La Legge 219/2017 è una legge chiara e completa, frutto dell’elaborazione giurisprudenziale e di princìpi già sanciti dal codice deontologico. Rappresenta una pietra miliare nell’ordinamento giuridico italiano in materia di diritti dei pazienti e responsabilità dei professionisti sanitari. Non è una legge sul fine vita ma sulla relazione di cura: tuttavia, contiene molteplici aspetti che lo riguardano.
La normativa, infatti, si colloca in un quadro più ampio di tutela del diritto alla salute e all’autodeterminazione, sanciti dagli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione italiana. Con l’obiettivo di garantire il rispetto della dignità della persona e il diritto alla scelta consapevole, la legge introduce regole dettagliate sul consenso informato, le direttive anticipate di trattamento (DAT), la pianificazione condivisa delle cure e le modalità di gestione del fine vita. Mira, inoltre, a prevenire ipotesi di responsabilità professionale e conflitti legali che ne conseguono, fornendo un quadro chiaro di obblighi e responsabilità per medici e operatori sanitari.
La Legge 219/2017
La Legge 219/2017, entrata in vigore il 31 gennaio 2018, si compone di otto articoli che regolamentano vari aspetti fondamentali:
- Articolo 1: disciplina il consenso informato, garantendo al paziente il diritto di accettare o rifiutare i trattamenti sanitari, inclusi quelli salvavita. Il medico è obbligato a fornire informazioni complete, comprensibili e appropriate per consentire decisioni consapevoli;
- Articolo 2: introduce le direttive anticipate di trattamento (DAT), che consentono al paziente di esprimere in anticipo le proprie volontà sui trattamenti sanitari;
- Articolo 3: regola la figura del fiduciario, nominato dal paziente per rappresentarlo nelle decisioni sanitarie in caso di incapacità;
- Articolo 4: stabilisce la pianificazione condivisa delle cure, particolarmente rilevante nei casi di malattie croniche o degenerative;
- Articoli 5-8: affrontano aspetti specifici relativi alla ricerca clinica, alla formazione e alla tutela legale.
La relazione di cura, il consenso informato e la documentazione sanitaria
La relazione di cura è il fulcro della Legge 219/2017: definisce il rapporto tra medico e paziente come basato su fiducia e rispetto reciproci. Il consenso informato non si esaurisce nella firma di un documento, ma è un processo articolato che richiede una comunicazione chiara e completa. Il medico deve documentare ogni aspetto del percorso decisionale nella cartella clinica, che rappresenta una prova essenziale in caso di controversie legali.
Chi è il fiduciario?
Il fiduciario è una figura centrale prevista dall’articolo 3. È designato dal paziente e agisce come rappresentante nelle decisioni sanitarie in caso di sopraggiunta incapacità. Il suo compito è garantire che le volontà espresse dal paziente siano rispettate. La nomina deve avvenire per iscritto e può essere revocata in qualsiasi momento.
Terapia del dolore e sedazione palliativa profonda
L’articolo 2 sottolinea l’importanza della terapia del dolore e della sedazione palliativa profonda continua nei casi terminali. La sedazione palliativa profonda, somministrata per alleviare sofferenze insopportabili, richiede il consenso esplicito del paziente e una pianificazione condivisa con il fiduciario e con il team sanitario.
Minori e incapaci
L’articolo 1 tutela anche i diritti dei minori e degli incapaci, riconoscendo loro il diritto a essere informati e coinvolti nelle decisioni sanitarie in base alla loro capacità di comprensione. Le decisioni sono prese dai rappresentanti legali, in collaborazione con il medico e nel miglior interesse del paziente.
Direttive anticipate di trattamento (DAT): forme e ruolo del medico
Le DAT sono previste dall’articolo 2 della legge 219/17. Possono essere redatte per iscritto o registrate presso l’anagrafe sanitaria. Consentono a una persona capace di intendere e di volere di esprimere in anticipo le proprie volontà sui trattamenti sanitari futuri. Il medico deve rispettare le DAT, salvo che siano palesemente incongrue o non corrispondenti alla situazione clinica. In questi casi, la questione può essere sottoposta al giudice tutelare.
Il fine vita in Italia: giurisprudenza e casi emblematici
La discussione sul fine vita in Italia è stata influenzata da casi rappresentativi che hanno contribuito a chiarire l’applicazione della legge e i limiti del diritto all’autodeterminazione. Sebbene una legge specifica sul suicidio assistito non sia ancora stata introdotta, la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale ha rappresentato un passaggio cruciale, chiarendo le condizioni per accedere al suicidio medicalmente assistito. Grazie alla sentenza, infatti, in Italia è possibile richiedere parzialmente il suicidio medicalmente assistito, ossia l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico, rivolgendosi ad una struttura pubblica del SSN affinché sia verificata la presenza di suddetti requisiti e determinate circostanze:
- il paziente deve essere affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili;
- deve essere mantenuto in vita con trattamenti di sostegno vitale;
- deve essere pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli;
- deve essere assistito da un servizio pubblico sanitario.
In presenza di queste quattro condizioni e in base alla sentenza 242/2019 e alla legge 219/2017, la sospensione delle cure costituisce un diritto inviolabile del cittadino.
