Social media per professionisti sanitari: come farne un uso etico

Il diffusissimo trend social che ha conquistato la sanità: come i professionisti sanitari devono utilizzare in maniera etica i social media.

Sommario

  1. Uso appropriato ed etico delle piattaforme social: cosa sapere
  2. I punti da tenere a mente
  3. Come evitare i peggiori rischi?

Negli ultimi anni abbiamo visto come la tecnologia sia stata un valido aiuto in tempi in cui il distanziamento sociale era necessario. Sulla scia di quanto vissuto non è raro che informazioni e consulenze mediche avvengano online.  Rapidità ed efficacia, attraverso l’utilizzo dei social, risultano essere degli ottimi alleati per raggiungere un vasto pubblico e rispondere a domande e preoccupazioni dei pazienti, riuscendo a scorgere anche quali sono i dubbi più diffusi.

In tal senso, la conseguenza diretta potrebbe essere quella di occuparsi dell’educazione sanitaria. Sono moltissimi, infatti, gli operatori in ambito sanitario che si affidano ai social per educare il pubblico su una vasta gamma di argomenti legati alla salute. Condividono informazioni sulla prevenzione delle malattie, su pratiche di vita sana e su ultime scoperte mediche. Questo aiuta a migliorare la consapevolezza del pubblico e a promuovere la salute.

Più volte, inoltre, abbiamo visto come il networking tra medici sia favorito dai social media che offrono, così, un modo di comunicare tra loro, condividere esperienze e best practice e partecipare a discussioni professionali. Gruppi ed elenchi dedicati online e su piattaforme come facebook o LinkedIn possono essere utilizzati per scambiare informazioni e ottenere consigli dagli altri colleghi.

Si usano, inoltre, i social media per promuovere la propria professione. I professionisti sanitari creano pagine aziendali su Facebook, X o Instagram per condividere informazioni sulla loro specializzazione, servizi offerti e orari di apertura. Questo può aiutare a raggiungere nuovi pazienti e a creare un brand personale e quindi una reputazione online. Alcuni professionisti sanitari, inoltre, si concentrano sulla sensibilizzazione riguardo a specifiche questioni di salute. Ad esempio, potrebbero utilizzare una campagna su X per promuovere la prevenzione del cancro al seno o diffondere consigli sulla salute mentale attraverso post su facebook.

In tutta questa evoluzione che risulta accorciare le distanze medico-paziente, però, vi è un importante aspetto da sottolineare: i medici devono essere consapevoli delle linee guida etiche e professionali quando utilizzano i social media.

Prima di analizzarle nel particolare, è possibile affermare che generalmente i professionisti sanitari dovrebbero evitare di fornire consulenza medica personalizzata senza una visita diretta, proteggere la privacy dei pazienti e sostenere l’accuratezza delle informazioni condivise.

Uso appropriato ed etico delle piattaforme social: cosa sapere

Fino allo scorso luglio 2023, in Italia mancavano le raccomandazioni da parte di organismi istituzionali mentre in tanti altri Paesi erano state diverse le associazioni mediche ad esprimersi, come anche la Federazione nazionale dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri.

Le aree che necessitavano di chiarimenti sono:

  1. riservatezza dei dati;
  2. gestione delle richieste di amicizia da parte dei pazienti;
  3. creazione di più profili (personale e professionale);
  4. dichiarazione di eventuali conflitti di interesse;
  5. affermazioni diffamatorie o ambigue (fake news, cioè l’uso di affermazioni non scientifiche).

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I punti da tenere a mente

Se guardiamo soltanto all’utilizzo dei social media, le raccomandazioni sottolineano 16 importanti punti da tenere a mente.

Prima di ogni cosa, è importantissimo che sia medici che professionisti sanitari in generale tengano ben separata la vita privata da quella professionale e per questo è fortemente raccomandata l’apertura di due profili.

Per non incorrere in complicazioni di vario genere è poi necessario, sul proprio profilo professionale, assumersi la responsabilità di ciò che si diffonde, dichiarando che si sta parlando a titolo personale e non a nome della struttura per cui si lavora.

