Il fine vita si riferisce al periodo in cui termina la vita di una persona, nel corso del quale può succedere di doversi interrogare su complesse decisioni da prendere in relazione alla gestione del dolore, alla qualità della vita e alle modalità con cui affrontare la morte. In questo contesto, il concetto di morte assistita comprende pratiche come il suicidio assistito e l'eutanasia, volte, entrambe, a consentire una morte dignitosa per chi soffre di malattie gravi, croniche e incurabili.
Suicidio assistito ed eutanasia: la differenza
Spesso utilizzati come sinonimi, in realtà differiscono per le modalità di esecuzione e di coinvolgimento altrui. Hanno in comune la volontà - libera e consapevole - della persona - cosciente e in grado di capire le conseguenze delle proprie azioni - che ne fa richiesta e l’esito finale. Nel caso del suicidio assistito, è il paziente che ne fa richiesta ad autosomministrarsi il farmaco letale, nelle sue piene capacità cognitive, per porre fine a sofferenze e dolore. È regolamentato in alcuni Paesi, mentre in Italia è possibile in determinate circostanze: malattia irreversibile, gravi sofferenze fisiche o psichiche, sopravvivenza grazie a trattamenti di sostegno vitale, piena capacità decisionale. Grazie alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, in Italia è possibile richiedere il suicidio medicalmente assistito, ossia l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico, rivolgendosi alla struttura pubblica del SSN affinché sia verificata la presenza di suddetti requisiti.
L’eutanasia, invece, prevede l'intervento di un medico per la somministrazione, su richiesta del paziente. È legale in alcune nazioni europee come Olanda e Belgio, ma è illegale in Italia. Attualmente costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale.
Al contrario, come abbiamo visto, il suicidio medicalmente assistito in determinati casi e la sospensione delle cure – intesa come “eutanasia passiva” – costituisce un diritto inviolabile in base alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale e alla legge 219/2017.
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Il contesto italiano e il caso "dj Fabo"
In Italia, dunque, il suicidio assistito è stato reso parzialmente accessibile con la sentenza 242/2019 – nota come il caso "dj Fabo" - che ha definito i requisiti per considerarlo legittimo. Tuttavia, la politica sta discutendo la spinosa questione, con la regolamentazione della morte assistita grazie a un disegno di legge (DDL) approvato dalla Camera e ora in esame al Senato. Questo provvedimento intende stabilire regole precise per consentire il suicidio assistito in condizioni specifiche, in linea con le precedenti decisioni della Corte Costituzionale. La legge intende garantire sia la libertà individuale che la tutela contro possibili abusi.
La discussione sul fine vita, da sempre molto dibattuta, ruota attorno a due principi:
- Autodeterminazione: il diritto del paziente di decidere sulla propria vita
- Tutela della vita: la necessità di proteggere la vita tutelando la persona da pressioni esterne che potrebbero influenzarne le decisioni
I punti principali del DDL sul fine vita: requisiti di accesso e procedura
Il disegno di legge sul fine vita approvato alla Camera e in discussione al Senato mira a regolamentare il suicidio assistito in Italia. Per richiedere il suicidio assistito, una persona deve soddisfare criteri rigorosi: condizioni mediche, dipendenza da trattamenti vitali e capacità decisionale. Nello specifico, deve:
- Soffrire di una patologia irreversibile;
- Sperimentare dolori fisici o psicologici insopportabili;
- Essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale;
- Essere pienamente capace di intendere e volere al momento della richiesta.
La normativa prevede una serie di passaggi:
- La richiesta deve essere scritta e sottoscritta davanti a due testimoni, con possibilità di videoregistrazione in casi particolari
- Il medico curante redige un rapporto dettagliato da sottoporre a un Comitato di valutazione clinica, che esprimerà un parere entro 30 giorni
- In caso di parere negativo, il paziente può ricorrere al giudice competente.
L’obiezione di coscienza è prevista per i medici, ma le strutture sanitarie pubbliche devono comunque garantire il servizio. Durante il processo decisionale, il paziente riceve assistenza continua e un sostegno psicologico affinchè possa valutare alternative come le cure palliative.
Il DDL nasce dalla necessità di colmare un vuoto legislativo, consolidando quanto stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 242/2019. La Corte ha ribadito che il diritto all'autodeterminazione è fondamentale, ma deve essere bilanciato con la tutela della vita e la regolamentazione e il controllo delle procedure per evitare interpretazioni e abusi.
Il Film formazione “Carlo e Clara”
Il film formazione “Carlo e Clara”, cortometraggio del regista Giulio Mastromauro è stato presentato in numerosi festival, tra cui il Festival del Cinema Europeo di Lecce e il Cannes Short Film Corner, ricevendo diversi premi per regia, fotografia e recitazione. La trama segue le vicende di una coppia di anziani, Carlo e Clara, in una strana sala d’attesa: a breve infatti ritorneranno, reincarnati, sulla Terra. Ma Clara questa volta è preoccupata: vale la pena affrontare di nuovo questo dolore? Le parole rassicuranti di Carlo la convincono e i due si incamminano verso una nuova vita… Una storia d’amore, dunque, che va oltre la vita: l’obiettivo è trasmettere un messaggio di rinascita e stupore verso la vita e ogni suo singolo istante. Interpretato da Angela Goodwin e Franco Giacobini, il cortometraggio si distingue per la poesia visiva e la qualità della recitazione. La musica include un inedito di Lucio Dalla e aggiunge all’opera una forte componente emotiva.
Il corso ECM sul fine vita
Al film formazione è correlato il corso “Il fine vita: approccio integrato alle cure palliative” da 9 crediti ECM e disponibile sulla piattaforma Consulcesi Club. Affronta il delicato ambito del fine vita, oggi particolarmente dibattuto, per condividere con i Professionisti Sanitari le migliori modalità di approccio e il protocollo della sedazione palliativa.
L’obiettivo resta sempre quello di accompagnare il paziente nel modo meno doloroso possibile, sia a livello fisico che psicologico. Il corso approfondisce gli aspetti chiave relativi alle cure palliative in oncologia, destinate dunque al trattamento dei pazienti in fase terminale. Partendo dall'identikit del paziente e dalle difficoltà legate alla condizione patologica, si chiarisce cosa si intende per cure palliative, cosa sono e quando attivarle. Esistono, infatti, fondamenti farmacologici chiave che guidano la pratica della sedazione palliativa, differente a seconda dei casi.
È dunque, necessario conoscere quali sono i farmaci impiegati nella sedazione terminale e quali gli effetti sui pazienti.
Una sezione del corso è dedicata al ruolo chiave dell'infermiere nella gestione delle cure palliative domiciliari e un’altra al punto di vista del palliativista, che fornirà una prospettiva professionale sul tema. Il Responsabile scientifico del corso FAD è il dottor Andrea Andreucci, infermiere di emergenza preospedaliera, presidente nazionale della Società Italiana degli Infermieri di Emergenza Territoriale (SIIET). I partecipanti acquisiranno conoscenze e competenze per affrontare la gestione dei pazienti in fase terminale e la sedazione palliativa e saranno in grado di valutare le opzioni farmacologiche appropriate.