Abbiamo provato a rispondere al quesito dopo che i giornali hanno riportato due notizie riguardanti la professione del farmacista. La prima parla della mancanza di prospettiva dei farmacisti che risultano essere sempre meno (si parla addirittura di 30 farmacisti in meno negli ultimi quattro anni a Padova), la seconda di un concorso appena bandito per ben 10 farmacisti in Emilia-Romagna, nelle zone dell’alluvione. A queste notizie, si aggiunge l’aumento dei casi Covid-19 e il ritorno del farmacista come professionista di riferimento. Ma cosa sta succedendo effettivamente?
L’evoluzione della professione Farmacista
La pandemia ha messo a dura prova la vita del farmacista, facendo emergere però la potenzialità di una professione preziosa per tutti. Da corollario, questo professionista sanitario è divenuto il protagonista della vita quotidiana di famiglie, anziani, bambini, il braccio destro dei medici di famiglia e la guida sicura a cui chiedere consiglio.
Non è solo questo aspetto che è venuto fuori. Oltre alle competenze specifiche del farmacista, chi esercita questa professione si è trovato a reinventarsi manager e ad acquisire competenze tecniche, umane e concettuali che hanno decisamente modificato l’immaginario comune dei farmacisti, modificando in maniera inesorabile questo tipo di professione.
Il senso degli affari, l’analisi finanziaria, lo studio del business model diversity devono oggi accompagnare la fiducia, la proattività, la gestione del personale, la customer care, senza mai tralasciare le qualità base del farmacista: le operazioni farmaceutiche, la gestione dell’inventario, la gestione aziendale generale.
Il ruolo dirigenziale del farmacista di comunità
Si è aperta quindi la possibilità di pensare al farmacista in tal senso e in quest’ottica è stato importante riflettere su come aiutare questo professionista sanitario. Tra il 2021 e il 2023 diverse indagini portate avanti da diversi studi hanno permesso di intervistare i farmacisti e scoprire che il farmacista di comunità ha dovuto assumere un ruolo manageriale. Questo è stato percepito dai farmacisti che hanno dichiarato di dover assumere nei panni del loro ruolo anche quello di comunicatore e leader. Ecco, allora, subito emergere le problematiche.
Da dove nasce la difficoltà del farmacista manager?
Sicuramente il corso di studi per diventare farmacista, pur offrendo una formazione che si occupa di conti economici e finanza, non si sofferma adeguatamente sulla gestione aziendale e come molti altri corsi di laurea probabilmente è una palestra asettica, dalla quale non puoi uscire “pronto per il lavoro” ma devi soffermarti su workshop, corsi avanzati e specializzazioni che possano servire per poter attuare al meglio la professione di farmacista.
A tutto questo, si aggiungono poi i problemi “collaterali” ovvero quelli relativi alla professione ma non propriamente derivanti da essi. Un esempio è quello relativo all’ultima pronuncia del Consiglio di Stato sulle farmacie.
Ultima pronuncia che riguarda le farmacie
Il Consiglio di Stato, lo scorso aprile 2023 con la sentenza 3665 ha statuito che:
“Il criterio dei 3.300 abitanti è stato fissato dalla L. n. 27/2012 per individuare il numero di farmacie che possono essere aperte in un Comune, ma la collocazione delle nuove farmacie è una scelta discrezionale del Comune, che deve individuare la zona tenendo conto di un'equilibrata presenza dei presidi farmaceutici sul territorio e nel rispetto della distanza minima di mt. 200; questo non significa che ogni zona debba avere una popolazione di 3.300 abitanti; tuttavia, pur non essendo più prevista la pianta organica, il Comune ha comunque la necessità di perimetrare le zone per offrire un servizio ben distribuito, con la conseguenza che il farmacista ha l'obbligo di reperire la sede della farmacia all'interno del perimetro individuato. Pertanto, nel caso di specie, è legittima la scelta del Comune di modificare la zona di riferimento per consentire finalmente l'apertura di una farmacia che era esistita solo sulla carta per dieci anni, vista la difficoltà di trovare un'idonea sede per aprire la farmacia accertata anche dalla ASL. Inoltre, non trattandosi di apertura di nuova sede, non erano necessari i pareri della ASL e dell'Ordine dei farmacisti. L'art. 11 del D.L. n. 1/2012, conv. nella L. n. 27/2012, richiede infatti l'adozione dei pareri della ASL e dell'Ordine dei farmacisti competenti in caso di istituzione di una nuova sede farmaceutica, ma non si riferisce alle mere variazioni del perimetro di una sede già istituita”.
Tutto questo per sottolineare come il farmacista possa trovarsi in mezzo anche a difficoltà burocratiche o logistiche o di altro tipo e che l’evoluzione di questa professione implica un certo grado di intraprendenza nel circondarsi dei tecnici giusti e nell’essere sempre pronti a uscire fuori dagli schemi e dotarsi di tutti quegli strumenti che lo rendono una persona multitasking e un professionista pronto a qualsiasi tipo di sfida.