Uno dei traumi più grandi che possono colpire una famiglia è la separazione, improvvisa o meno, dei due coniugi. Oltre ad essere un forte peso per i singoli, è uno dei primi stress traumatici che colpiscono i bambini, specialmente in tenera età. La separazione dei genitori può avere conseguenze che non si limitano alla reazione immediata o nei mesi subito successivi, ma che possono ripercuotersi per tutta la vita. Proprio per questo è fondamentale per i genitori gestire correttamente la separazione con i figli e, se necessario, farlo con l’aiuto di un professionista.
Parla proprio di questo, all’interno del vasto catalogo FAD di Consulcesi, si analizza nel corso “Famiglia: il ruolo dell’educazione e le conseguenze psicologiche del divorzio” (4.5 ECM), associato al film-formazione “La condizione di Sofia”.
Punti di forza e criticità nei moderni approcci verso i figli
Nella prima parte, il corso prende in esame l’evoluzione dei sistemi familiari da un punto di vista sociologico e psicologico. Si focalizza sulle attuali strutture familiari: famiglie allargate, famiglie ricomposte, famiglie monogenitoriali. L’obiettivo è tracciare il cambiamento del concetto di famiglia in relazione ai mutamenti delle modalità educative, individuando nei moderni approcci verso i figli punti di forza ma anche eventuali criticità. Nella seconda parte si analizzano i modelli parentali e gli stili educativi, con specifico riferimento all’educazione, all’affettività e alla sessualità, infine, si tratta il rapporto scuola-famiglia e l'influenza delle istituzioni sociali sul sano sviluppo delle nuove generazioni.
Il fine del corso è formare gli psicologi nell’interpretazione dell’evoluzione dei modelli familiari e dei rispettivi stili educativi, in riferimento ai cambiamenti del contesto sociale. E acquisire competenze teoriche sul divorzio con conseguenze psicologiche sui figli, in particolare in relazione al mobbing parentale ed alla sindrome da alienazione parentale.
Separarsi con bambini piccoli. Meglio aspettare?
La separazione è un fatto complesso per ogni coppia ma il tema diventa ancora più delicato e difficile se ci sono figli, soprattutto piccoli. Sempre, in questi casi, le coppie di genitori si pongono tante domande. La separazione è sicuramente un evento complicato da comprendere per i figli, ma se viene affrontata bene non deve essere per forza traumatico.
Spesso madri e padri che vivono una situazione di coppia non sana pensano che separarsi non sia una buona idea. Sono convinti che sia meglio restare a vivere tutti sotto lo stesso tetto finché il bambino non cresca e possa capire meglio la situazione.
Ma in realtà è una sorta di giustificazione perché si ha paura del grande cambiamento, non si accetta il fallimento del rapporto di coppia, si teme il giudizio della famiglia.
I figli, infatti, non saranno mai grandi abbastanza per capire la separazione dei genitori, sarà sempre un evento difficile da accettare. Ma, se il rapporto con il papà/mamma è diventato insostenibile e l’ambiente familiare non è sereno, rimanere nella stessa casa è davvero la soluzione migliore? Vivere insieme litigando ogni giorno davanti a loro senza garantire tranquillità e calore affettivo nell’ambiente domestico, non significa fare il bene dei figli
Il film-formazione “La condizione di Sofia”
Sofia è una bambina piccola che soffre per i problemi di coppia dei suoi genitori. Vive in un ambiente familiare teso con urla e liti continue che sente dispiaciuta dalla sua cameretta, ripetendosi ogni volta che presto finiranno e che mamma e papà faranno la pace.
I bambini, infatti, anche sotto l’anno di età, percepiscono la tensione emotiva che caratterizza il loro habitat. Sentono l’ansia, la tristezza e la distanza affettiva dei genitori a modo loro. Le dimostrano faticando ad addormentarsi, piangendo o essendo irrequieti.
