Comunicazione medico-paziente, l’importanza della formazione e delle soft skill

Una buona comunicazione medico-paziente può migliorare il servizio offerto dai professionisti sanitari ed evitare situazioni di tensione. Intervista alla dottoressa Lucilla Ricottini, specialista in pediatria pediatra e formatrice esperta in comunicazione in sanità e gestione dei conflitti

Sommario

  1. Quali FAD per stimolare i professionisti sanitari alla formazione?
  2. Comunicazione medico-paziente, c’è abbastanza formazione?

Una comunicazione efficace tra medico e paziente è fondamentale per garantire un servizio sanitario di qualità e prevenire incomprensioni che possono sfociare in situazioni difficili, come le aggressioni al personale sanitario. Saper ascoltare, comprendere e rispondere con empatia ai bisogni dei pazienti non solo favorisce la fiducia e la collaborazione, ma migliora anche l'aderenza alle terapie e gli esiti clinici.

Per gli operatori sanitari, formarsi continuamente su queste competenze attraverso corsi ECM è essenziale. Questi corsi offrono strumenti pratici per gestire le relazioni con pazienti e familiari, sviluppare tecniche di de-escalation nelle situazioni critiche e rafforzare la capacità di comunicare con chiarezza ed empatia.

In un contesto sanitario sempre più complesso, investire nella comunicazione non è solo un dovere professionale, ma un'opportunità per migliorare il benessere di tutti: operatori e pazienti. Una formazione adeguata può fare la differenza nel trasformare un ambiente potenzialmente conflittuale in un luogo di cura sicuro e sereno. Ne abbiamo parlato con Lucilla Ricottini, pediatra e formatrice esperta in comunicazione in sanità e gestione dei conflitti.

Quali FAD per stimolare i professionisti sanitari alla formazione?

Dottoressa, secondo lei quali strumenti di formazione a distanza potrebbero essere adottati per stimolare maggiormente i professionisti sanitari a partecipare a questi corsi?

Credo che uno dei problemi principali sia la gestione del tempo, che oggi è più complessa che mai. Di conseguenza, tutti gli strumenti che permettono una fruizione della formazione in tempi personalizzabili, come le FAD, possono essere molto apprezzati. Tuttavia, le FAD hanno il limite della freddezza e della schematicità. Per ovviare a questo, sarebbe utile sviluppare FAD più interattive, magari con casi clinici che stimolino la curiosità e aprano percorsi multipli. Un’altra idea potrebbe essere quella di utilizzare le FAD come preludio a un webinar programmato, che consenta maggiore interazione e vitalità. Inoltre, per alcune tematiche specifiche, come la comunicazione medico-paziente, è fondamentale prevedere anche corsi in presenza. Questo tipo di formazione permette di acquisire competenze che non sono solo cognitive, ma anche esperienziali: in questi casi è importante vivere l’esperienza, più che semplicemente apprenderla. Infine, è cruciale proporre temi aggiornati e di grande attualità, che possano stimolare l’interesse dei professionisti.

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Comunicazione medico-paziente, c’è abbastanza formazione?

Lei ha accennato alla comunicazione medico-paziente, un argomento molto importante. Esistono abbastanza corsi su questa tematica? E i medici, secondo lei, dovrebbero essere più incentivati a frequentarli, non solo per obbligo, ma anche per migliorare il rapporto con i pazienti?

Assolutamente sì. Nel settore sanitario ho riscontrato una crescente lungimiranza e apertura mentale rispetto alla comunicazione medico-paziente. Abbiamo realizzato molte FAD su questo tema, che sono state frequentate e apprezzate. Tuttavia, la comunicazione medico-paziente è qualcosa di altamente esperienziale. Consideriamo che il paziente non porta solo una domanda di salute, ma spesso anche richieste pressanti, che possono diventare motivo di conflitto, soprattutto in momenti di stress e sovraccarico lavorativo per i medici.

Essere in grado di gestire e affrontare anche l’aspetto emotivo dello stato psicologico del paziente significa migliorare la relazione, garantire una maggiore adesione alla terapia e prevenire i conflitti. Questo approccio porta benefici sia nella gestione dell’attività lavorativa, sia nell’efficacia delle cure, perché un paziente che si sente ascoltato e compreso segue la terapia con maggiore attenzione. Inoltre, una buona relazione riduce i rischi di problematiche medico-legali.

Abbiamo organizzato anche corsi in presenza, ma sorprendentemente le adesioni maggiori sono arrivate dai medici più anziani, mentre i giovani non sembrano ancora comprendere appieno l’importanza della relazione. Credo che questo tipo di formazione dovrebbe iniziare già durante gli anni universitari. Sono fermamente convinta dell’importanza di corsi misti, che combinino FAD e incontri in presenza, per sviluppare le soft skill, competenze che in ambito medico sono davvero fondamentali.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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