Contributo a cura di Stefano Palcic
Ricopre l’incarico di Dirigente Responsabile della SS Farmaceutica convenzionata e per conto presso l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano-Isontina (ASUGI). Professore a contratto per l’insegnamento di Farmacoeconomia per il corso di Laurea in Farmacia e CTF presso l’Università degli Studi di Trieste dal 2022/2023. Segretario Regionale FVG SINAFO Dirigenti Farmacisti e componente del Consiglio Nazionale. Relatore/Responsabile scientifico a più di 60 congressi/eventi/convegni e autore/coautore di pubblicazioni scientifiche su riviste scientifiche indicizzate.
La cronicità è una delle grandi sfide e questioni emergenti nella sanità pubblica del futuro e il farmacista ricoprirà un ruolo sempre più attivo e prioritario. La cronicità è in costante crescita per effetto dell’invecchiamento costante della popolazione e comporta un investimento in termini di risorse umane ed economiche. Dopo la pandemia da Covid-19 c’è la consapevolezza che serve innovare per rispondere alla crescente domanda di salute dei cittadini. L’emergenza ha messo in tensione ed accelerato il cambiamento dei sistemi sanitari con la necessità di adattarsi e mettere in atto soluzioni rapide ed integrate che fra gli altri ha evidenziato il ruolo centrale offerto dal farmacista. Si rende fondamentale fare tesoro dell’esperienza e mettere mano alla costruzione di nuovi modelli previsti anche nel PNRR di assistenza e cura con un cambiamento culturale e strutturale anche per la professione del farmacista.
Se è vero che le malattie cronico-degenerative pesano sulla quotidianità di 4 italiani su 10, è anche vero che l’Italia è costretta a fare i conti con tutte le sfide in campo sanitario già presenti prima della pandemia: la necessità di affrontare la cronicità e la progressiva contrazione delle risorse disponibili. Punti fondamentali restano quindi, prima e dopo la pandemia da Covid-19 la gestione ottimale delle risorse, sia di natura professionale che strutturale e l’aderenza ad una medicina basata sulle prove di efficacia e a criteri di appropriatezza. La recente pandemia è stata un forte stress test per i farmacisti che sono stati impegnati in attività supplementari, che sono state ottimamente svolte: si aprono nuove opportunità e spazi professionali che i farmacisti dovranno essere pronti a cogliere.
La professione del farmacista sia esso impegnato nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) o nelle farmacie di comunità, sta subendo un processo di rinnovamento importante che ha comportato un ampliamento delle sue competenze, in particolare la consulenza professionale fornita da quest’ultimo, al fine di conciliare il concetto di salute del cittadino con l’uso appropriato delle risorse sanitarie disponibili.
Anche la formazione universitaria sta subendo modifiche per effetto dei nuovi decreti ministeriali che portano alla revisione dell’ordinamento delle lauree in cui fra gli obiettivi si prevede che il farmacista, professionista dell’area sanitaria sia in grado di operare per le finalità della sanità pubblica, anche attraverso l’accompagnamento personalizzato dei pazienti, inclusi quelli cronici, per l’aderenza alle terapie farmacologiche, e consulenza alla persona sana ai fini della prevenzione delle malattie; si pongono le basi per attualizzare la professione del farmacista del futuro offrendo una formazione più ricca e al passo con i tempi.
Il ruolo innovativo del farmacista all’interno del SSN
Il progresso scientifico e tecnologico porta all’introduzione in commercio di nuovi farmaci e dispositivi medici che possono migliorare la salute dei pazienti, e ciò richiede un’adeguata attenzione rispetto all’introduzione di innovazioni sostenibili e appropriate: su questo aspetto il farmacista SSN operante nelle Farmacie Ospedaliere o nei Servizi Farmaceutici Territoriali gioca un ruolo strategico essenziale.
In questo contesto, il Farmacista SSN oltre ai compiti di “routine” deve riuscire a conciliare innovazione, efficienza e rispetto degli standard economici imposti. L’aumentata complessità delle attività svolte dal farmacista richiede competenze in ambito farmaco-economico, attuabili solo in concomitanza con un’attenta e approfondita analisi degli studi clinici.
Nel prossimo futuro il farmacista sarà tenuto a cercare di migliorare la qualità dell’assistenza farmaceutica, individuando aree terapeutiche e standard prescrittivi favorendo le migliori cure che hanno solide prove scientifiche a sostegno. Il farmacista del futuro deve essere pronto a raccogliere queste sfide ed esercitare azioni di orientamento prescrittivo “evidence-based”.
