Interferenti endocrini, fertilità e nuove patologie

Quantità sempre più preoccupanti di sostanze chimiche vengono liberate nell’ambiente, rappresentando una minaccia per l’uomo e la sua fertilità. Nuove ricerche confermano la necessità di un continuo aggiornamento dei professionisti

Sommario

  1. Salute riproduttiva e sostanze tossiche 
  2. Il nuovo corso di formazione 
Definiti come “sostanze chimiche o un gruppo di sostanze chimiche in grado di interferire con i sistemi ormonali degli organismi viventi”, gli interferenti endocrini (ED, endocrin disruptor) sono ormai considerati dalla comunità scientifica una reale minaccia per la salute dell’uomo.   Sebbene ad oggi si conoscano circa 800 interferenti endocrini, molti altri sono ancora in fase di scoperta. Per il momento, quelli più comuni e noti vengono rilasciati nell’ambiente dalle industrie chimiche (benzene, diossina, PBC) e dall’agricoltura (erbicidi e pesticidi), oltre ad essere presenti in plastiche, detersivi, giocattoli e prodotti per la cosmesi.   Questi, entrando in contatto con l’uomo principalmente attraverso la pelle, l’inalazione e il consumo di prodotti contaminati, possono legarsi ai recettori endocrini delle cellule attivando, bloccando o alterando la sintesi degli ormoni ma anche interferire con i recettori non steroidei e il ciclo cellulare. Alcune caratteristiche degli IE rendono particolarmente complessa l’interpretazione degli effetti e l’inferenza di un rapporto dose-effetto.   Ad oggi dunque, permane una vasta area di incertezza ma, come anche scrive l’Airc, sappiamo che “gli interferenti endocrini possono teoricamente far aumentare i casi di disturbi riproduttivi, di alcuni tipi di cancro, di malattie metaboliche come l’obesità e il diabete e di malattie cardiovascolari”.    

Salute riproduttiva e sostanze tossiche 

  Secondo un crescente numero di ricerche queste sostanze chimiche possono influenzare le capacità riproduttive e portare a delle alterazioni neonatali. Nell’uomo, per esempio, è stata osservata un’associazione tra l’esposizione a ED – in particolar modo a ftalati, PCB e BPA - e la diminuzione del numero, della motilità e vitalità degli spermatozoi.   Parallelamente, nelle donne è stata dimostrata una “diminuzione dei tassi di gravidanza, un aumento di aborti spontanei e un esaurimento precoce della capacità riproduttiva nella popolazione esposta agli ED”, scrive la Fondazione Merck Serono.   Ma gli effetti degli ED sulla salute dell’uomo sono definiti trans-generazionali, poiché questi possono agire sia sulla popolazione esposta sia sulla prole. Numerosi studi hanno infatti evidenziato come l’esposizione agli interferenti endocrini può influenzare lo sviluppo già a partire dalla vita intrauterina: dagli effetti sull’accrescimento del feto, al successivo sviluppo puberale, anticipando questo soprattutto nei soggetti di sesso femminile.   Inoltre, anche nella fase prenatale, le capacità riproduttive possono essere compromesse: se l’apparato riprodurre maschile di coloro che sono esposti a ED avrà una maggiore predisposizione a sviluppare neoplasie testicolari, nelle donne la follicologenesi può essere influenzata, riducendo la fertilità di queste.   "Il 50% dei problemi di infertilità di coppia è provocato da un problema maschile, le cui cause sono inspiegate, con valori nella norma in circa il 30% dei casi”, hanno di recente dichiarato Luigi Montano, presidente Siru (Società italiana di riproduzione umana) e Alessandro Palmieri, presidente Sia (Società italiana di andrologia), durante il congresso di presentazione delle nuove linee guida Oms per la diagnosi di infertilità maschile, curata da Siru e Sia.   Guardare dentro il Dna: è questa l’indicazione che emerge dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sebbene infatti l'esame per eccellenza resti senza dubbio lo spermiogramma - spiegano gli esperti - il percorso di una gravidanza è influenzato da molteplici fattori. “Resta il problema della qualità degli spermatozoi in termini di capacità fecondante, che è strettamente collegato alla loro integrità genomica, oltre che allo stile di vita di chi li produce e alle esposizioni ambientali, come dimostrano i numerosi fallimenti della fecondazione sia naturale che assistita anche in pazienti con valori nella norma", aggiungono quindi Palmieri e Montano.   “È fondamentale un migliore e più corretto inquadramento diagnostico, per individuare e correggere eventuali patologie che possano compromettere la fertilità della coppia, soprattutto in un periodo storico in cui la natalità è in forte crisi, specialmente in Italia", concludono Palmieri e Montano.   In occasione della Giornata nazionale della fertilità, che si celebra ogni anno il 22 settembre, “torniamo sull’importanza di ridurre l’esposizione a sostanze tossiche e sull’incombente necessità di prenderci una miglior cura dell’ambiente. Ancora una volta, informazione e formazione, dei professionisti della salute così come dei cittadini, devono essere al centro delle politiche sanitarie sul tema della fertilità umana”, aggiunge Maria Luisa Santoro, dottoressa in Scienze Biologiche, successivamente specializzata in Patologia Generale e attualmente Responsabile Sistema Gestione Qualità (RSGQ) di una rete di Centri Clinici Diagnostici che con Consulcesi lancia un nuovo corso ECM focalizzato proprio sui distruttori endocrini.    

