Da fine giugno verrà introdotto l’obbligo di pagamento tramite POS anche negli studi professionali che dovranno, quindi, accettare pagamenti con moneta elettronica (carta di credito e di debito) per non incorrere in sanzioni.
La novità è stata introdotta dal decreto legge 36/2022, il “Decreto PNRR 2” ed è stata anticipata al 30 giugno di quest’anno anziché al 1° gennaio 2023. Chi non si adegua e non accetta i pagamenti tramite carta di debito, dovrà pagare una sanzione pari a 30 euro, aumentata del 4% del valore della transazione rifiutata.
Per tutto il 2022, però, sarà possibile ottenere un credito di imposta fino a 320 euro se i dispositivi per i pagamenti elettronici consentono la memorizzazione e la trasmissione telematica dei dati. In questo caso, le percentuali variano dal 100% della spesa per chi dichiara ricavi inferiori ai 200.000 euro e, seguendo il precedente schema, si cala al 70% (sino a un milione) e poi al 40% (sino a 5 milioni di euro).
Unico modo per sfuggire alla sanzione sono “i casi di impossibilità tecnica” a ricevere pagamenti tramite POS, come effettivi problemi di connessione e/o malfunzionamenti tecnici dell’apparecchio. L’accertamento avverrà a cura degli ufficiali e degli agenti di polizia giudiziaria e di tutti gli “organi addetti al controllo sull’osservanza delle disposizioni” e si procederà su denuncia del cliente.
La norma, datata 2012 e applicata fino ad oggi soltanto agli esercizi commerciali, in origine parlava solo di carte di debito e non prevedeva alcuna sanzione. La legge di Stabilità 2016 ha poi inserito il riferimento anche alle carte di credito. Con il decreto Pnrr 2 sono state aggiunte le carte prepagate. La norma non prende in esame il pagamento tramite App e nemmeno quello tramite bonifico, eppure gli obblighi sono estesi “a ulteriori strumenti di pagamento elettronici anche con tecnologie mobili”.
Chi svolge attività professionali – inclusi avvocati, infermieri, psicologi, terapisti e idraulici, per citarne solo alcuni – rientrano tra i soggetti destinatari della normativa. Tra questi non può mancare, ovviamente, il medico.
L’obiettivo dello Stato è la lotta all’evasione fiscale, attraverso una sempre più tracciabilità delle transazioni, tramite l’uso di strumenti di pagamento tracciabili. Ma non vanno trascurati i vantaggi per esercenti e professionisti, molti dei quali potranno cogliere l’occasione per avviare un percorso di trasformazione digitale. Poter disporre di un POS, infatti, semplifica la gestione della contabilità, offrendo strumenti per tenere sotto controllo rapidamente e semplicemente la situazione contabile. Non bisogna poi dimenticare che anche gestire il contante ha un costo e molti rischi associati, a partire dal tempo che è necessario impiegare per gestirlo, per finire con furti e rapine. L’importo minimo da accettare è pari a 30 euro.
Una rivoluzione per i professionisti italiani
Per i professionisti italiani si tratta di una vera e propria rivoluzione. La novità più importante riguarda la detraibilità dalla dichiarazione dei redditi delle spese mediche. Tuttavia, esercenti e professionisti sono critici contro l’obbligo di POS e adducono come motivazioni i costi, sia per dotarsi del dispositivo per il pagamento, sia per le percentuali trattenute sulle transazioni. Non tutti i POS hanno gli stessi costi e, in alcuni casi, è vero che in passato sotto una certa soglia il costo dell’operazione poteva essere superiore al ricavo, in particolare per le spese molto contenute. Sotto questo profilo, il problema è stato risolto a monte e da gennaio 2021 sono state eliminate le commissioni per le transazioni inferiori ai 5 euro.
Inoltre, il Governo è intervenuto anche sotto il profilo dei costi di aggiornamento delle apparecchiature, oltre che delle commissioni, andando incontro a chi si deve adeguare. È previsto un credito di imposta del 30% sulle commissioni per i pagamenti via POS e app. e sono stati stanziati fondi anche per supportare l’acquisto e il noleggio di dispositivi per i pagamenti elettronici. Chi acquista un POS entro il 30 giugno potrà godere di un credito di imposta di massimo 160 euro, che andrà a coprire il 70% delle spese per il convenzionamento e per il collegamento tecnico tra il POS e il registratore di cassa. Questo però solo per gli attori che dichiarano ricavi inferiori ai 200.000 euro annui. La percentuale si riduce al 40% (restando il tetto massimo di 160 euro) per chi ha ricavi sotto il milione di euro e al 10% per chi ha ricavi fra 1 e 5 milioni.
Niente di complicato, l’importante è essere preparati
Come ogni novità potrebbe portare scompiglio, sgomento e polemica. Tuttavia “dura lex, sed lex” ed è necessario adeguarsi. Gli strumenti per farlo non mancano, l’importante è avere piena consapevolezza e contezza della norma e di tutto quello che si può e non può fare. Per i professionisti sanitari può essere davvero un’impresa rimanere aggiornato su ogni manovra fiscale governativa in un periodo come questo che stiamo vivendo. Per questo, ci poniamo come ‘facilitatori’ e strumenti utili per chi ne faccia richiesta, accordandoci la sua fiducia.