Attività intramoenia: gli aspetti fiscali da conoscere

L'attività intramoenia permette ai professionisti sanitari di erogare prestazioni private all'interno di strutture pubbliche. Tuttavia, richiede una gestione attenta degli aspetti fiscali e contributivi, per rispettare le normative ed evitare sanzioni. Scopri quali sono.

Sommario

  1. Prestazioni intramoenia, il quadro normativo e la natura del reddito
  2. Regime IVA in caso di prestazioni intramoenia
  3. Ritenuta d'acconto e acconti Irpef
  4. Contributi previdenziali
  5. Spese deducibili e detraibili
  6. Monitoraggio fiscale e compliance
  7. Conclusione

L’attività intramoenia rappresenta una possibilità per i professionisti sanitari di svolgere prestazioni a pagamento all'interno delle strutture pubbliche, utilizzando le risorse dell'ente e, al contempo, operando in un regime privatistico. Questo modello, disciplinato in Italia dalla legge n. 412/1991 e successivamente regolamentato dalla legge n. 833/1978 e dal decreto legislativo n. 229/1999, consente ai medici e agli altri operatori sanitari di integrare il proprio reddito senza lasciare il rapporto di lavoro con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Oltre agli aspetti organizzativi e burocratici legati a tale attività, un aspetto cruciale per i professionisti è rappresentato dal regime fiscale applicabile. Conoscere le norme che regolano la tassazione e le implicazioni fiscali è fondamentale per una gestione corretta delle proprie attività intramoenia.

Prestazioni intramoenia, il quadro normativo e la natura del reddito

Le prestazioni intramoenia, svolte da professionisti sanitari dipendenti del SSN, generano reddito da lavoro dipendente. Tale reddito è soggetto alle stesse regole fiscali del rapporto di lavoro principale, con alcune peculiarità legate alla natura delle prestazioni erogate.

Ai sensi dell’art. 50 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), le somme percepite a titolo di compenso per attività intramoenia devono essere considerate come redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente. Ciò significa che il reddito derivante da tali prestazioni viene sommato al reddito complessivo del contribuente e tassato secondo il regime ordinario Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche).

La struttura sanitaria, pubblica o privata accreditata, funge da sostituto d’imposta, con l’obbligo di effettuare le ritenute fiscali sulle somme erogate al professionista. Tuttavia, è importante chiarire che, pur essendo il datore di lavoro a operare la trattenuta, la responsabilità ultima del corretto adempimento fiscale ricade sul singolo professionista, il quale è tenuto a dichiarare correttamente i redditi percepiti nel modello 730 o nel modello Redditi Persone Fisiche.

Regime IVA in caso di prestazioni intramoenia

Un altro aspetto rilevante riguarda l'applicazione dell'IVA (Imposta sul Valore Aggiunto). Le prestazioni intramoenia sono considerate esenti da IVA, in conformità all’art. 10, n. 18 del DPR n. 633/1972, che prevede l’esenzione per le prestazioni sanitarie effettuate nell’esercizio delle professioni mediche e paramediche.

Pertanto, i compensi percepiti nell’ambito delle attività intramoenia non sono soggetti all’IVA, rendendo più semplice la gestione amministrativa e contabile per il professionista. Tuttavia, rimane l’obbligo di emettere la fattura o la ricevuta fiscale per ogni prestazione erogata, indicando chiaramente che si tratta di un'operazione esente da IVA.

Ritenuta d'acconto e acconti Irpef

Nell'ambito dell’attività intramoenia, la struttura sanitaria trattiene una parte del compenso del professionista a titolo di ritenuta d’acconto, che viene poi versata all'erario. Tale ritenuta è pari al 20% del compenso lordo. Questo sistema consente di anticipare una parte delle imposte dovute, evitando che il professionista si trovi a dover sostenere l'intero carico fiscale alla fine dell'anno.

A ciò si aggiunge l’obbligo per il professionista di versare gli acconti Irpef, calcolati sulla base del reddito dell’anno precedente. L’importo degli acconti è pari al 100% dellIrpef dovuta nellanno precedente, suddiviso in due rate: il 40% entro il 30 giugno e il 60% entro il 30 novembre. Questo meccanismo è volto a distribuire il peso fiscale lungo l'anno e a evitare situazioni di sovraccarico tributario al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi.

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Contributi previdenziali

Un ulteriore aspetto di notevole importanza è rappresentato dagli obblighi contributivi legati all'attività intramoenia. Per i professionisti sanitari dipendenti del SSN, i compensi percepiti a titolo di intramoenia concorrono alla base imponibile ai fini previdenziali, e sono quindi soggetti al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali.

Nel caso dei medici e degli operatori sanitari iscritti alla gestione separata Inps, i contributi vengono trattenuti direttamente dalla struttura sanitaria che opera come sostituto d’imposta. È opportuno sottolineare che la contribuzione dovuta su tali compensi non segue necessariamente le stesse aliquote del rapporto di lavoro principale, pertanto è consigliabile che i professionisti verifichino attentamente con il proprio consulente previdenziale le aliquote e le modalità di versamento.

Spese deducibili e detraibili

I professionisti sanitari che svolgono attività intramoenia possono beneficiare di alcune deduzioni e detrazioni fiscali, legate in particolare alle spese sostenute per l’esercizio della professione.

Le spese deducibili comprendono i costi direttamente legati all’attività, come ad esempio l’acquisto di materiali sanitari, strumenti professionali, oppure eventuali polizze assicurative per la responsabilità professionale. Tali spese possono essere dedotte dal reddito complessivo, riducendo la base imponibile su cui viene calcolata l'Irpef.

Tra le spese detraibili, invece, rientrano le spese sanitarie sostenute per sé e per i propri familiari a carico, che possono essere detratte dall'imposta lorda nella misura del 19%, a condizione che superino la franchigia di 129,11 euro.

Monitoraggio fiscale e compliance

Un ultimo, ma non meno importante, aspetto da considerare riguarda l’obbligo di monitoraggio fiscale e la compliance. È fondamentale che i professionisti sanitari che svolgono attività intramoenia tengano una contabilità accurata delle entrate e delle spese correlate, in modo da poter presentare una dichiarazione dei redditi corretta e completa.

In particolare, è necessario prestare attenzione ai documenti giustificativi delle spese, alle fatture emesse e alle ricevute fiscali, per evitare errori o omissioni che potrebbero comportare sanzioni amministrative. Un errore frequente, ad esempio, è quello di non dichiarare correttamente i compensi intramoenia percepiti o di non versare correttamente gli acconti Irpef.

In caso di controlli fiscali, l’Agenzia delle Entrate può richiedere al professionista di fornire prova delle somme percepite e delle imposte già versate. Pertanto, mantenere una documentazione organizzata e dettagliata è essenziale per evitare contenziosi.

 

Conclusione

L’attività intramoenia rappresenta un’opportunità importante per i professionisti sanitari di ampliare il proprio reddito, ma richiede una profonda conoscenza degli obblighi fiscali e contributivi. Oltre a garantire il rispetto delle norme tributarie, una corretta gestione fiscale consente di evitare sanzioni e di ottimizzare il carico fiscale complessivo. È consigliabile che ogni professionista si avvalga del supporto di un consulente fiscale per gestire al meglio gli adempimenti previsti dalla legge, mantenendo sempre elevati standard di compliance e trasparenza.

Di: Marco Ginanneschi, commercialista-revisore legale e fondatore di Sercam Advisory

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