato Cristina Patrizi, Consigliere dell’OMCeO Roma e coordinatrice del corso, ai giornalisti di Sanità Informazione.
Ma di fianco alla formazione del personale sanitario, molto si deve fare anche dal lato dei pazienti. Secondo il Presidente dell’OMCeO Roma, Antonio Magi, è infatti opportuno «realizzare una campagna informativa rivolta ai cittadini per un’educazione “culturale” del paziente. In una struttura sanitaria pubblica ci sono medici a nostra disposizione, è vero, ma a cui va portato il rispetto che meritano».