L’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) autorizza l'aggiornamento della composizione dei vaccini influenzali per la stagione 2022-2023, in base alle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e dell'Agenzia Europea dei medicinali (Ema) mentre i vaccini adattati alle varianti Omicron sono pronti per essere somministrati.
Ma dopo due anni di emergenza sanitaria, ancora in presenza del Covid-19 tra varianti e nuove dosi, cosa pensano gli italiani delle vaccinazioni?
Uno degli ultimi studi prima del Covid-19 affermava che, sebbene “i vaccini siano ormai ampiamente riconosciuti dalle autorità sanitarie e dalla comunità medica come uno strumento importante per ottenere benefici per la salute pubblica in termini di prevenzione delle malattie infettive”, erano ancora molti coloro che dubitavano del valore delle somministrazioni, scettici sulla loro sicurezza e sulla reale necessità di queste.
Tale atteggiamento di "ritardo nell'accettazione o rifiuto dei vaccini nonostante la disponibilità dei servizi di vaccinazione", definito “esitazione vaccinale”, secondo una recente survey risulta tuttavia migliorato in favore di una maggiore fiducia a seguito della pandemia.
Secondo l’indagine condotta dal Centro Interdipartimentale per l'Etica e l'Integrità nella Ricerca del CNR e da The European House – Ambrosetti, in collaborazione con SWG, e presentata a giugno 2022 infatti, “su un campione di 2.000 cittadini intervistati, il 92% ritiene che i vaccini sono uno strumento sanitario sicuro ed efficace per contrastare le malattie infettive” e “per il 33% degli intervistati il livello di fiducia durante la pandemia è aumentato, soprattutto negli uomini, nelle Regioni del Sud e tra la generazione Z”.
Sempre dalla survey, oltre a questi dati incoraggianti che lasciano ben sperare circa il successo della campagna anti-influenzale, la cui partenza generalmente a metà ottobre secondo il Ministero della Salute dovrebbe essere anticipata almeno di due settimane, emerge inoltre che tra gli scettici 1 su 2 “si dichiara aperto a rivalutare le proprie scelte”.
Anche in questo caso, come prima della pandemia, coloro che dichiarano di essere riluttanti nei confronti delle vaccinazioni lo è essenzialmente per “il timore di rischi per la salute e le lacune informative (informazioni non corrette o mancanti)”. Non a caso come riporta l’indagine, i canali d’informazione privilegiati da questi restano quelli informali: familiari e conoscenti, social media, forum e blog.
Inoltre, “anche tra i soggetti che hanno dichiarato di non ritenere i vaccini sicuri ed efficaci e i non vaccinati contro il COVID-19, il timore legato alla sicurezza si conferma la motivazione principale per la non vaccinazione, seguita dai dubbi relativi alle sperimentazioni”, riportano dal Consiglio Nazionale delle Ricerche.
“Viviamo in una società globalizzata, in cui l’ipotesi di confinare virus e malattie in determinate parti di mondo non è più perseguibile. Lo hanno dimostrato, in tutta la sua irruenza, l’ultima pandemia da Covid-19 e le sue molteplici varianti che da mesi si stanno diffondendo rapidamente in ogni angolo del pianeta”, scrive Guido Rasi, professore di Microbiologia dell’Università Tor Vergata di Roma, direttore scientifico Consulcesi nonché ex Direttore esecutivo dell’Ema, nell’introduzione del nuovo corso ECM “Protezione 0-18: obiettivi e criticità delle vaccinazioni pediatriche” aperto a tutti i camici bianchi volto a “rafforzare le difese immunitarie del nostro Sistema Sanitario Nazionale”.
