L’obesità e le malattie legate all’alimentazione sono problemi di salute pubblica sempre più rilevanti a livello globale. Tra le strategie per contrastare questi fenomeni, una delle più discusse è l’introduzione dell’etichettatura calorica sugli alimenti, ossia l’indicazione chiara delle calorie presenti in ogni piatto o prodotto alimentare. Ma questa misura ha davvero un impatto significativo sulle scelte dei consumatori? Un recente studio pubblicato sul BMJ ha cercato di rispondere a questa domanda analizzando i risultati di diverse ricerche precedenti.
Calorie ed etichette: influenzano le scelte dei consumatori?
I ricercatori hanno condotto una revisione sistematica e una meta-analisi, esaminando i dati di 25 studi condotti in diversi contesti, dai supermercati ai ristoranti, fino agli ambienti digitali. L’obiettivo era capire se la presenza di informazioni caloriche influenzasse le decisioni alimentari dei consumatori, portandoli a scegliere opzioni meno caloriche.
Dai dati raccolti, è emerso che, in media, l’etichettatura calorica porta a una riduzione dell’1,8% dell’apporto calorico nei pasti scelti. Per fare un esempio concreto, in un pasto di circa 600 kcal, la presenza delle informazioni sulle calorie ridurrebbe il consumo di circa 11 kcal. Anche se questa riduzione può sembrare modesta, i ricercatori sottolineano che, a livello di popolazione, un effetto del genere potrebbe avere un impatto rilevante nel lungo termine, soprattutto se combinato con altre strategie di educazione alimentare e di regolamentazione dell’industria alimentare.
I contesti in cui le etichette fanno la differenza
L’analisi ha mostrato che l’etichettatura calorica sembra avere un effetto maggiore nei contesti in cui le persone prendono decisioni rapide, come nei fast food e nei ristoranti. In questi ambienti, la visibilità immediata delle calorie potrebbe indurre alcune persone a scegliere opzioni leggermente più leggere. Nei supermercati, invece, dove le scelte sono spesso guidate da abitudini consolidate e dalla pianificazione dei pasti, l’impatto è risultato meno evidente.
Tuttavia, i ricercatori avvertono che, nonostante il modesto effetto dell’etichettatura calorica, questa misura non può essere considerata una soluzione definitiva al problema dell’obesità. Il consumo calorico è influenzato da molti fattori, tra cui il marketing alimentare, la disponibilità di cibi ipercalorici e le preferenze individuali, spesso costruite nel tempo. Per questo motivo, l’etichettatura calorica dovrebbe essere affiancata da altre strategie di promozione della salute pubblica, come la riduzione della disponibilità di cibi altamente processati e il miglioramento dell’educazione alimentare.
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Implicazioni: per le politiche alimentari si deve fare di più
Lo studio del BMJ rafforza l’idea che fornire informazioni nutrizionali ai consumatori possa avere un impatto positivo, seppur limitato, sulle scelte alimentari. In diversi paesi, tra cui il Regno Unito e gli Stati Uniti, sono già in vigore normative che impongono ai ristoranti e alle catene alimentari di indicare le calorie nei menu. Questi dati potrebbero essere utilizzati per migliorare ulteriormente tali politiche, ad esempio integrando l’etichettatura calorica con avvisi più chiari o con sistemi a colori che facilitino la comprensione del valore nutrizionale degli alimenti.
In conclusione, l’etichettatura calorica sembra essere uno strumento utile, ma non sufficiente da solo per contrastare l’obesità e le cattive abitudini alimentari. È quindi necessario un approccio più ampio che coinvolga anche altre misure educative e regolatorie per promuovere un’alimentazione più sana a livello di popolazione.