Il biologo ricopre, com’è noto ai più, un ruolo fondamentale all’interno del nostro SSN. Anche se lavora silenziosamente, può essere consulente ed esperto in sicurezza e assumere ruoli di responsabilità riguardanti la tutela della salute dei lavoratori. Comprensione dei dati e abilità tecniche fondamentali, ma non previste nei percorsi di studi, possono appartenere ad una figura professionale così specifica come questa. A loro riguardo, però, non è soltanto difficile interpretare le norme, ma anche individuarle.
Il difficile inquadramento della professione dei biologi
Nonostante l’importanza assunta da questo professionista sanitario, in verità, la difficoltà è quella di attribuire il giusto valore e il corretto inquadramento all’interno di un sistema che lo vede protagonista, insieme a molteplici operatori sanitari. Il biologo, tra l’altro, ha molte aree di specializzazione e, tramite il proprio svolgimento di funzioni, va ad abbracciare gran parte delle aree professionali in sanità.
Perché, dunque, il professionista che intesse le trame di molte importanti ricerche e innovazioni, dovrebbe continuare a stare dietro le quinte in attesa che qualcuno noti il suo certosino, continuo, lavoro di precisione e sapienza?
A riportare l’attenzione sul tema di recente è stato il senatore Vincenzo D’Anna, eletto presidente nello scorso marzo 2023 della neonata Federazione degli Ordini regionali dei Biologi (FNOB). A proposito del decreto sulla Pubblica Amministrazione bis ha diramato una nota, in cui ha chiaramente incitato a non fare alcuna distinzione.
“Modificando la legge Lorenzin, tale disciplina stabilisce che, fino al 31 dicembre 2025, l’aver maturato, sei mesi prima della scadenza del bando, almeno tre anni di servizio anche non continuativo, con contratti a tempo determinato o indeterminato, con esercizio di funzioni proprie della professione sanitaria di Chimico presso le Agenzie per la protezione dell’ambiente (Arpa) o presso le strutture del Servizio sanitario nazionale, possa valere come requisito d’accesso in alternativa alla specializzazione nella disciplina oggetto del concorso – dichiara D’Anna che poi aggiunge la stoccata: “perché quanto previsto per i Chimici non viene esteso anche ai Biologi ed a tutti quanti gli altri professionisti sanitari che operano nelle Arpa?”.
Da qui l’appello rivolto al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ed a quello della Salute, Orazio Schillaci, “affinché si ponga fine a tale forma di distinzione che non ha alcuna ragion d’essere, né giuridica, né politica, né a livello di competenze, nell’ambito della stessa categoria di professionisti sanitari” - conclude D’Anna.
Ma andiamo per gradi.
Qual è il fulcro della questione?
Se il detto sui “figli e figliastri” non è chiaro, ci pensa il Presidente FNOB a ribadirlo, in merito all’apertura dei concorsi riservata alla categoria Chimici. Motivo del contendere, dunque, è l’esame, alla Camera dei Deputati, del Decreto Pubblica Amministrazione bis al cui interno - tra le tante altre misure di interesse sanitario - spicca la disciplina transitoria che riguarda i requisiti di accesso ai concorsi per la dirigenza chimica. Ebbene tale disciplina, modifica la legge Lorenzin e stabilisce che, fino al 31 dicembre 2025, l’aver maturato, sei mesi prima della scadenza del bando, almeno tre anni di servizio anche non continuativo con contratti a tempo determinato o indeterminato e con esercizio di funzioni proprie della professione sanitaria di Chimico presso le ARPA o presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale (AT/ASST), possa valere come requisito d’accesso in alternativa alla specializzazione nella disciplina oggetto del concorso.
Il quesito che pone il Presidente nazionale è quindi diretto: “Perché i Chimici sì e i Biologi no?”
Il monito è che quello che vale per i Chimici, valga per tutti, biologi compresi!
Il comunicato stampa diramato dalla FNOB risale ai primi di agosto e, ad oggi, pare non esserci alcuna novità in merito.
Che cos’è l’ARPA?
L'ARPA è l'acronimo di "Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale" o "Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente". Si tratta di un ente pubblico, di solito a livello regionale o provinciale, che ha il compito di monitorare, tutelare e gestire l'ambiente e le risorse naturali in una determinata area geografica. Le ARPA sono presenti in molte nazioni, ma spesso vengono chiamate in modi diversi a seconda del paese o della regione.
Le principali funzioni e responsabilità delle ARPA includono:
- Monitoraggio Ambientale: le ARPA raccolgono dati e informazioni sull'ambiente, come la qualità dell'aria, dell'acqua, del suolo e la biodiversità. Questo monitoraggio è essenziale per valutare lo stato dell'ambiente e identificare eventuali problemi o inquinamenti.
- Valutazione e Gestione dei Rischi Ambientali: le ARPA valutano i rischi ambientali, inclusi quelli legati all'inquinamento industriale, chimico o naturale. Contribuiscono a identificare e affrontare potenziali minacce per la salute pubblica e l'ambiente.
- Controllo della Qualità dell'Ambiente: le ARPA lavorano per garantire che le leggi ambientali e le normative vengano rispettate da individui, imprese e istituzioni. Possono effettuare ispezioni e applicare sanzioni in caso di violazioni.
- Sorveglianza Sanitaria: in alcuni casi, le ARPA sono coinvolte nella sorveglianza della salute pubblica, in particolare quando si tratta di questioni ambientali legate a malattie o contaminanti.
- Educazione e Sensibilizzazione Ambientale: le ARPA possono promuovere l'educazione e la sensibilizzazione ambientale attraverso programmi educativi, informazioni pubbliche e sensibilizzazione su temi ambientali.
- Consulenza Tecnica: forniscono consulenza tecnica e scientifica alle autorità locali, regionali e nazionali su questioni ambientali.
Le ARPA svolgono un ruolo cruciale nella tutela dell'ambiente e nella promozione della sostenibilità. Il loro lavoro contribuisce a garantire che le risorse naturali siano gestite in modo sostenibile e che l'ambiente sia protetto per le generazioni future.
Quali professionisti lavorano nelle ARPA?
L’ARPA impiega una varietà di professionisti qualificati e specialisti in diverse discipline per svolgere le loro funzioni di monitoraggio, protezione e gestione dell'ambiente. Tra i professionisti che possiamo annoverare, rientrano: biologi ambientali, chimici ambientali, geologi, ingegneri ambientali, tecnici di monitoraggio, esperti in informatica e tecnologia, esperti in normativa ambientale e in gestione dei rischi ambientali, comunicatori ambientali ed educativi, epidemiologi ambientali, economisti ambientali, esperti di diritto ambientale.
Le ARPA collaborano spesso con una vasta gamma di professionisti e organizzazioni, inclusi enti governativi, istituti di ricerca, organizzazioni non governative e altri stakeholder ambientali per raggiungere i loro obiettivi di tutela e gestione ambientale. Le competenze di questi professionisti contribuiscono alla promozione di una gestione sostenibile dell'ambiente e alla salvaguardia delle risorse naturali.
Per quale motivo, dunque, la previsione di legge è riferita soltanto ai Chimici?