Inquinamento e danno alla salute: quale correlazione?

L’inquinamento danneggia la nostra salute. Lo diceva già una relazione speciale della Corte dei Conti nel 2018, continuano a dircelo oggi i dati ISTAT sulle patologie più frequenti e le cause di queste. Un focus sull’argomento che riesca ad aumentare la consapevolezza di poter respirare aria pulita e di poter agire per non peggiorare le sorti della nostra salute e dell’ambiente in cui viviamo.

Sommario

  1. L’inquinamento: una grave minaccia in Europa
  2. Quale impatto ha l’inquinamento sulla salute in Italia?
  3. Quali le azioni per arginare il fenomeno?

L’inquinamento ha un impatto importante sulla salute umana. A dirlo sono gli scienziati di tutto il mondo che ne hanno analizzato l’impatto.

Parte di questi dati, con particolare attenzione al nostro Paese, sono stati raccolti anche in un documento ministeriale che illustra in maniera esaustiva i presupposti di un’importante strategia che possa ridurre l’inquinamento.

Ciò che viene riportato all’interno del documento, riguarda un importante studio sull’impatto dell’inquinamento sulla salute. Gli inquinanti atmosferici come il particolato, il biossido di azoto e il biossido di zolfo possono entrare nei polmoni e nel sistema circolatorio, causando diversi e svariati problemi di salute che includono malattie respiratorie come asma e bronchite, problemi cardiaci come infarto e ictus e un aumento del rischio di cancro ai polmoni.

Inoltre, l’inquinamento atmosferico può peggiorare condizioni di salute esistenti come il diabete e le malattie cardiovascolari e può anche avere effetti negativi sullo sviluppo e sulla salute dei bambini. Il legame tra inquinamento atmosferico e rischi per la salute è ben documentato e diversi studi hanno dimostrato che la riduzione dell’inquinamento atmosferico può migliorare significativamente la salute della popolazione.

L’inquinamento: una grave minaccia in Europa

Nella relazione speciale n. 23/2018, la Corte dei conti Europea afferma che, nonostante le politiche dell’UE abbiano incoraggiato la riduzione delle emissioni negli ultimi decenni, i cittadini europei continuano a respirare aria nociva, soprattutto perché gli standard di qualità dell’aria definiti diversi anni fa non tengono conto delle più recenti evidenze scientifiche. Morti premature e rischi legati a questi inquinanti. Ogni anno nell’UE l’inquinamento atmosferico provoca circa 400.000 morti premature, con notevoli costi sociali ed economici. L’OMS stima che l’inquinamento atmosferico sia costato all’Europa circa 1,6 trilioni di dollari in morti premature e malattie nel 2010, pari a quasi un decimo del PIL dell’UE nel 2013.

Fino a poco tempo fa, le due fonti principali erano l’OMS e il Global Burden of Disease (GBD) e i dati sul numero di morti premature e prevenibili legate all’inquinamento atmosferico hanno fornito dati globali sostanzialmente coerenti: hanno mostrato che poco più di 4 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento dell’aria esterna causato dal particolato. Il numero dei morti aumenta di circa 3 milioni se si considera anche l’inquinamento domestico (inquinamento dell’aria indoor) causato dall’utilizzo di combustibili fossili, fenomeno che riguarda soprattutto Cina, India e Tailandia. Queste stime sono state recentemente riviste in uno studio condotto da epidemiologi di otto paesi (Canada, Stati Uniti, Paesi Bassi, Cina, Spagna, Gran Bretagna, Austria e Italia) guidato dal professor Richard Burnett della Ottawa School of Epidemiology and Public Health.

Gli scienziati hanno dimostrato che il bilancio annuale delle vittime globali prevenibili dovuto al solo inquinamento atmosferico da PM2,5 è più del doppio di quello precedentemente stimato, pari a quasi 9 milioni di morti. Questo studio stima, quindi, che l’inquinamento ambientale accorcia l’aspettativa di vita in Europa in media di 2,2 anni, con un tasso di mortalità annuo di 133 casi ogni 100.000 abitanti all’anno.

