Dopo 7 mesi di trattativa difficile, finalmente è arrivato il momento della firma del contratto collettivo nazionale di lavoro dell’area sanità da parte di ARAN e Sindacati.
Lo scorso 23 gennaio, la firma definitiva che stabilisce le nuove condizioni del Ccnl per il settore della direzione sanitaria (medici, veterinari).
Con questa firma, si è conclusa la tornata contrattuale per il triennio 2019-2021. L’accordo insiste sul nuovo contratto di gestione medica e sanitaria 2019-2021 che risale al 28 settembre ed è stato raggiunto dopo lunghi mesi di trattativa.
Il nuovo contratto prevede un aumento salariale e la distribuzione di arretrati e un netto miglioramento delle condizioni di lavoro. Il contratto riguarda 135mila operatori sanitari (120.063 medici e 14.573 amministratori sanitari non medici) e le risorse ammontano a 618 milioni di euro.
Il nuovo contratto regolamenta in maniera più approfondita i più importanti istituti contrattuali, adattandosi alla nuova normativa per una maggiore attenzione ai diritti dei medici.
Cosa stabilisce il nuovo accordo?
Prima di tutto, l’accordo si basa su nuove priorità e in particolare: l’informazione e il confronto.
Le relazioni sindacali vanno arricchite di maggiori informazioni, sia in fase preventiva che consuntiva, e il confronto tra azienda e regione deve essere sempre vivo e basato su monitoraggi, dati, analisi che consentano di percepire se effettivamente l’accordo funziona.
Al centro di questa nuova visione, proprio a tal proposito, si pone l’attenzione nei confronti di tutto il personale medico e l’attenzione ai diritti dei medici. Una caratteristica, questa, che ha imposto un nuovo cambio di passo, stabilendo nuove regole e nuovi limiti su pronta disponibilità e guardia medica. L’obiettivo rimane sempre lo stesso: garantire ai sanitari le migliori condizioni di lavoro e attuare tutte le misure a salvaguardia della salute e della sicurezza sul lavoro.
È stata, inoltre, riconosciuto una particolare “specialità” a questo tipo di dirigenza, prevedendo maggiore tutela con riguardo alle condizioni di lavoro e il riconoscimento delle ore in più lavorate. A sottolinearlo è il nuovo e particolare dettato normativo che si sofferma sulle nuove regole per chi eccede le 38 ore settimanali, senza mai mettere da parte la formazione e l’aggiornamento del professionista.
Sul fronte della valorizzazione delle carriere sono state aggiornate le condizioni del vecchio accordo con l’obiettivo di garantire a tutti i dirigenti un ruolo che renda più efficace l’istituto contrattuale, creando al contempo procedure semplificate e tempistiche fisse, soprattutto per gli amministratori con almeno cinque anni di anzianità.
Anche il periodo di prova è stato riscritto, regolarizzando meglio i periodi di assenza, impedimento, malattia o cessazione del titolare dell’incarico.
La tutela ampliata ha riguardato, tra l’altro, le gravi patologie che necessitano di terapia salvavita, le misure per le donne vittime di violenza, le diverse tipologie di assenza e il lavoro da remoto.
Non sono mancati i ritocchi con riguardo alle norme sugli specializzandi a tempo determinato. Sono stati, infatti, ridefiniti gli istituti contrattuali a norma di Legge 30.12.2018, n. 145.
Dal punto di vista economico, inoltre, il contratto ha riconosciuto il + 4,5% sullo stipendio mensile per un beneficio medio complessivo di poco più di 288 euro/mese, distribuito in maggior parte sulla componente fondamentale del trattamento economico. A questo aumento vanno sommate le risorse individuate da specifiche disposizioni di legge.
Indennità introdotte per la prima volta
Oltre a quanto già specificato e cioè che il contratto riconosce aumenti complessivi medi pari a 289 euro per 13 mensilità e arretrati da oltre 10mila (10.757) euro pro capite, che saranno erogati alla firma definitiva al termine dell’iter di controllo; per la prima volta, il contratto ha previsto l’introduzione di due tipi di indennità.
Si tratta di nuova indennità di specificità sanitaria: per i profili diversi da quello medico e veterinario, finalizzata al progressivo allineamento alla indennità già in godimento per medici e veterinari e la nuova indennità di pronto soccorso per tutti i dirigenti che operano presso i servizi di pronto soccorso, al fine di riconoscere il maggior disagio provato dal personale operante in tali servizi.
Inoltre, sono aumentate le indennità di specificità medico veterinaria, la parte fissa della retribuzione di posizione, l’indennità di direzione di struttura complessa, la clausola di garanzia e l’indennità UPG.
Quali sono stati i punti che hanno portato all’accordo?
La trattativa è certamente stata molto lunga, in quanto era necessario un aggiornamento di tutte le norme e una visione più ampia e complessiva che potesse consentire a tutte le parti in causa di essere soddisfatti della sottoscrizione di un buon accordo.
Tra gli aspetti che più hanno convinto, ci sono delle materie e degli aspetti che assumono valore più degli altri.
In particolare, si è voluto concedere più potere al confronto regionale e aziendale. In questo modo, è stato più semplice riuscire a dare adito alla riduzione di guardie e reperibilità, a un contratto più chiaro ed esigibile che consenta sicurezza e obbligo di attribuzione degli incarichi da parte delle Aziende.
Da questo nuovo accordo, inoltre, ci si aspetta un vero sblocco delle carriere e un riconoscimento delle ferie anche in caso di trasferimento ad altra azienda. È prevista l’eliminazione dei residui nei fondi che oggi rallentano carriere e l’impossibilità di fare guardie o reperibilità contemporaneamente in più presidi.
È stata finalmente definita la sede di lavoro e la sede di guardia ed eliminato il servizio esterno per gli ospedali e presidi ospedalieri che alimentava il fenomeno dei medici globetrotter. Si è proceduto a un depotenziamento dell’organismo paritetico ed è stata introdotta la norma che sancisce il pagamento del lavoro extra con prestazioni aggiuntive, invece che con lo straordinario.
Il nuovo accordo prevede, infatti, l’aumento del valore economico delle prestazioni aggiuntive a 80 euro che potranno essere ulteriormente aumentate in contrattazione aziendale e le ferie in caso di trasferimento non andranno perse.
Stessa logica è stata seguita, come abbiamo visto, per gli specializzandi, il cui ruolo è stato definiti nel Ssn, insieme a regole e diritti dei medici in formazione considerati professionisti e in grado di esigere una formazione migliore. Alcune norme sono dedicate anche al ruolo e alle competenze dei “medici in formazione” per evitare che vengano considerati dei “tappabuchi”.
L’idea – pare essere – quella di un rilancio della professione sanitaria da operare quotidianamente, in maniera netta e costante, senza comprimere alcun diritto.