Oltre al
fumo, all’
alcool, una
vita sedentaria e una scorretta
alimentazione, anche l’
aria inquinata è sempre più causa di
malattie cardiovascolari. A dimostrare ancora una volta la relazione tra la salute del nostro cuore e inquinamento un recente studio tutto italiano pubblicato sul Journal of American College of Cardiology.
La ricerca condotta dalla
Fondazione Policlinico Gemelli Irccs e dall’
Università Cattolica di Roma dimostra come l’
inquinamento atmosferico può causare uno
spasmo prolungato dei vasi che nutrono il miocardio, aumentando di ben
11 volte il
rischio di infarto per coloro che sono
più esposti al particolato fine.
Il particolato fine: PM 2,5
Chiamato anche PM2.5, per particolato fine si intende l’insieme delle
particelle inquinanti solide e liquide presenti nell’aria con un diametro inferiore o uguale a 2,5 micrometri. Queste sono considerate
polveri toraciche, perché in grado di
penetrare profondamente il
sistema respiratorio umano, superando trachea, bronchi e bronchioli fino a raggiungere la zona alveolare.
Queste, prodotte tipicamente da
sorgenti di natura antropica come industrie, riscaldamenti, gas di scarico dei veicoli e processi di combustione in generale, sono ormai ampiamente dimostrate essere causa di problemi e
malattie respiratorie: da
bronchiti croniche ad
asme, fino all’incremento del rischio di
tumore delle vie respiratorie associato ad un’esposizione cronica.
Ora la ricerca condotta dalla squadra di ricercatori italiani conferma quanto altri avevano già rilevato in Paesi altamente inquinati come il Giappone: “L'inquinamento atmosferico può far andare
in «tilt» il cuore”, come scrive la Fondazione Umberto Veronesi,
aumentando il rischio di arresti cardiaci e non solo.
Oltre al già citato infarto, infatti, come spiega
Enrico Natale - Professore di Cardiochirurgia all’Università Tor Vergata di Roma e Responsabile Terapia Sub-intensiva Cardiologica dell’Ospedale S. Camillo di Roma – nel corso ECM
“Al cuore della prevenzione. Le novità in materia di prevenzione cardiovascolare” disponibile nel
catalogo Consulcesi, “l’aria inquinata è connessa ad una molteplicità di
patologie cardiovascolari che vanno dall’
ipertensione al
diabete, dallo
scompenso cardiaco all’ictus, aritmie e malattie trombo-emboliche”.
Non solo, un altro recente studio pubblicato dall’
Università di Pisa su
Nature ha dimostrato la
relazione tra pandemia e smog. Secondo quanto raccontato dall’autore della ricerca Gaetano Perone sul Corriere del Veneto infatti, PM2,5 e altri
inquinanti come il PM10 e il biossido di azoto sono stati associati ad un aumento dei decessi e dei contagi da Covid-19, confermando quanto una scarsa qualità dell’aria può favorire la trasmissibilità di virus e aumentare il rischio di malattie potenzialmente mortali.
Italia e inquinamento
Come aveva ribadito in occasione della pubblicazione del rapporto
Mal’aria di città 2022 il
responsabile scientifico di Legambiente Andrea Minutolo
: “Si fa troppa poca attenzione all’inquinamento atmosferico. In Italia abbiamo circa 50mila morti premature l’anno per questa causa. Nell’arco di due anni l’emergenza sanitaria è dunque paragonabile, per numero di vittime, a quella causata dal Covid-19”.
“Il problema dell’inquinamento atmosferico non è un problema esclusivamente ambientale ma anche, e soprattutto, sanitario”, ricorda infatti l’associazione ambientalista nel rapporto dal quale è emerso che
nessuna delle 102 città italiane in cui sono state effettuate rilevazioni è risultata in linea con le
raccomandazioni dell’Oms per quanto riguarda il
PM2.5. E solo cinque lo erano in merito al PM10 e al NO2.
“Nel tempo c’è stato un
aumento delle
cardiopatie ischemiche attribuibili all’
inquinamento ed è bene ricordare che
non esiste un livello di PM sicuro, non nocivo. Dunque, è fondamentale abbassare quanto più possibile gli inquinanti presenti nell’aria”, ha ribadito Natale nel suo intervento nel
corso multimediale disponibile fino al 31 dicembre, termine ultimo per conseguire i crediti obbligatori previsti per il triennio formativo 2020-2022.
Prevenzione cardiovascolare: il nuovo corso Consulcesi
Investire nel
ridurre l’inquinamento urbano, ma anche aumentare la consapevolezza della popolazione sui rischi legati allo smog e quindi lavorare su una maggiore
prevenzione in relazione alle
malattie cardiovascolari.
È questo il messaggio alla base del corso online realizzato da Consulcesi con un team di esperti che, alternandosi sul palco virtuale per 7 lezioni, aggiornano i professionisti della salute circa le
più recenti novità in materia e ribadiscono l’importanza di guidare i pazienti verso uno stile di vita corretto fin dalla giovane età.
Dalla presentazione delle
ultime linee guida per la
prevenzione primaria alla correlazione tra le patologie che interessano il miocardio e l’inquinamento acustico, fino agli
interventi individuali e comunitari che possono essere messi in atto per limitare i
danni da inquinamento ambientale “sui quali si sono fatti passi avanti ma siamo ancora ben lontani dal raggiungere un livello accettabile”, ha commentato Natale.
Gli esperti facendo riferimento ai più recenti studi pubblicati, approfondiscono una molteplicità di tematiche correlate: dai benefici della
dieta Mediterranea a soluzioni concrete per mitigare i danni dall’esposizione, fino alle novità in materia di
prevenzione secondaria e delle varie terapie disponibili e molto altro.
“Nonostante le forti evidenze sugli effetti nocivi dell’inquinamento dell’aria sulla salute cardiovascolare, l’attenzione europea e americana appare ancora modesta” – ha concluso il cardiologo nel suo intervento – sarebbe importante
definire soglie legali universali di PM2.5 coerenti con le linee guida del WHO, identificare gli
individui più sensibili al danno da inquinamento dell’aria per effettuare interventi mirati, oltre a un maggiore impegno di governi, organizzazioni e professionisti nel sensibilizzare la popolazione generale sui rischi per la salute”.
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