Per le piattaforme che lo consentono, inoltre, è bene fare un check sull’identità di chi ci richiede il contatto, facendo attenzione a chi lo si concede per evitare di compromettere la propria reputazione online e per creare affidabilità nella relazione che si stabilisce con i pazienti.

Inoltre, è importante tenere bene a mente che un professionista sanitario sui social ha un unico obiettivo: contribuire alla diffusione della cultura scientifica e dell’informazione sanitaria scrivendo di salute, cioè di prevenzione, sanità pubblica, promozione della salute, contrasto alle fake news anziché di “farmaci” e cure. L’accuratezza scientifica dei contenuti diffusi deve continuare anche attraverso il contatto tramite messaggistica istantanea.

Vietato fornire consulenza clinica personalizzata tramite social: sarebbe svilente per chi la fornisce, poco affidabile per chi la riceve. La telemedicina e la televisita è altro rispetto alla consulenza tramite social.

Il professionista sanitario che comunica tramite social, inoltre, deve sempre evitare di diffondere informazioni sanitari personali riguardo ai pazienti, facendo attenzione alla divulgazione di dati sensibili che potrebbero ledere la privacy di ciascuno e avere risvolti legali importanti. Stesso grado di cautela è richiesto nella diffusione di giudizi, opinioni, commenti sui pazienti.

Nella pubblicazione di qualsiasi contenuto, è necessario tenere a mente che: la diffamazione e il mancato rispetto della privacy e del diritto d’autore sono punibili dalla legge e ciò che si pubblica sui social network può appartenere a chiunque ed essere disponibile a tempo indeterminato. Una volta pubblicato un messaggio, l’autore perde il controllo dello stesso e della sua diffusione.

Prima di postare un messaggio, inoltre, è utile pensare a come il pubblico vedrà il contenuto e quali potrebbero essere le conseguenze. Immedesimarsi in maniera empatica è sempre utile e conveniente.

Le raccomandazioni, poi, prevedono che si gestisca al meglio la propria privacy e i profili personali, attraverso la comprensione degli strumenti disponibili sui social network e la formazione ad hoc.

Qualora si decida di prendere ad esempio un caso clinico e o raccontare particolari risultati positivi o altri aspetti curiosi insorti, deve essere garantito l’anonimato anche nelle discussioni conseguenti. Inoltre, eventuali conflitti di interessi nel post dovrebbero essere chiariti con un “tag” elettronico (es. #COI o #noCOI) o link al “modulo di segnalazione”.

Come evitare i peggiori rischi?

Affidarsi a professionisti della comunicazione e consulenti legali specializzati nel settore può essere una soluzione efficace per garantire un utilizzo etico dei social media. Questi esperti possono fornire orientamento e consulenza su come gestire la presenza online in modo responsabile, evitando situazioni che potrebbero essere dannose o non etiche.

I professionisti della comunicazione possono aiutare i medici a sviluppare una strategia di social media efficace, educando sulle migliori pratiche di comunicazione digitale e fornendo linee guida su cosa condividere e cosa evitare. Possono fornire formazione sulle normative e le leggi riguardanti la privacy dei pazienti, aiutando a comprendere come proteggere le informazioni sensibili e come interagire sui social media in modo legale ed etico.

I consulenti legali specializzati possono assistere i medici nel navigare nel complesso contesto legale dell’uso dei social media. Possono fornire informazioni sulle leggi e i regolamenti relativi alla pubblicità e alla promozione dei servizi medici, sulla gestione delle recensioni online e sulle possibili conseguenze legali in caso di violazione delle norme.

Inoltre, sia i professionisti della comunicazione che i consulenti legali possono offrire supporto nella gestione delle crisi online. Essi possono aiutare i medici ad affrontare situazioni di feedback negativo o controversie online, fornendo linee guida su come rispondere in modo appropriato e rispettoso, minimizzando il rischio di danni alla reputazione o di violazioni della privacy dei pazienti.

Di: Cristina Saja, avvocato

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