Riduzione del ghiaccio artico: rischi concreti per il futuro

La riduzione del ghiaccio artico ha impatti diretti sul clima e sugli ecosistemi. Le conseguenze concrete e i rischi per il pianeta.

Sommario

  1. Perché il ghiaccio artico si sta riducendo?
  2. Conseguenze concrete della riduzione del ghiaccio artico
  3. Cosa possiamo fare per mitigare i rischi?
  4. Il ruolo dell’Europa nella protezione dell’Artico
  5. Impegno normativo per il futuro
  6. Aggiornamenti scientifici recenti

Il ghiaccio artico si sta riducendo a un ritmo senza precedenti, una delle evidenze più allarmanti del cambiamento climatico in atto. Questo fenomeno, conseguenza diretta del riscaldamento globale, ha implicazioni significative non solo per gli ecosistemi artici, ma per l’intero pianeta. Comprendere le dinamiche e le conseguenze di questo processo è fondamentale per agire in modo concreto e mitigare i rischi per il futuro.

Perché il ghiaccio artico si sta riducendo?

L’aumento delle temperature globali, causato dalle emissioni di gas serra, è il principale responsabile dello scioglimento dei ghiacci artici. Secondo i dati del National Snow and Ice Data Center (NSIDC), l’estensione del ghiaccio marino artico è diminuita di oltre il 40% rispetto agli anni '80. Le estati più calde, unite all’effetto amplificante dell’Artico – dove il riscaldamento procede circa due volte più velocemente rispetto alla media globale – accelerano il fenomeno.

Il ghiaccio artico, riflettendo la luce solare, contribuisce a mantenere il pianeta più fresco. La sua riduzione implica una maggiore esposizione dell’oceano scuro, che assorbe più calore, alimentando un circolo vizioso di ulteriore riscaldamento.

Conseguenze concrete della riduzione del ghiaccio artico

La diminuzione del ghiaccio artico non è un problema confinato al Polo Nord; i suoi effetti si estendono ben oltre, impattando su diversi aspetti ambientali, economici, di salute e sociali.

Intervengono in primis i cambiamenti climatici globali, per cui lo scioglimento del ghiaccio artico altera le correnti atmosferiche e oceaniche. Questo può causare eventi climatici estremi, come ondate di calore, tempeste più violente e inverni insolitamente rigidi in alcune aree. L’interruzione del “getto polare” (jet stream) è una delle cause principali di tali anomalie climatiche. In seconod luogo, fa leva sull’innalzamento del livello del mare: sebbene il ghiaccio marino non contribuisca direttamente all’innalzamento del livello del mare, il suo scioglimento accelera la fusione dei ghiacciai terrestri, come quelli della Groenlandia. L’IPCC stima che l’innalzamento del livello del mare potrebbe raggiungere 1 metro entro la fine del secolo, minacciando milioni di persone che vivono nelle zone costiere. Gli ecosistemi artici sono estremamente fragili.

La riduzione del ghiaccio mette a rischio specie come gli orsi polari, le foche e i trichechi, che dipendono dal ghiaccio per cacciare e riprodursi. Inoltre, il cambiamento dell’habitat marino colpisce le popolazioni di pesci, influenzando anche le comunità indigene che vivono nell’Artico e dipendono da queste risorse naturali. Un ulteriore imptto riguarda il rilascio di gas serra dai permafrost. Lo scioglimento del permafrost, il terreno ghiacciato tipico delle regioni polari, rappresenta un ulteriore rischio. Questo processo libera metano e anidride carbonica, due gas serra estremamente potenti, aggravando ulteriormente il riscaldamento globale. Inoltre, la riduzione del ghiaccio artico apre nuove rotte commerciali, come il Passaggio a Nord-Est, e rende accessibili risorse naturali prima inaccessibili, come petrolio e gas. Tuttavia, queste opportunità economiche sono accompagnate da rischi ambientali e tensioni geopolitiche tra i Paesi che si contendono il controllo di queste aree.

Cosa possiamo fare per mitigare i rischi?

La riduzione del ghiaccio artico è un segnale d’allarme che richiede un’azione immediata. Tra le strategie per affrontare il problema la riduzione delle emissioni di gas serra per accelerare la transizione verso fonti di energia rinnovabile e promuovere l’efficienza energetica; la tutela degli ecosistemi artici attraverso l’implementazione di politiche di protezione della fauna e regolamentare le attività industriali nell’Artico per minimizzare i danni ambientali, investire in infrastrutture resilienti per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici come l’innalzamento del livello del mare e i fenomeni metereologici estremi, sensibilizzare a livello globale per educare le persone sull’importanza dell’Artico per l’equilibrio climatico mondiale e incoraggiare comportamenti sostenibili.

Il ghiaccio artico è un elemento chiave per il clima terrestre e la sua riduzione rappresenta una minaccia concreta per il futuro del pianeta. Agire tempestivamente per limitare il riscaldamento globale e proteggere gli ecosistemi artici non è solo una responsabilità, ma una necessità per garantire un futuro sostenibile. La riduzione del ghiaccio artico rappresenta una delle sfide climatiche più urgenti. L'Europa, data la sua posizione geografica e il ruolo di leader globale nella lotta al cambiamento climatico, ha adottato diverse strategie e normative per affrontare le conseguenze di questo fenomeno, con un’attenzione particolare agli aspetti ambientali, economici e geopolitici.

Il ruolo dell’Europa nella protezione dell’Artico

Sebbene nessun Paese europeo abbia territori nel cuore dell’Artico centrale (ad eccezione della Danimarca attraverso la Groenlandia), l'Unione Europea (UE) è fortemente coinvolta nella tutela della regione artica per via delle implicazioni ambientali, climatiche ed economiche. L'Artico è infatti considerato un “regolatore climatico” cruciale per il pianeta, e la sua protezione è una priorità strategica per l'UE.