Quale impatto ha l’inquinamento sulla salute in Italia?

Secondo quanto riportato dal country profile del GBD per l’Italia, l’inquinamento è il primo fattore di rischio, con più di trentamila decessi l’anno e tra gli agenti inquinanti più dannosi per la salute dell’uomo e dell’ecosistema sono annoverati: il particolato, gli ossidi di azoto, l’ozono, gli idrocarburi policiclici aromatici, il biossido di zolfo e il monossido si carbonio.

A rischio è soprattutto la salute dei più piccoli

Tra la popolazione più suscettibile, oltre ai fragili, agli anziani, ad alcune categorie di lavoratori e alle persone di basso livello socio-economico, vi sono soprattutto i bambini.

Il loro apparato respiratorio e il loro apparato immunitario ancora in via di sviluppo assorbono in maniera diversa gli agenti inquinanti, avendo più possibilità di sviluppare patologie pericolose, di tipo respiratorio, cardiovascolare, asmatico e anche allergico.

La situazione attuale in Pianura Padana e il report appena letto che già nel 2018 lanciava messaggi chiave importantissimi, ci ricordano che: L’inquinamento atmosferico rappresenta il fattore di rischio ambientale più rilevante per la salute della popolazione, in particolare nelle aree urbane, come risulta dall’aggiornamento 2018 del rapporto GBD. In Italia, negli ultimi dieci anni il traffico veicolare, specie i veicoli diesel, e la combustione di biomasse per riscaldamento (legna e pellet) rappresentano le principali fonti di inquinamento da PM2.5 con un importante impatto sulla salute specie nelle aree urbane.

Quali le azioni per arginare il fenomeno?

Abbiamo visto che, andando avanti con gli anni e con gli studi, la situazione è sempre preoccupante e che soprattutto le nuove generazioni sono quelle che ci insegnano a prestare maggiore attenzione. Tutto ciò, ha portato l’Europa verso una strategia precisa che è quella del Green Deal europeo per diventare il primo continente a impatto climatico zero e viaggiare verso un’Europa consapevole e che contrasto in maniera efficace il problema.

Le politiche intraprese dagli Stati membri sembrano essere efficienti, anche se spesso la Corte di Giustizia Europea deve ancora riprendere dei comportamenti o delle inazioni in tal senso. Tuttavia, oltre alle politiche istituzionali, anche la nostra quotidianità sta cambiando. Un indice di questo fattore è dato, ad esempio, dalle linee guida ministeriali sulle raccomandazioni da adottare per arginare al meglio il fenomeno che, in sintesi, parlano di alcuni comportamenti quotidiani che possono contribuire a ridurre l’inquinamento, come:

  • usare i mezzi pubblici, la bicicletta o camminare a piedi, preferenzialmente in orari e luoghi di minor traffico;
  • limitare le attività all’aperto nelle giornate secche e ventose e in quelle caratterizzate da livelli elevati di inquinanti;
  • scegliere l’auto nuova tra quelle che più rispettano l’ambiente;
  • non sostare con il motore acceso.

Per ridurre l’inquinamento negli ambienti interni alcuni consigli utili sono:

  • abolire il fumo di tabacco;
  • garantire una buona ventilazione dei locali, tenendo preferenzialmente aperte le finestre più distanti dalle strade altamente trafficate;
  • mantenere all’interno dell’abitazione un livello di umidità <50%;
  • controllare il funzionamento di stufe a legna e caminetti;
  • pulire regolarmente i filtri dei condizionatori;
  • eliminare le macchie di muffa con speciali tinture antimuffa;
  • scegliere prodotti e materiali a bassa emissione di COV.

Oltre a queste azioni, ovviamente, non possiamo non pensare a delle iniziative per la collettività che siano efficaci e mirate al raggiungimento degli obiettivi, come lo è – ad esempio – la causa Aria Pulita di Consulcesi.

Di: Redazione Consulcesi Club

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