In un periodo storico in cui cresce la consapevolezza verso cibo e ambiente, insieme all’
attenzione per la cura del corpo e della mente, il mito della taglia 38 sembra essere superato. Eppure, nuovi standard di bellezza fanno capolino e tra boom di iscrizioni nelle palestre,
padel mania e fisici ipertonici ci si appresta a rincorrere una forma fisica da “fitness model”, anche attraverso
sostanze potenzialmente dannose per la salute.
Se l’
uso di sostanze dopanti per migliorare la prestazione sportiva è storia antica quanto la pratica stessa - tanto che già nei Giochi Olimpici del 668 a.C. veniva documenta l’assunzione di funghi allucinogeni, piante e bevande stimolanti da parte degli atleti - è a partire dal 1800, con lo sviluppo dell’industria farmaceutica che si assiste ad un cambiamento radicale che vede l’introduzione di alcool, stricnina, ma anche caffeina, oppio, nitroglicerina e trimetil.
A livello mondiale, la regolamentazione e la definizione del cosiddetto “fair play” arrivera solo nel 1999 con l’istituzione della
World Anti-Doping Agency (Wada), organizzazione che da quell’anno si occupa di stabilire standard, di effettuare controlli antidoping e di aggiornare
la lista delle sostanze proibite nei diversi sport.
Cosa si intende per doping e come viene regolamentato?
In Italia, una definizione arriva con la
legge 376 del 14 dicembre 2000 che considera doping "
la somministrazione o l'assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l'adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell'organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti".
Con la stessa legge, l’attività di controllo antidoping viene affidata alla
Sezione per la vigilanza e il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive (SVD) presso il Comitato tecnico sanitario del Ministero della Salute che si concretizza nell’indagine annuale raccolta nel
Reporting System Doping Antidoping e realizzata in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità.
L’incremento dell’uso di sostanze dopanti nello sport
Dall’ultima rilevazione relativa ai primi sei mesi del 2021 - tra le Federazioni Sportive Nazionali (FSN), delle Discipline Sportive Associate (DSA) e che quelle degli Enti di Promozione Sportiva (EPS) - il 3,5% degli atleti sottoposti a controlli è risultato positivo ai
test antidoping, segnando un
incremento nell’uso di agenti dopanti rispetto al 2018, quando i positivi erano il 2,2%, e al 2019 (con il 2,7%).
Una crescita che desta ulteriore preoccupazione se si considera la grandezza effettiva della popolazione di sportivi italiani. Nel 2021 infatti, gli atleti controllati tra le tre organizzazioni riconosciute dal CONI erano 461 (e nel 2019 1.245), ma secondo quanto registrato dal Comitato Olimpico nel 2019 erano oltre 13 milioni gli atleti tesserati o praticanti iscritti.
Se a questi
si aggiungono poi tutti gli amatori che non partecipano a competizioni o che non sono iscritti a federazioni e associazioni, vediamo come le positività rilevate mostrano solo la punta di un iceberg dalle proporzioni difficili da stabilire.
Il doping nello sport amatoriale
Sebbene infatti negli ultimi anni non siano mancate news relative alla
positività tra gli sportivi professionisti - tra gli ultimi casi quello della ginnasta Kamila Valieva durante i campionati nazionali russi, del cestista azzurro Riccardo Moraschini e del greco Mitoglou entrambi nell’Olimpia Milano -
molto meno si sa circa quanto accade nelle palestre e tra gli “sportivi della domenica”, che approdano sulle pagine nazionali solo quando i danni sulla salute sono ormai tragici.
“Mentre nelle competizioni professionistiche i controlli sono d’obbligo e vengono effettuati sia in fase di preparazione che durante le gare, tra gli amatori il monitoraggio non è così frequente. Un’attività di sottobosco dai rischi sottostimati legati proprio alle modalità di reperimento e di assunzione delle sostanze”, commenta Vincenzo Toscano, medico endocrinologo.
Vengono infatti acquistati all’interno delle palestre, attraverso amici più o meno informati o acquistati online le sostanze anabolizzanti e psicotrope utilizzate per ridurre la stanchezza, accelerare il recupero, aumentare la massa muscolare, la resistenza o rallentare il battito cardiaco, aggiungendo ai
rischi delle "diete-fai-da te", l’incertezza della qualità dei prodotti.
Agenti dopanti e i danni all’organismo
Tra i più comuni e rischiosi agenti dopanti utilizzati c’è
l’eritropoietina, il cui abuso a partire dagli anni 80 è stato al centro di numerosi scandali di doping. L’EPO, ormone prodotto nei reni, stimola la produzione dei globuli rossi nel midollo osseo con l’effetto di aumentare la resistenza allo sforzo e ottenere una più rapida ripresa. L’assunzione di questo, soprattutto se legato a una disidratazione e allo sforzo prolungato, può procurare
trombosi, infarti cardiaci, ictus e nei peggiori dei casi morte. Inoltre, come confermato dalla Fondazione
Swiss Sport Integrity, “l’assunzione di EPO
aumenta il rischio di ammalarsi di cancro”.
Vi sono poi i
beta-bloccanti, in grado di ridurre ansia e tensione ma che, se assunti “a scopo dopante”, possono provocare insufficienza o addirittura blocco cardiaco, asma, depressione e morte e gli
steroidi anabolizzanti androgeni, con danni che possono riguardare il fegato, l’apparato cardiovascolare, causare impotenza e infertilità, fino a disturbi del comportamento e di natura psichiatrica.
Ad offrire una panoramica più ampia delle sostanze che, se assunte al di fuori di scopi terapeutici, possono avere gravi ripercussioni sull’organismo, il nuovo corso ECM “
Doping. Riconoscere e contrastare il fenomeno dello sport amatoriale” promosso da Consulcesi Club e rivolto alla formazione del personale medico-sanitario. L’obiettivo dell’offerta formativa è quello di fornire
nozioni sull’epidemiologia del fenomeno tra gli sportivi amatoriali, ma anche gli ultimi aggiornamenti sulla regolamentazione vigente e sulle linee guida per i trattamenti.
Nel
corso in formato e-book, vengono poi approfondite le diverse categorie di sportivi e la frequenza dei casi di doping tra queste, con il fine ultimo di sensibilizzare i professionisti della salute sulla diffusione del fenomeno, oltre alle conseguenze mediche e legali correlate.
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