Manovra 2025, ricetta medica via e-mail e WhatsApp. Quali rischi?

La legge di bilancio è appena approdata alla Camera, e promette una grande rivoluzione per il 2025: ricetta dematerializzata per tutti i farmaci! Scopri quali potrebbero essere le conseguenze per gli operatori del settore.

Sommario

  1. Ricette su Whatsapp: cosa dice l’art. 54 del disegno di legge di bilancio
  2. La ricetta via e-mail e WhatsApp: le possibili problematiche per medici e farmacisti

A fine ottobre il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha presentato il disegno di legge di Bilancio 2025 in conferenza stampa; il testo, sottoscritto dal Presidente della Repubblica, è approdato alla Camera il 23 ottobre scorso, dove sarà avviato l’iter parlamentare per l’esame, le eventuali modifiche e la definitiva approvazione del testo definitivo.

Il disegno di legge di bilancio 2025 dovrà essere approvato, nello stesso identico testo, sia dalla Camera dei Deputati che dal Senato della Repubblica entro la fine dell’anno in corso, per evitare che il governo entri nella fase di esercizio provvisorio, durante la quale la spesa pubblica è limitata, in quanto deve essere basata sulla previsione di spesa fatta dal governo nell’anno precedente, divisa per dodici mesi.

Il disegno di legge prevede varie novità, tra cui una di rilievo per il settore medico, relativa alla dematerializzazione delle ricette mediche per la prescrizione di farmaci.

Ricette su Whatsapp: cosa dice l’art. 54 del disegno di legge di bilancio

L’articolo 54 del disegno di legge di bilancio 2025, con il fine di potenziare il monitoraggio dell’appropriatezza delle prescrizioni di farmaci e garantire la completa alimentazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, stabilisce l’obbligo del formato elettronico per tutte le prescrizioni a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), dei Servizi Territoriali per l’Assistenza Sanitaria al personale navigante, marittimo e dell’Aviazione civile (SASN) e per quelle a carico del cittadino.

La norma assegna alle Regioni il compito di vigilare e controllare, tramite le competenti autorità territoriali, l’attuazione della completa alimentazione del Fascicolo Sanitario Elettronico.

L’attuazione della norma non comporterà ulteriori oneri economici a carico del SSN, poiché le ricette mediche sono già dematerializzate da tempo, ed ha come scopo il raggiungimento di due traguardi:

1)           Potenziamento del FSE entro la fine del 2025, mediante l’incremento del numero di tipi di documento digitalizzati all’interno del Fascicolo Sanitario Elettronico, anche attraverso il sostegno e la formazione dei medici per l’aggiornamento digitale a livello nazionale; per questo obiettivo è prevista una spesa di 1.379,99 milioni di euro, di cui 569,60 milioni sono già stati stanziati per progetti già in essere,

2)           Rafforzamento del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS) entro la metà del 2026, in termini di raccolta, elaborazione e produzione dati a livello locale, in modo da garantire l’infrastruttura degli strumenti di analisi del Ministero della Salute per il monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) nonché l’entrata in funzione del sistema di Tessera sanitaria elettronica e dell’infrastruttura per l’interoperabilità del FSE; per raggiungere questo traguardo, è prevista la realizzazione di un archivio centrale, dell’interoperabilità e di una piattaforma di servizi, conformemente allo standard Fast Healthcare Interoperability Resources.

La ricetta via e-mail e WhatsApp: le possibili problematiche per medici e farmacisti

L’invio di ricette mediche via e-mail o app di messaggistica istantanea non è certo una novità: finora, infatti, il formato interamente digitale era previsto per le ricette relative ai farmaci di fascia A (interamente a carico dello Stato) e per le prestazioni erogate a carico del SSN.

Sul punto, il Garante Privacy, con il parere n. 58 del 19 marzo 2020 si era espresso favorevolmente, evidenziando, in merito allo scambio di ricette tramite posta elettronica e short message service (SMS), oltre che per mezzo del Sistema di Accoglienza Centrale SAC e del FSE, che non sussistono impedimenti legati alla protezione dei dati personali nell’individuazione con tali modalità alternative alla consegna del promemoria cartaceo della ricetta elettronica, evidenziando la possibilità di prevedere canali digitali, alternativi alla stampa cartacea, rispettosi della disciplina in materia di trattamento dei dati sulla salute.

Tuttavia, il parere del Garante non ha mai tenuto conto di app di messaggistica istantanea come WhatsApp e similari, per le quali sussistono, oggettivamente, questioni di sicurezza e tutela dei dati personali e sanitari del paziente.

I tecnici della privacy, infatti, hanno da sempre suggerito, nelle loro consulenze, di evitare lo scambio di dati personali e sanitari dei pazienti tramite sistemi di messaggistica istantanea, salvo consenso espresso da parte del paziente a tale attività, ritenendo invece consentito l’inoltro per mezzo di app di messaggistica istantanea del solo codice NRE.

La prassi – estremamente diffusa – dello scambio del file contenente il promemoria della ricetta elettronica via WhatsApp è già molto diffusa, ma non è propriamente conforme al GDPR, salvo che vi sia il consenso espresso del paziente a tale scambio: il promemoria contiene, difatti, dati che consentono di identificare il paziente, come nome, cognome, codice fiscale, e al suo interno ritroviamo dati sanitari relativi al farmaco prescritto, dai quali si possono agevolmente dedurre le patologie da cui il paziente è affetto.

Teoricamente il file della ricetta elettronica scambiato tramite WhatsApp dovrebbe essere cifrato, e la chiave per decriptarlo dovrebbe essere inviata (con altro mezzo) al paziente, in modo di consentire solo a lui di poterlo leggere.

Nella pratica, sappiamo benissimo che – in maniera del tutto non conforme al GDPR – le ricette vengono scambiate con molta leggerezza tra pazienti, medici e farmacisti. Il rischio dello scambio via WhatsApp del promemoria della ricetta elettronica è quello di inoltrarlo, per errore, a un altro paziente o – peggio – a uno dei tanti Gruppi: in questo caso, i dati personali e sanitari del paziente sono stati messi a repentaglio, perché alla mercè di destinatari che non hanno il diritto di utilizzarli, e il medico o il farmacista, qualora vengano denunciati al Garante Privacy, sono passibili di sanzione.

Le difficoltà potrebbero aumentare dal 2025, perché l’estensione a farmaci come quelli da banco dell’obbligo di ricetta elettronica rischia – secondo gli operatori del settore – di ingolfare il sistema e di vanificare il principio per cui i farmaci da banco sono, per definizione, facilmente accessibili senza troppe complicanze burocratiche.

 

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Di: Manuela Calautti, avvocato

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