Alimentazione e nutrizione nella lotta ai tumori

Nonostante i grandi progressi compiuti nella diagnosi precoce e nel trattamento, il cancro è ancora un’emergenza. Un ruolo cruciale nel suo sviluppo è ricoperto dall’alimentazione e dal benessere complessivo dell’organismo.

Sommario

  1. Il peso dell’obesità 
  2. La rivoluzione dei nutrienti 
Gli ultimi dati (relativi a ottobre 2021) parlano di circa mille nuovi casi di cancro diagnosticati in Italia ogni giorno. Per un totale di circa 377 mila nuove diagnosi l’anno, i tumori più frequenti risultano essere quelli della mammella (14,6%), seguiti da quello del colon retto (11,6%), del polmone (10,9%) e della prostata.   “Il cancro oggi è ancora un’emergenza”, ricorda l’AIRC in occasione dei “Giorni della Ricerca” in programma dal 6 al 13 novembre, appuntamento annuale attraverso cui la Fondazione invita ad una “mobilitazione collettiva per cambiare tutti insieme il domani, accelerando il lavoro dei ricercatori impegnati a sviluppare diagnosi sempre più precoci e terapie più efficaci per tutti i pazienti”.   Sebbene l’insorgenza di questa patologia sia influenzata da una molteplicità di fattori non modificabili, come quelli genetici, il sesso e l’età, molti altri sono invece riconducibili ad abitudini e stili di vita. Secondo le stime dell’ISS, infatti, circa il 37% dei decessi legati a tumori nei Paesi ad alto reddito è legato a cause quali fumo di tabacco, alimentazione non salutare, inattività fisica, uso eccessivo di alcol ed eccesso ponderale.   Se per lungo tempo gli occhi degli esperti hanno guardato con particolare attenzione alla “cura della malattia” oncologica attraverso lo sviluppo di terapie farmacologiche sempre più mirate e il miglioramento dell’intervento chirurgico, soprattutto negli ultimi vent’anni lo sguardo si è ampliato e approfondito a tal punto da permettere di lavorare sul “mantenimento della salute” - intesa come il benessere e l’equilibrio psicofisico della persona - attraverso la modifica proprio di quei “fattori esterni e modificabili”, con l’obiettivo di prevenire l’insorgenza di patologie e di sostenere meglio l’organismo nell’eventuale insorgenza di queste.  

Il peso dell’obesità 

  Nella lotta contro i tumori ma non solo, infatti, “è importante sottolineare che quando parliamo di ‘fattori di rischio’ non solo intendiamo la maggiore probabilità che l’organismo ha di sviluppare la patologia, ma anche la minore ‘capacità di cura’ di questo”, spiega Antonio Moschetta - Responsabile di ricerca AIRC su metabolismo dei tumori e regolazione genica, ex-allievo del premio Nobel Al Gilman, professore Ordinario di Medicina Interna presso l’Università Aldo Moro (Bari) – intervenuto durante il congresso AME divenuto poi corso di formazione Consulcesi “Cancro e alimentazione. Il ruolo di metabolismo, microbiota e microbioma”, disponibile fino al 31 dicembre, data ultima per il conseguimento dei crediti ECM obbligatori previsti per medici e professionisti sanitari per il triennio 2020-2022.     “Nel caso, per esempio, di sovrappeso e obesità, parliamo del 15-20% di mortalità da tumori collegata a queste condizioni, e una riduzione dal 30 al 35% della ‘capacità di curare’ il cancro a seguito di una condizione di obesità addominale”, prosegue l’esperto.   Sebbene, come anche sottolinea Moschetta, il rapporto tra metabolismo e cancro necessiti di ulteriore approfondimento, molteplici ragioni sono state già ipotizzate per spiegare la correlazione tra stato dismetabolico del soggetto e la progressione di alcune delle neoplasie più diffuse. Tra queste, vi è quella che guarda all’infiammazione sistemica favorita dal grasso addominale che tende a rendere l’organismo più resistente alle terapie attraverso il rilascio di molecole, e quella che fa riferimento agli ormoni che sempre il grasso addominale spinge l’organismo a sintetizzare, andando così ad alimentare e rendere più aggressiva la malattia.   Il continuo progresso compiuto in questo ambito, insieme a quello proveniente dall’epigenetica, la nutrigenomica e la nutrigenetica, stanno permettendo agli scienziati di capire sempre di più come i fattori esterni, da quelli presenti nell’ambiente a quelli contenuti negli alimenti, agiscono sul nostro DNA e sulla progressione di patologie come i tumori.  

La rivoluzione dei nutrienti 

  “La grande rivoluzione è sapere che la maggior parte dei nutrienti sono in grado di andare direttamente al nucleo della cellula, accendendo l’espressione di geni che diventano proteine con specifiche funzioni - prosegue Moschetta nel suo intervento - Ma sappiamo anche che gli effetti positivi che la maggior parte di questi componenti possono avere sui nostri geni vengono meno nel momento in cui vi è una condizione di infiammazione, obesità o diabete, poiché il DNA si troverà già impegnato, per così dire, a risolvere queste problematiche”.   Questa condizione di ‘equilibrio’ necessaria all’organismo, come la definisce più volte Moschetta, sottintende anche il funzionamento dei farmaci che rischiano così di essere meno efficaci.   “Viene da sé che se da un lato non è corretto parlare di cibo ‘anti-tumorale’ poiché come abbiamo detto le proprietà contenute nei cibi potrebbero non essere assorbite a seguito di altre circostanze che interessano l’organismo, una corretta alimentazione può sicuramente influenzare positivamente la risposta di questo alla patologia”, ribadisce allora il ricercatore.   Tra le ultime novità a proposito di ‘effetti’ inaspettati, quelle raccolte in uno studio pubblicato pochi mesi fa proprio da Moschetta sulla rivista scientifica iScience (Cell Press). Questa che guarda al cruciale ruolo dell’intestino, mostra come “noci, mandorle, o comunque integratori a base di acidi grassi, come gli Omega 6, possono portare il soggetto ad ingrassare e a sviluppare il diabete. A condizione, però, che l'intestino sia "ossidato", che cioè abbia "un danno ossidativo”.   Infatti, come ha raccontato l’esperto anche a Repubblica, un intestino ossidato e la relativa carenza di enzimi spinge il pancreas a produrre più insulina a parità di zuccheri assunti. “Questa a sua volta causerà da un lato la trasformazione del glucosio in grasso addominale, dall'altro l'insorgenza di sintomi come la necessità di mangiare a due ore dal pasto, stanchezza dopo aver mangiato o sudorazioni non dimostrate".   “Ascoltare l’organismo”, è quindi il monito di Moschetta che sottolinea come è possibile migliorare la nutrizione senza rinunciare al gusto.   Anche il classico gonfiore può essere un segnale che qualcosa non va nel nostro stile di vita, spiega l’esperto. “Dal momento che questo deriva dal consumo eccessivo di cibi ricchi di farine raffinate, lieviti e derivati del latte, dovremmo andare ad agire riducendo il consumo dei carboidrati, prediligendo quelli integrali, dare priorità alle proteine vegetali, quindi ad esempio ai legumi, e mantenere un livello ottimale di grassi buoni come l’acido oleico presente nell’olio extravergine d’oliva poiché questo ci protegge dal fegato grasso e dall’allargamento del girovita”, conclude allora Moschetta che esplora la possibilità di una cucina salutare ma gustosa nel suo libro Il gusto di stare bene, realizzato con uno degli chef italiani più creativi e innovativi a livello internazionale, Moreno Cedroni.
Di: Redazione Consulcesi Club

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