Tuttavia, la politica sta discutendo la spinosa questione della regolamentazione della morte assistita grazie a un disegno di legge (DDL) approvato dalla Camera e ora in esame al Senato. I punti principali del DDL prevedono questi passaggi:
- la richiesta deve essere scritta e sottoscritta davanti a due testimoni, con possibilità di videoregistrazione in casi particolari;
- il medico curante redige un rapporto dettagliato da sottoporre a un Comitato di valutazione clinica, che esprimerà un parere entro 30 giorni;
- in caso di parere negativo, il paziente può ricorrere al giudice competente.
I casi più noti in Italia hanno riguardato:
- DJ Fabo (Fabiano Antoniani): il caso di DJ Fabo ha portato all’ordinanza 207/2018 della Corte Costituzionale, che ha sollecitato il legislatore a disciplinare il suicidio assistito. Fabiano Antoniani, tetraplegico e cieco a seguito di un incidente, scelse di recarsi in Svizzera per accedere al suicidio assistito. La Corte Costituzionale ha stabilito la necessità di prevedere condizioni specifiche per i pazienti in tali situazioni;
- Davide Trentini: affetto da sclerosi multipla, Davide Trentini ha deciso di porre fine alla sua vita in Svizzera. Il caso ha messo in evidenza le difficoltà dei malati gravi a esercitare il diritto all’autodeterminazione in assenza di una normativa chiara in Italia;
- Federico Carboni ("Mario"): Federico Carboni è stato il primo caso italiano di suicidio assistito autorizzato dopo la sentenza 242/2019.
La recente normativa, dunque, ha introdotto ulteriori dettagli procedurali per garantire trasparenza e accesso equo al suicidio assistito, chiarendo il ruolo dei medici e delle strutture sanitarie pubbliche.
La mission del medico
La Legge 219/2017 ridefinisce il ruolo del medico, chiamandolo a coniugare la propria missione con il rispetto dell’autodeterminazione del paziente. Sebbene il principio fondamentale rimanga quello di curare e prendersi cura, la normativa introduce una nuova responsabilità etico-giuridica, fondata sulla capacità di ascolto e sulla condivisione delle decisioni. Il medico deve bilanciare il rispetto delle volontà espresse dal malato con il proprio ruolo di garante della salute e della dignità del paziente.
Come prevenire la responsabilità professionale: gestione etica e deontologica della relazione di cura
Per prevenire errori che possano generare ipotesi di responsabilità professionale, il medico deve gestire la relazione di cura con attenzione etica e deontologica. Questo implica:
- comprendere le esigenze, le aspettative e i timori del paziente, dimostrando empatia e rispetto;
- utilizzare un linguaggio comprensibile, evitando termini tecnici complessi, per spiegare diagnosi, prognosi e opzioni terapeutiche;
- registrare dettagliatamente tutte le informazioni rilevanti nella cartella clinica, incluse le conversazioni significative e le decisioni condivise;
- coinvolgere il paziente e, se necessario, il fiduciario o i familiari nelle decisioni terapeutiche, garantendo trasparenza e partecipazione;
- aggiornarsi costantemente: la formazione continua è necessaria per essere informati sulle normative, i protocolli clinici e le migliori pratiche e direttive da seguire;
- applicare rigorosamente le disposizioni della Legge 219/2017, rispettando il diritto del paziente all’autodeterminazione e le direttive anticipate.
Questi principi non solo rafforzano la fiducia del paziente, ma riducono anche il rischio di contenziosi, proteggendo il medico da potenziali responsabilità legali.
Il corso ECM dedicato
Il corso “Legge 219/17: consenso informato e prevenzione della responsabilità” da 3.0 ECM, disponibile sulla piattaforma FAD di Consulcesi Club, fornisce un approfondimento completo sulla Legge 219/2017, evidenziando gli aspetti giuridici, etici e operativi relativi al consenso informato, alle disposizioni anticipate di trattamento (DAT) e alla responsabilità professionale del personale sanitario. L’obiettivo è formare i partecipanti a gestire con appropriatezza la relazione di cura, nel senso di relazionarsi correttamente con il paziente dal punto di vista etico e deontologico al fine di prevenire errori tali da poter generare ipotesi di responsabilità professionale. Nel dettaglio verranno forniti tutti gli elementi utili in materia di consenso informato, rifiuto di cura, Dat e pianificazione condivisa delle cure.
La Responsabile Scientifica del corso ECM è Paola Frati, professore ordinario di Medicina legale presso l’Università degli Studi di Roma “Sapienza” e titolare di numerosi insegnamenti di medicina legale, bioetica e deontologia. La professoressa Frati è considerata un’esperta del settore: membro di società scientifiche ed organizzatrice di numerosi convegni sul tema della medicina legale, ha vinto premi scientifici e progetti di ricerca. È autore di più di 200 pubblicazioni edite sia su scala nazionale che su riviste giuridiche di Fascia A sia su scala internazionale con impact factor. Le sue linee di ricerca principali riguardano la responsabilità sanitaria, la bioetica, l’acquisizione delle evidenze nel processo.