I comportamenti che vediamo nel film sono dannosi per il bambino. Sofia li vede urlare, spintonarsi, rinfacciarsi i problemi, giudicarsi negativamente.
L’Ideale, invece, sarebbe spiegare la situazione al bambino insieme ma se questo non è possibile ogni genitore può farlo a modo suo, l’importante è che eviti di dare la colpa all’altro e/o di fare la vittima, proprio come accade nel docufilm. Anche se il coniuge ha avuto delle mancanze o si è comportato male, attaccarlo di fronte al bambino proprio come fa la mamma con il papà significa far soffrire il bambino che comunque lo ama.
Separarsi senza danneggiare i bambini. Comunicare il divorzio ai figli piccoli
Se i genitori decidono di separarsi hanno il dovere di comunicarlo ai figli, a qualunque età. Hanno diritto e bisogno di ricevere una spiegazione, chiaramente con discorsi opportuni e adatti alle loro capacità di comprensione.
Il dialogo con i bambini molto piccoli, affrontato con tono gentile ed affettuoso trasmette calore, contenimento e cura. E allo stesso tempo è calmante anche per il genitore stesso, lo aiuta a raggiungere lo stato emotivo più opportuno per sostenerlo. È vero che sotto l’anno di età non sono in grado di capire il significato delle parole, ma è sempre importante che i genitori si rivolgano a loro con calma e dolcezza, e senza alzare la voce.
Come comunicare il divorzio ai bambini più grandi: la sincerità
Come comunicare il divorzio ai bambini più grandi: la sincerità
Con i bambini più grandi, che vanno a scuola, bisogna fare molta attenzione. Sofia vede arrivare l’avvocato in casa per il divorzio quando il papà è all’oscuro di tutto e si fa un sacco di domande. “Da chi mi manderanno? Devo scegliere? Sarà colpa mia?”. E non trovando risposte in casa, “conosce” il divorzio, in modo distorto, tramite la sua compagna di classe. I bambini grandicelli, infatti, cercando una spiegazione nella separazione tendono a pensare di essere loro la causa, la ragione dell’allontanamento tra i genitori.
Chiedono se sono stati “cattivi” o disobbedienti e li spaventa moltissimo il fatto di perdere uno di loro e non ricevere più affetto e amore.
Ai bambini che possono capire le parole, è utile spiegare in modo molto semplice cosa succederà alla famiglia, a livello pratico.
Due i punti essenziali da ricordare al bambino:
- Anche se non sono più una coppia, mamma e papà saranno sempre i suoi genitori. Ci saranno sempre per lui/lei e gli vorranno sempre bene;
- Se il papà o la mamma va via di casa non è, mai, colpa sua.
Divorzio e figli: come aiutare i bambini ad accettare il cambiamento. I segnali da non sottovalutare
Durante una separazione tra genitori il bambino piange e fa i capricci quando un genitore se ne va, ma solo perché teme l’abbandono, pensa di non rivederlo più. Può diventare più aggressivo, irrequieto, dormire male, mangiare più o meno, “tornare indietro” con alcuni traguardi che aveva raggiunto. Con questi comportamenti sta manifestando un disagio, percepisce tensione e insicurezza, gli manca l’uno o l’altro.
È importante osservare come gioca, se di notte si risveglia o fa incubi, e i disegni che fa. A volte è normale che siano aggressivi mentre giocano, che rompano giocattoli o che disegnino creature orrende e mostruose. Ma se iniziano a farlo sempre, in concomitanza con la separazione tra i genitori e tutto è accompagnato da emozioni negative, meglio parlarne con uno psicologo. Chiedere un aiuto subito, infatti, può essere efficace ed evitare interventi più lunghi successivamente.
È bene osservare le reazioni di disagio da parte sua e non sottovalutare i problemi. Ma se la separazione è gestita con prudenza, collaborazione e buonsenso i bambini avranno uno sviluppo sereno e regolare, anche con due genitori separati.