Il nuovo corso di formazione 

  Gli interferenti endocrini e le altre sostanze nocive per la salute dell’uomo, soprattutto negli ultimi due decenni, sono stati oggetto di un’intensa attività di ricerca scientifica. Tra le più recenti indagini, quelle condotte in Francia sul materiale scolastico come penne a sfera, penne a gel, pilot cancellabili, cartucce d’inchiostro per stilografiche, pennarelli, evidenziatori e matite colorate, che mostrano la presenza di “conservanti tra i più allergenici” e pesanti quantità di impurità classificate come “probabili cancerogene”.   A questa si aggiungono altre analisi, come quelle condotte sugli abitanti di Spinetta Marengo (vicino Alessandria) che confermano “la presenza massiccia degli interferenti endocrini nel sangue degli abitanti”, dove da anni ormai si denunciano i danni e i rischi per la salute legati allo stabilimento chimico presente sul territorio.   Parallelamente, nuove e preoccupanti malattie sono emerse dal potenziamento dello studio delle interazioni tra interferenti endocrini e organismo con ricerche che guardano ad una valutazione del rischio di sostanze chimiche basato sulla combinazione dei distruttori endocrini e non solo sulle singole sostanze, come nel caso del progetto internazionale EDC-MixRisk a cui hanno partecipato per l’Italia l’Istituto Europeo di Oncologia, lo Human Technopole e l’Università di Milano.   Nasce così, dall’esigenza di aggiornare i camici bianchi sulle ultime novità in materia di ED e nuove patologie, il corso di ECM “Gli invasori di recettori: interferenti endocrini e malattie emergenti” realizzato dalla dottoressa Santoro per Consulcesi, leader nella formazione continua nel settore Salute con un catalogo di oltre 250 corsi.   L’obiettivo del corso FAD multimediale, disponibile fino al 31 dicembre 2022 - termine ultimo per l’adempimento dell’obbligo formativo previsto per il triennio 2020-2022 - è quello di aggiornare i professionisti della salute circa i più rilevanti interferenti endocrini conosciuti ad oggi e sui loro effetti sull’organismo, nonché sulle misure che si stanno adottando a livello nazionale e internazionale  in termini di regolamentazione e di linee guida.   Leggi anche Mal'Aria ottobre 2022: allarme per i dati di Legambiente sulla qualità dell'aria nelle città italiane
Di: Redazione Consulcesi Club

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