Cos’è la “tempesta tiroidea”, quali rischi comporta e come va trattata

Con “tempesta tiroidea” si indica un grave quadro di ipertiroidismo, associato ad un’alta mortalità. In un ebook formativo tutto ciò che c’è da sapere su fisiopatologia, clinica, diagnostica e terapia della tiroide

Sommario

  1. Linee guida e fattori predittivi
  2. Trattamento e raccomandazioni terapeutiche
  3. Diagnosi e gestione delle patologie tiroidee
  4. Gestione delle neoplasie maligne e impatti dei farmaci immunoterapeutici
  5. Prospettive future

Il termine "tempesta tiroidea" (TT) è apparso in letteratura intorno al 1920 per descrivere un grave quadro di ipertiroidismo (IT) associato ad alta mortalità, soprattutto nei pazienti sottoposti a chirurgia. La TT è una condizione clinica potenzialmente letale, associata a danni multiorgano che richiede un trattamento d'emergenza. L'introduzione di farmaci antitiroidei e del radioiodio negli anni Quaranta ha drasticamente ridotto l'incidenza della TT, rendendola oggi molto rara (1-2% dei ricoveri per IT). Per superare le difficoltà diagnostiche, nel 1993 Burch e Wartofsky hanno proposto la Burch-Wartofsky Point Scale (BWPS), basata su sei aspetti: termoregolazione, ritmo cardiaco, scompenso cardiaco, disfunzione gastrointestinale, sintomi neurologici ed eventi precipitanti.

Linee guida e fattori predittivi

Dal 2006, la Japan Thyroid Association (JTA), la Japan Endocrine Society (JES) e il Ministero della Salute giapponese hanno condotto una sorveglianza per valutare l'incidenza e stabilire i criteri diagnostici della TT. Nel 2016 sono state emanate le relative linee guida che riportano dati salienti: l'incidenza è di 0,2/100.000 persone/anno, con un 20% dei pazienti che sviluppa TT prima del trattamento con antitiroidei come metimazolo (MMI) o propiltiouracile (PTU). I fattori scatenanti includono l'interruzione della terapia e infezioni intercorrenti. Il tasso di mortalità, prevalentemente dovuto a complicanze multiorgano e scompenso cardiaco, è del 10,7%. Le concentrazioni di FT4 e FT3 non prevedono l'insorgenza di TT, ma il rapporto FT3/FT4 è inversamente correlato alla gravità della TT, suggerendo una soppressione dell'attività deiodasica (la tiroxina libera (FT4) è un ormone prodotto dalla ghiandola tiroide che, insieme alla triiodotironina libera (FT3), ha il compito di regolare i processi metabolici del nostro organismo).

Trattamento e raccomandazioni terapeutiche

Come spiegato nell’ebook formativo “Tutto sulla tiroide. Fisiopatologia, clinica, diagnostica e terapia” (responsabile scientifico: dott.ssa Irene Samperi dell’Associazione medici endocrinologi, dirigente medico in Diabetologia e malattie del metabolismo), presente sulla piattaforma Consulcesi Club (30 crediti ECM), il trattamento della TT richiede l'uso combinato di diversi agenti. Gli antitiroidei consigliati sono MMI 30 mg/die o PTU 300 mg/die, mentre lo iodio inorganico, somministrato in dosi elevate (200 mg/die di ioduro di potassio), sfrutta l'effetto Wolff-Chaikoff. I β-bloccanti cardioselettivi, come l'esmololo ev, sono preferiti per il controllo della tachicardia. In presenza di fibrillazione atriale, si usa digitale, inizialmente ev e poi os, monitorando attentamente eventuali segni di tossicità. I corticosteroidi, come idrocortisone 300 mg/die o desametasone 8 mg/die, riducono la conversione da T4 a T3. Nei casi ad alto rischio o con scarsa aderenza alla terapia farmacologica, si considera la terapia definitiva dell'IT (radioiodio o chirurgia). Le raccomandazioni terapeutiche, sebbene basate su studi osservazionali o serie di casi, forniscono un supporto notevole per la gestione della TT. L'aderenza a queste linee guida è ancora in valutazione per verificarne l'efficacia nel migliorare la prognosi e ridurre la mortalità della TT.

