Sono passati 20 anni dall’istituzione della “legge antifumo” che nel giro di due decenni avrebbe contribuito significativamente a ridurre il numero dei fumatori in Italia. Entrata in vigore il 10 gennaio del 2005, la legge Sirchia (dal nome del ministro della Salute che la propose), vietava definitivamente il fumo nei luoghi pubblici chiusi cambiando radicalmente, seppur non senza forti resistenze, le abitudini di tutto il Paese.
Se dalla sua entrata in vigore fino al Covid-19 avevamo assistito ad una diminuzione dei fumatori o comunque a numeri pressoché stabili, gli ultimi dati presentati dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) a maggio 2022 identificano come fumatori oltre il 24% della popolazione italiana. Con un balzo in avanti di oltre 2 punti percentuali registrato tra il 2020 e il 2022, pari a 800mila fumatori in più rispetto agli 11,6 milioni del periodo pre-pandemico.
La preoccupante crescita, non solo di sigarette “tradizionali”, ma anche di utilizzatori di sigarette a tabacco riscaldato (triplicati rispetto al 2019 fino a comprendere il 3,3% della popolazione) inizia a far parlare le Istituzioni di una possibile estensione del divieto nei luoghi chiusi anche alle sigarette elettroniche. Oltre che dell’ampliamento della legge 3/2003 “per estendere il divieto di fumo in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza; eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi; estendere il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina”, come di recente dichiarato dall’attuale Ministro della Salute Orazio Schillaci, in audizione in Commissione Affari sociali della Camera.
I danni del fumo alla salute: le ultime scoperte
Cuore, polmoni, ma anche cervello. Ad estendere la già lunga lista dei gravi danni causati dal fumo al nostro organismo arriva un nuovo studio pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease condotto da un gruppo di ricercatori dell’Ohio State University. Secondo quanto osservato nell’ampia indagine, che ha visto la partecipazione di 136mila persone dai 45 anni di età in su, ci sarebbe una correlazione tra fumo e declino cognitivo. Se infatti l’11% dei coinvolti, riferisce sintomi di “subjective cognitive decline (SCD)”, in particolar modo difficoltà di memoria e confusione mentale, la prevalenza tra il gruppo dei fumatori è 1,9 volte superiore rispetto ai non fumatori.
La buona notizia però, raccontano i ricercatori, risiederebbe nella possibilità di recuperare le funzioni celebrali “annebbiate” dal fumo, ovviamente smettendo.
Secondo quanto si apprende dall’indagine, infatti, tra coloro che hanno smesso di fumare da meno di 10 anni il calo delle performance cognitive è di 1,5 superiore rispetto ai non fumatori, mentre chi ha smesso da più di 10 anni riporta una differenza quasi nulla rispetto a chi non ha mai fumato.
A rischio anche la salute degli occhi. Se è da tempo noto che il fumo aumenta il rischio di sviluppare patologie oculari, la degenerazione maculare età-correlata fino a oltre 5 anni prima rispetto ai non fumatori, nonchè la perdita permanente della vista, un nuovo documento prodotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità e l’Università di Newcastle, mette in guardia circa i possibili rischi associati anche agli aromi contenuti nelle sigarette elettroniche. Secondo quanto racconta l’OMS, infatti, questi “possono aumentare la produzione di radicali liberi, che danneggiano il DNA e possono portare alla cataratta”, oltre che “ridurre il flusso sanguigno agli occhi, alterare la funzione retinica e aumentare il rischio di sviluppare cancro agli occhi”.
Proprio sulle sigarette elettroniche si sono concentrate di recente molteplici ricerche scientifiche che, seppur rappresentando indagini preliminari, sembrano mostrare una loro scarsa efficacia nel condurre al completo abbandono del tabagismo, oltre a rischi che vanno dalla salute orale ai più preoccupanti danni dei vasi sanguigni.
Sigarette elettroniche: le ultime scoperte
Ne parlava già nel 2021 un rapporto pubblicato dal Comitato scientifico della Commissione europea (SCHEER – Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks) volto a valutare i rischi sanitari emergenti mostrando elementi di prova moderati circa i rischi di danni irritativi locali alle vie respiratorie e di livello moderato, ma in crescita, circa effetti nocivi al sistema cardiovascolare.
Dallo stesso report emergevano inoltre elementi di prova da deboli a moderati dei rischi di cancerogenicità per le vie respiratorie a seguito di un’esposizione prolungata alle nitrosammine, all’acetaldeide e alla formaldeide, concludendo infine con forti elementi di prova del rischio di avvelenamento e lesioni a causa di ustioni ed esplosioni.
