Tradizionalmente, la responsabilità professionale dell'infermiere, così come degli altri operatori sanitari, è stata affrontata principalmente in “una prospettiva negativa”. Ciò implica la “responsabilità penale delle azioni compiute, che spesso si riflette anche in una responsabilità civile”. Inoltre, l'aspetto ordinistico sottolinea la responsabilità nell'affrontare eventuali errori professionali. Tuttavia, è importante considerare anche “la responsabilità positiva derivante dalla corretta applicazione delle linee guida, dei protocolli e delle buone pratiche”, nonché dall'utilizzo della “creatività, della scienza, dell'arte, della filosofia e dell'epistemologia del nursing nella disciplina”. Questa responsabilità positiva può portare a una storia di buona sanità, migliorando l'assistenza e i risultati per i pazienti. Ne è convinto Pio Lattarulo, Dirigente sanitario di Area infermieristica e ostetrica e Dirigente delle Professioni Sanitarie presso il PO Orientale e il Distretto Sociosanitario nr. 7 dell’ASL Taranto.
Secondo Lattarulo, l’introduzione della legge 42 del 1999 ha “contribuito a ridefinire il profilo professionale dell'infermiere conferendogli maggiore dignità. Prima di tale normativa, le professioni sanitarie erano suddivise in principali e ausiliarie, e l'infermiere ricadeva in quest'ultima categoria”. Tuttavia, con l'affermarsi di questa nuova legge, si è aperto uno spazio di riflessione sul profilo professionale infermieristico che, dopo quasi trent'anni, potrebbe meritare una revisione”. La legge 42 sottolinea che “l'infermiere deve svolgere attività in linea con la propria formazione, evitando di sconfinare nelle attribuzioni di altre professioni. Per quanto riguarda, infine, l'introduzione del regime di extra moenia per la categoria infermieristica, questa “offre nuove opportunità e cambia gli scenari di responsabilità per gli infermieri”.