Politiche e strategie europee

La prima strategia europea per l’Artico è stata delineata nel 2008 e aggiornata nel 2021. Essa si concentra su tre pilastri principali:

  1. Mitigazione del cambiamento climatico: riduzione delle emissioni di gas serra e promozione di soluzioni energetiche sostenibili;
  2. Sviluppo sostenibile dell’Artico: garantire che le attività economiche nella regione rispettino gli ecosistemi fragili e coinvolgano le comunità indigene;
  3. Ricerca e innovazione: finanziare progetti scientifici per monitorare il cambiamento climatico e sviluppare soluzioni innovative.

L’European Green Deal, lanciato nel 2019, rappresenta il piano di azione climatica più ambizioso dell’UE. Sebbene non si concentri esclusivamente sull’Artico, promuove azioni dirette per limitare l’aumento delle temperature globali entro 1,5 °C, un obiettivo essenziale per ridurre il ritmo di scioglimento dei ghiacci. E ancora, il Regolamento sul clima europeo (2021/1119) che vincola l’UE a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. La sua attuazione è cruciale per affrontare le cause dello scioglimento del ghiaccio artico. Il Programma Horizon Europe di ricerca e innovazione dell’UE per il periodo 2021-2027, finanzia numerosi progetti legati all’Artico. Tra questi, ci sono iniziative per monitorare i cambiamenti climatici nella regione e studiare le soluzioni per mitigare i rischi ambientali.

Normative specifiche e trattati internazionali

Oltre alle politiche interne, l’Europa è attivamente coinvolta in accordi internazionali per proteggere la regione artica. Sebbene non sia una normativa europea, il Trattato di Svalbard (1920) è un esempio di collaborazione internazionale. Garantisce l’uso pacifico dell’arcipelago norvegese e vieta qualsiasi attività che possa compromettere l’equilibrio ambientale. L’UE è parte della Convenzione di Stoccolma sui contaminanti organici persistenti (POPs), che include restrizioni sull’uso di sostanze chimiche dannose per gli ecosistemi artici. La convenzione regola l’uso del mercurio, una sostanza che si accumula negli ecosistemi artici, minacciando la fauna e le popolazioni locali. L’UE, come firmataria, ha introdotto norme severe per limitarne l’uso. Tra le normative, vanno menzionati anche gli Accordi con il Consiglio Artico. Sebbene l’UE non sia un membro ufficiale del Consiglio Artico, partecipa come osservatore e sostiene iniziative volte a garantire la protezione ambientale e la cooperazione internazionale nella regione.

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Impegno normativo per il futuro

L’UE sta lavorando per rafforzare il proprio impegno verso l’Artico attraverso nuove normative e iniziative che includono:

  • Monitoraggio ambientale con Copernicus: Il programma Copernicus dell’UE utilizza satelliti per monitorare in tempo reale la riduzione del ghiaccio artico, fornendo dati fondamentali per le decisioni politiche.
  • Divieto di esplorazioni petrolifere nell’Artico: L’UE sta promuovendo una moratoria globale sulle trivellazioni nell’Artico, per proteggere l’ecosistema e limitare le emissioni di carbonio.
  • Collaborazione con la Russia e i Paesi nordici: Nonostante le tensioni geopolitiche, l’UE continua a dialogare con i Paesi dell’Artico per garantire uno sviluppo sostenibile e una governance condivisa.

L'Europa ha assunto un ruolo di primo piano nella lotta contro il cambiamento climatico e nella protezione dell'Artico, sia attraverso normative interne sia collaborando a livello internazionale. Tuttavia, il successo dipenderà dalla capacità di integrare azioni concrete con un’efficace cooperazione globale. La riduzione del ghiaccio artico non è un problema locale, ma una sfida planetaria che richiede l’impegno di tutti.

Aggiornamenti scientifici recenti

Secondo un articolo pubblicato su El País nel dicembre 2024, uno studio apparso su Nature Communications prevede che il primo giorno senza ghiaccio nell'Artico potrebbe verificarsi nell'agosto del 2027. Questa proiezione si basa sull'analisi delle tendenze di scioglimento del ghiaccio marino, che ha registrato una perdita annuale di circa 80.000 km² negli ultimi 45 anni, un'area comparabile a quella della regione spagnola di Castilla-La Mancha. Nel 2023, la banchisa artica ha raggiunto minimi storici, con i quattro valori più bassi registrati in questo secolo.

Un altro studio, riportato da Cadena SER nel dicembre 2024, evidenzia che il Polo Nord potrebbe perdere quasi tutto il suo ghiaccio marino in soli due estati, con il primo evento previsto per il 2027. Questo scioglimento accelerato, attribuito al cambiamento climatico e alle emissioni record di gas serra, potrebbe avere effetti catastrofici a livello globale, alterando modelli meteorologici essenziali, come i regimi delle precipitazioni.

Le proiezioni scientifiche indicano che l'Artico potrebbe essere privo di ghiaccio estivo già nel 2027, un evento che avrebbe profonde implicazioni per il clima globale e gli ecosistemi. In risposta, l'Unione Europea ha adottato una strategia aggiornata per l'Artico, focalizzata sulla protezione ambientale, lo sviluppo sostenibile e la cooperazione internazionale. Queste iniziative sottolineano l'importanza di un'azione tempestiva e coordinata per affrontare le sfide poste dalla rapida riduzione del ghiaccio artico.

Di: Cristina Saja, giornalista e avvocato

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