L’ennesima ‘pandemia silente’, ossia una situazione che presenta i caratteri di un’emergenza sanitaria verso cui maggiori e più incisive azioni appaiono ormai improrogabili al fine di limitare le (già presenti e pesanti) ripercussioni sulla salute pubblica come sull’economia.
Parliamo dell’antibiotico resistenza, fenomeno che avviene naturalmente ma particolarmente accelerato soprattutto nell’ultimo decennio a seguito di diversi fattori, primi fra tutti, l’uso eccessivo o non appropriato degli antibiotici.
Il nuovo farmaco contro le infezioni sessualmente trasmesse
A riaccendere il dibattito sul rischio di favorire la diffusione dei “superbatteri” resistenti ai farmaci ha contribuito la recente novità proveniente dall’USA: una pillola che, assunta entro poche ore da un rapporto sessuale a rischio, ridurrebbe in modo significativo la possibilità di sviluppare infezioni sessualmente trasmesse come sifilide e clamidia. la doxyPEP è a base di doxiciclina, un antibiotico già noto e ampiamente usato per trattare diverse infezioni batteriche ma la novità risiederebbe nella sua forma PEP (profilassi post-esposizione) in combinazione con le IST. Sebbene, come riporta Focus, attualmente negli USA “solo un ristretto numero di medici prescrive la pillola con questo scopo e solo a pochi pazienti interessati da infezioni ricorrenti” se venisse introdotta di diritto per prevenire le IST “il suo consumo aumenterebbe di 800 volte rispetto all'uso attuale, e questo potrebbe favorire i fenomeni di antibiotico-resistenza in tutto il mondo”.I dati dell’antibiotico-resistenza H2
Secondo gli ultimi dati riportati anche dalla Sifo (Società scientifica dei farmacisti ospedalieri) in occasione del recente Congresso nazionale, nel 2019 circa 1,27 milioni di decessi sono stati causati dalla resistenza antimicrobica (Amr) mentre quasi 5 milioni sarebbero in parte da attribuire a infezioni batteriche resistenti ai farmaci. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) da anni allerta i Paesi a contrastare il problema con misure incisive e identifica nell’Amr la prima causa di mortalità entro il 2050 a livello globale, per un totale di circa 10 milioni di decessi. In questo preoccupante scenario, con oltre 10mila morti l'anno, l’Italia si colloca al primo posto tra i paesi Ocse per numero di decessi causati da infezioni da uno degli 8 batteri ormai resistenti agli antibiotici, e si stima potrebbero diventare quasi mezzo milione nell’arco di 30 anni. A questa drammatica conseguenza vanno aggiunte inoltre le ripercussioni economiche che tutti i Paesi si troveranno sempre più ad affrontare e che potrebbero avere la portata “maggiore di quella della crisi finanziaria del 2008”, come aveva precedente avvertito anche il presidente Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, quantificando verosimilmente una spesa per il nostro Servizio Sanitario nazionale pari a 13 miliardi di dollari a fronte dei 120 miliardi stimati a livello mondiale al 2050. “Malgrado siano stati compiuti importanti passi avanti nell’individuazione di molecole sempre più efficaci, la comparsa di resistenze agli antibiotici è al momento più veloce della ricerca, tanto che ormai è divenuto un problema di sanità pubblica a livello mondiale”, sottolinea Maria Luisa Santoro nell’introduzione al nuovo corso di formazione ECM “Antibiotico resistenza: come contrastarla”, realizzato con Consulcesi e disponibile a medici e professionisti sanitari fino al 31 dicembre 2022 – termine ultimo per il conseguimento dei crediti formativi obbligatori previsti per il triennio 2020-22. “È importante ricordare le implicazioni cliniche di questo fenomeno: dall’aumento della morbidità alla letalità di patologie, allo sviluppo di complicanze e perfino alla diffusione di epidemie che porterebbero, - prosegue la Biologa molecolare specializzata in Patologia generale, nonché Responsabile del Sistema Gestione Qualità (RSGQ) di una rete di Centri Clinici Diagnostici per i quali cura anche attività scientifiche e di formazione - tra le tante, ad una spesa sanitaria aggiuntiva, tempi di degenza più lunghi e, non meno importante, alla comparsa di eventuali invalidità”.Il Piano nazionale di contrasto all’Amr
Per tentare di arginare il fenomeno il Ministero della Salute, accogliendo quanto proposto dalla sorveglianza europea (EARS-Net), a marzo 2022 ha redatto il nuovo Piano Nazionale di contrasto all’Antibiotico resistenza (il Pncar 2022-2025). Nel protocollo sono stati individuati 6 obiettivi principali atti a ridurre in modo significativo il consumo dei farmaci antibiotici:- il potenziamento dell’approccio ‘One Health’, ossia del modello sanitario basato sull’integrazione di diverse discipline e sul riconoscimento del legame imprescindibile tra salute umana, animale e quella dell’ecosistema
- il rafforzamento della prevenzione e della sorveglianza delle Ica (infezioni correlate all’assistenza) in ambiente ospedaliero e comunitario
- la promozione dell’innovazione e della ricerca in termini di prevenzione, diagnosi e terapie
- una maggiore cooperazione a livello nazionale e internazionale nelle iniziative di contrasto
- il potenziamento della promozione di un heatuso corretto degli antibiotici
- l’aumento della consapevolezza tra la popolazione attraverso la formazione degli operatori sanitari.