Diagnosi e gestione delle patologie tiroidee

Ma l’ebook non tratta solo della “tempesta tiroidea”. Il lavoro spazia infatti su tutto l’argomento e grazie alla preziosa collaborazione con l’Associazione medici endocrinologi è stato possibile fare il punto sullo stato dell’arte della patologia tiroidea.

È infatti presente un focus sulle tireopatie, che tra le patologie endocrino-metaboliche rivestono una notevole rilevanza a causa dell’elevata frequenza con cui si manifestano nella popolazione generale. Questo comporta un significativo impatto economico sul Sistema Sanitario Nazionale per la loro gestione. L’uso sempre più diffuso dell’ecografia e di altre tecniche di diagnostica per immagini, insieme alla diffusione di campagne di screening, ha comportato un notevole incremento delle diagnosi di patologie tiroidee, soprattutto nelle forme subcliniche.

Passando all’ipotiroidismo subclinico, questo viene diagnosticato sempre più frequentemente. Numerosi studi recenti hanno affrontato la questione della terapia sostitutiva in categorie specifiche di pazienti, come le donne in gravidanza e gli anziani fragili. L'approccio alla terapia deve essere personalizzato, considerando attentamente i benefici e i rischi per ciascun gruppo di pazienti.

Per quanto riguarda poi gli ipertiroidismi, ai clinici è richiesto di valutare i diversi trattamenti disponibili, considerando l’efficacia a breve e lungo termine e i potenziali effetti collaterali, al fine di orientare i pazienti verso la scelta terapeutica più appropriata. L’obiettivo è bilanciare i benefici del trattamento con i rischi associati, per garantire la migliore qualità di vita possibile.

Anche i noduli tiroidei costituiscono un reperto clinico piuttosto frequente, con una prevalenza che può arrivare fino al 68% nella popolazione generale. Considerando che le lesioni maligne rappresentano l’8-16% del totale, è fondamentale per gli specialisti disporre di criteri condivisi per individuare i noduli che necessitano di un approfondimento diagnostico. Le tecniche ablative ecoguidate sono diventate opzioni terapeutiche alternative alla chirurgia per la gestione dei noduli benigni con sintomi compressivi.

Gestione delle neoplasie maligne e impatti dei farmaci immunoterapeutici

Tra le neoplasie maligne, il carcinoma tiroideo differenziato è la forma più diffusa. Inoltre, per quanto sia solitamente caratterizzato da una prognosi favorevole, la gestione clinica può complicarsi per recidive locali o, meno frequentemente, per il riscontro di condizioni più aggressive, resistenti ai trattamenti di prima linea o metastatiche.

Una questione emergente riguarda gli effetti endocrini dei farmaci immunoterapeutici, sempre più utilizzati in ambito oncologico. Molti di questi farmaci sono responsabili di disfunzioni tiroidee di vario tipo, la cui incidenza e patogenesi sono ancora solo parzialmente conosciute. La gestione di queste disfunzioni richiede un attento monitoraggio e un approccio terapeutico personalizzato, per minimizzare gli effetti collaterali e migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Prospettive future

Negli ultimi anni, le tecniche ablative ecoguidate, come l’alcolizzazione per le cisti tiroidee e l'uso di laser e radiofrequenza per ridurre le dimensioni dei noduli solidi, hanno dimostrato di essere efficaci e sicure, con risultati stabili nel tempo. Queste tecniche rappresentano un’alternativa valida alla chirurgia tradizionale, dato che offrono soluzioni meno invasive per i pazienti con noduli tiroidei benigni.

In conclusione, le tireopatie rappresentano una sfida significativa per la medicina moderna e richiedono un approccio multidisciplinare e personalizzato. La diagnosi precoce, il monitoraggio costante e l'adozione di tecniche terapeutiche avanzate sono fondamentali per migliorare la gestione di queste patologie e garantire una migliore qualità di vita ai pazienti. Le collaborazioni tra specialisti e la condivisione delle conoscenze scientifiche continueranno a giocare un ruolo cruciale in questo ambito.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

News e approfondimenti che potrebbero interessarti

Vedi i contenuti