Accanto a questo, due più recenti studi hanno mostrato danni alle cellule dei vasi sanguigni causato dalle e-cigarette. Dalle ricerche condotte, una sugli esseri umani e l’altra sui topi, – pubblicate su Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology – gli esperti hanno scoperto che le cellule dei vasi sanguigni di coloro che fumano sigarette tradizionali e sigarette elettroniche rilasciano una quantità significativamente maggiore di ossido nitrico rispetto alle cellule del sangue dei non fumatori, oltre a maggiore permeabilità delle cellule endoteliali e di maggiore rilascio di perossido di idrogeno tra i consumatori delle nuove sigarette rispetto ai primi (ma anche rispetto ai non fumatori).
A peggiorare ulteriormente la reputazione delle nuove soluzioni, si aggiunge infine l’ipotesi di danneggiamento dei denti. In particolar modo, un nuovo studio pubblicato sul Journal of the American Dental Association ha riscontrato una significativa differenza tra chi usa sigarette elettroniche e chi no. L’analisi, condotta su 13mila individui di età superiore ai 16 anni sottoposti a cure dentali tra il 2019 e il 2022 ha mostrato infatti che tra chi “svapa” il 79% ha avuto almeno una carie, contro il 60% di chi non fuma le e-cig.
Sebbene saranno necessarie ulteriori indagini per valutare gli effettivi rischi correlati alle nuove sigarette; il crescente numero di ricerche sembra indebolire sempre di più la convinzione, ancora molto diffusa, della mancanza di controindicazioni sull’uso delle e-cigarette e sulla loro utilità nel condurre le persone a fumare meno e a smettere completamente.
Prevenzione contro il fumo
In questo contesto, le ultime rilevazioni assestano al 61% i fumatori che dichiarano di aver pensato di smettere, contro solo il 37% che dice di essere stato invitato dal medico a smettere completamente. Un non poco rilevante 21,1% afferma, invece, di non aver mai parlato della propria abitudine con il proprio medico curante. Le nuove strette annunciate dal Ministero della Salute appaiono quindi fondamentali per salvaguardare la salute collettiva.
Accanto ai divieti però, ricordano i professionisti della salute che compongono il team di docenti dei corsi FAD Consulcesi, è necessario implementare strategie di sensibilizzazione e prevenzione, a partire proprio dagli addetti ai lavori che devono essere aggiornati sui rischi collegati alle nuove sigarette al fine di informare nel modo più appropriato i propri pazienti, oltre che essere in grado di assistere questi nel percorso verso una vita smoke-free.
Prevenzione cardiovascolare
Con le malattie cardiovascolari che rappresentano il 34,8% di tutti i decessi in Italia (rilevazioni ISTAT 2018), e un oltre 40% di italiani che nel 2022 ancora “sottovaluta i rischi legati ad alti livelli di colesterolo” e circa “1 su 3 che ritiene il rischio di mortalità legato all’ipercolesterolemia debba preoccupare solo chi ha problemi cardiaci pregressi” come racconta l’indagine SWG per Sanofi presentata in occasione del Convegno “La prevenzione che sta a cuore. Malattie cardiovascolari e colesterolo nei pazienti ad alto rischio: agire prima, in modo intensivo e efficace, per ridurre la mortalità” (svoltosi a Milano a settembre 2022), risulta particolarmente fondamentale incrementare la prevenzione e la conoscenza della popolazione circa il rischio cardiovascolare.
“Per contrastare le patologie cardiovascolari occorre favorire nella popolazione corretti stili di vita fin dalla giovane età” oltre che “avere conoscenza sul corretto utilizzo di farmaci finalizzati al trattamento degli stessi fattori di rischio di patologie cardiovascolari”, ricorda anche il responsabile scientifico Leonardo Calò nell’introduzione al corso di formazione ECM “Al cuore della prevenzione. Le novità in materia di prevenzione cardiovascolare” realizzato con Consulcesi.
Il corso, in formato di video-lezioni, si prefigge di fornire a medici e professionisti sanitari gli ultimi aggiornamenti in materia, guardando in particolar modo al ruolo dell’alimentazione e alle nuove acquisizioni sul trattamento delle dislipidemie e del diabete mellito.
Sempre sul tema della prevenzione cardiovascolare, l’azienda leader nella formazione ECM propone inoltre il corso di approfondimento “Terapia e prevenzione del danno microvascolare nel paziente diabetico” che vede come responsabile scientifico Vincenzo Toscano, endocrinologo ed ex Presidente dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME), nella quale ad oggi ricopre il ruolo di Coordinatore Editoriale e della FAD.