L’emergenza sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 giustifica la necessità di implementare il sistema di valutazione di una determinata tecnologia, sviluppando un approccio multidisciplinare con criteri robusti per l’allocazione delle risorse, per ottimizzare le terapie, migliorando l’equità del SSN, garantendo l’uniformità di prestazioni sul territorio nazionale e l’appropriatezza delle cure per i pazienti. In questo contesto l’analisi delle evidenze e in particolare quelle provenienti dal mondo reale (real world evidence) diventa un cardine fondamentale per definire e confermare il valore delle tecnologie. Il farmacista può essere parte attiva per incrementare l’efficacia dei percorsi terapeutici che possono riguardare il monitoraggio dell’aderenza terapeutica o la raccolta di parametri clinici, in pazienti fragili e cronici, in particolare anziani, polipatologici.
La real world evidence (RWE) rappresenta uno strumento innovativo che contribuisce al miglioramento della governance sanitaria attraverso la generazione di informazioni su tutto il ciclo di vita del farmaco finalizzate ad acquisire dati di efficacia e sicurezza ad integrazione di quelli prodotti dagli studi clinici randomizzati a supporto dei processi regolatori e di mantenimento e accesso al mercato compresi i costi evitati per il Servizio Sanitario Nazionale. Nelle fasi di sviluppo del farmaco, ad integrazione dei risultati ottenuti dagli studi clinici randomizzati, la RWE può fornire diverse ed ulteriori informazioni in grado di migliorare le conoscenze del farmaco in termini di efficacia, sicurezza, compliance; identificare particolari caratteristiche di una specifica popolazione; definire il burden of disease, dal punto di vista sia epidemiologico sia economico; identificare lo standard of care e i bisogni clinici ancora insoddisfatti e migliorare il percorso e la presa in carico del paziente.
In questo contesto il farmacista riveste un ruolo centrale. La gestione, il monitoraggio e la conseguente disponibilità di dati sanitari consentono di poter effettuare studi di farmacoutilizzazione, valorizzando l’aderenza terapeutica, la persistenza e gli switch terapeutici.
In sintesi, il farmacista potrà inserirsi nei processi decisionali a tutti i livelli, facendo parte di team multidisciplinari che si occupi di coniugare i percorsi di valutazione HTA con l’analisi dei dati real world generando un processo di valutazione e monitoraggio delle tecnologie nel mondo reale.
Il farmacista e i nuovi modelli di integrazione ospedale-territorio in ottica PNRR
La recente pandemia ha evidenziato come l’assistenza territoriale deve essere potenziata sia alla luce dell’esperienza vissuta che per effetto delle innovazioni della sanità digitale. Il nuovo modello organizzativo previsto dal PNRR prevede un miglioramento delle qualità delle cure e dei servizi erogati dove il farmacista può mettere a frutto le proprie competenze relative ai farmaci, rendendosi interlocutore per le attività di informazione e formazione. Ciò contribuirà all’affermazione della centralità della professione del farmacista nel rilancio del SSN con un ruolo più ampio rispetto al passato, utile alla realizzazione di un nuovo disegno di cura nel passaggio tra ospedale e territorio. I processi di riconciliazione farmacologica sono strumenti a garanzia della sicurezza della prescrizione dei medicinali e della conseguente appropriatezza delle cure e nel favorire l’aderenza alle terapie farmacologiche.
Il farmacista dovrà impegnarsi nella promozione dell’informazione scientifica sui farmaci e sui dispositivi basandosi sui principi della medicina basata sulle evidenze sia presso gli altri operatori sanitari, sia presso i pazienti, mettendo in campo abilità comunicativo-relazionali e tecniche specifiche, per promuovere il counseling farmacologico: attraverso il dialogo e l’interazione, aiutare le persone nella gestione e nella risoluzione di problemi, rendendole consapevoli delle decisioni prese. Il farmacista permette di educare il paziente alle terapie rendendolo parte del team multidisciplinare con i medici e gli infermieri e di ottenere informazioni di ritorno sull’aderenza e la persistenza delle terapie, alle eventuali reazioni avverse, alle difficoltà di reperimento dei farmaci.
La collaborazione interdisciplinare con le altre professionalità̀, preservando, le peculiarità di ogni stakeholder, è una fra le condizioni principali per realizzare la centralità del paziente nelle cure.
La Farmacia dei servizi
Il volto della farmacia è cambiato con i tre Decreti ministeriali sulla “farmacia dei servizi”, che hanno previsto l’erogazione di servizi e prestazioni professionali ai cittadini anche da parte delle farmacie.