“Di fronte a questi scenari è più che mai fondamentale sottoporsi a tutte le vaccinazioni previste nel nostro Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale, e non solo a quelle contro il Covid. Perché più sono estese e capillari le coperture vaccinali, più il nostro Paese sarà pronto a reggere l’urto di nuove ondate pandemiche”, aggiunge l’immunologo che nel corso in formato e-book parte dell’ampio catalogo FAD di Consulcesi ribadisce l’importanza delle vaccinazioni raccomandate, in età pediatrica ma anche per gli adolescenti, dal vaccino anti-epatite B, a quello contro l’HPV e il Meningococco C e B, e quelle anti-influenzali, che rischiano di divenire un serio pericolo per la popolazione più fragile.
Vaccini raccomandati: italiani colti impreparati
Non a caso “il 48% degli italiani (in confronto al 29% degli europei) ritiene erroneamente che le vaccinazioni siano importanti solo per i bambini”, afferma l’Eurobarometro vaccini 2019, documento elaborato dalla Commissione per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea. Dati che sembrano essere confermati dalla più recente indagine secondo cui tra la popolazione vi sarebbe una “buona la conoscenza delle vaccinazioni obbligatorie” ma sarebbe “scarsa quella relativa agli altri vaccini raccomandati”. Se solo il 76% degli intervistati ricorda almeno alcuni dei vaccini obbligatori in età pediatrica, infatti, scende a 63% coloro che sanno nominarne alcuni tra quelli invece raccomandati. Dati ancora più preoccupanti se si parla di vaccinazioni per adolescenti e adulti: “Solo il 34% degli intervistati ha dichiarato di essersi vaccinato contro il papilloma virus (nella fascia d’età 18-30 anni), solo il 28% contro lo pneumococco (nella fascia d’età 60-70 anni), solo l’11% contro l’herpes zoster (nella fascia d’età 60-70 anni)”. Tornare a sensibilizzare la popolazione attraverso una comunicazione istituzionale più chiara e puntuale, ma anche attraverso i professionisti della salute, in particolare i medici di medicina generale che ricoprono un ruolo fondamentale nell’assistenza territoriale e nella lotta a eventuali emergenze sanitarie. È questo il messaggio che Rasi lancia con il nuovo corso di Consulcesi disponibile fino al 31 dicembre, termine ultimo per l’acquisizione dei crediti formativi obbligatori per il triennio 2020-2022. “Con il Covid, per l’individuazione dei soggetti fragili da tutelare e vaccinare il prima possibile, questa figura si sarebbe dovuta coinvolgere da subito e molto di più rispetto a quanto è stato poi fatto realmente - scrive l’esperto guardando alle lezioni impartiteci dalla pandemia. “I medici di medicina generale devono essere formati concretamente e in modo continuativo, non tramite punteggi burocratici ma reali affinché conoscano tutti i passaggi da compiere di cui sono effettivamente responsabili e come attivarsi repentinamente sul territorio in caso di nuove emergenze”. Da non dimenticare anche che, vista l’importanza della tematica, la Commissione Nazionale per la formazione continua ha stabilito che chi, entro la scadenza del 2022, acquisirà crediti ECM in materia di vaccini e strategie vaccinali otterrà un bonus pari al medesimo numero di crediti, fino ad un massimo di 10, per il triennio 2023/2025).Un corso contro lo scetticismo
“Lo scetticismo nei confronti delle vaccinazioni è un fenomeno che esiste fin dalla disponibilità del primo vaccino, tuttavia, ai nostri giorni è sostenuto e amplificato dalla facilità con cui informazioni contrastanti su internet possono essere reperite” Scrive Rasi nella presentazione del corso. In questo contesto è cruciale il ruolo dei professionisti sanitari nell’informazione corretta e semplice della popolazione. La formazione si sviluppa allora attorno a 4 macro-aree:- nuove vaccinazioni infantili e in età pediatrica
- vaccinazioni degli adolescenti con un punto sullo stato odierno e le criticità legate alle coperture in questa estesa fascia d’età
- vaccinazione anti-influenzale
- la necessità per ogni medico di instaurare con i pazienti più dubbiosi un dialogo costruttivo sulle vaccinazioni, attraverso anche il “recupero della memoria storica su ciò che abbiamo già vissuto e che abbiamo superato”