In questo contesto si rende essenziale un approccio multidisciplinare e interprofessionale, salvaguardando le competenze di ciascun professionista ma convergendo tutti al raggiungimento del risultato clinico di efficacia, efficienza e sostenibilità del SSN.
L’obiettivo della Farmacia dei Servizi è quello di fare della farmacia un presidio di zona dove poter effettuare analisi di prima istanza, trovare personale formato e dedicato alla corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche, attivare forme di assistenza a domicilio per i pazienti più fragili e garantire il corretto utilizzo dei medicinali, incrementare l’aderenza dei pazienti alle terapie, e partecipare alle campagne di prevenzione delle patologie a forte impatto sociale.
Tutto questo sarà possibile integrando la farmacia di comunità all’interno delle reti assistenziali integrate, basate sulla costruzione di percorsi diagnostico terapeutici assistenziali per il paziente cronico. La farmacia diviene, quindi, il luogo di interazione sanitaria di professionisti e pazienti. Il farmacista non effettuerà soltanto la dispensazione del bene farmaco ma applicherà le proprie conoscenze sulle modalità di utilizzo del farmaco stesso, per il miglioramento globale della salute del paziente, sempre in un’ottica di collaborazione multidisciplinare con il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta, infermieri e anche con il caregiver. La centralità del farmacista come professionista può essere determinante in quanto è soprattutto dalla sua opera professionale che il sistema può ricavare un valore aggiunto sia dal punto di vista economico, che dal punto di vista assistenziale. Infatti, il farmacista di comunità rappresenta una realtà fortemente integrata all’interno del SSN in grado di inserire la farmacia all’interno di una rete di informazioni e servizi per la salute web based. In definitiva, per un grande cambiamento occorre che ci sia un forte investimento sul piano culturale poiché la professionalità dei farmacisti derivante dalla formazione scientifica è la base del rapporto fiduciario tra farmacista e paziente.
In Europa, come in Italia, la farmacia del futuro deve puntare su: potenziamento dei servizi correlati alla dispensazione professionale del farmaco, digitalizzazione dei processi e dei servizi, applicazione di standard di qualità e di sostenibilità, collaborazione con le Istituzioni per far fronte ai principali problemi di salute pubblica.
Una farmacia, quindi, sempre più integrata nei sistemi sanitari nazionali e collegata in rete con le altre strutture sanitarie, sostenibile e in grado di affrontare e sfide della Sanità del futuro.
Conclusioni
Il farmacista sia che operi nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) o nelle farmacie di comunità, è una figura professionale complessa e articolata che si rivelerà sempre più strategica nel sistema salute.
Il farmacista di comunità rivestirà anch’esso un ruolo sempre più fondamentale per l’efficienza dell’assistenza sanitaria e le farmacie saranno un presidio sanitario sempre più coinvolto ed integrato con il Servizio Sanitario Nazionale. Le farmacie per il loro carattere capillare e di prossimità assicureranno non solo l’erogazione dell’assistenza farmaceutica territoriale, ma offriranno diversi servizi rivolti alla cronicità e alla prevenzione.
Il farmacista SSN oltre ai compiti connessi alla vigilanza, logistica e alla produzione, si sta orientando nell’attività di “governance” del farmaco, inteso come gestione appropriata, finalizzata alla sicurezza e miglioramento della salute del cittadino.
Il monitoraggio e l’analisi delle prescrizioni farmaceutiche in chiave farmaco-economica e farmaco-epidemiologica, ovvero in termini di tipologia, consumi e spesa, permette di descrivere attraverso opportune elaborazioni la qualità dell’erogazione farmaceutica e di intervenire nel caso di necessità, offrendo la consulenza professionale agli operatori sanitari in materia di farmaco.
La consulenza è garantita solo attraverso la costante analisi degli studi clinici. Sapere quale farmaco è più efficace, tenere presente i costi delle terapie, analizzare i possibili effetti collaterali, sono tutte attività svolte allo scopo di promuovere la salute del cittadino. In particolare, il confronto con il clinico sulle scelte terapeutiche permette a quest’ultimo di operare con le migliori conoscenze scientifiche disponibili, migliorando le terapie dei pazienti ed evitando gli sprechi dovuti allo scorretto utilizzo delle risorse. La promozione dell’appropriatezza permette di conseguenza, di raggiungere gli obiettivi che stanno alla base del sistema sanitario, conciliando il benessere e la salute del cittadino ad un migliore impiego delle risorse disponibili.