In questi mesi, a causa della grande discussione creata dalla politica sotto elezioni, si è tornato molto a parlare di
numero chiuso a Medicina e di una sua ipotetica abolizione. Da molti anni gli studenti lamentano l’inefficacia del numero programmato così com’è pensato e la rinuncia al sogno di poter fare il medico che per tanti ha profonde conseguenze psicologiche.
Perché è così difficile abolire il numero chiuso?
I rappresentanti dei diversi partiti politici, prima del risultato del 25 settembre, hanno proposto varie soluzioni ma sembra che solo una verità sia emersa. Ovvero che, così com’è,
il numero chiuso in Italia non può essere abrogato. Su Quotidiano Sanità è stata fatta una riflessione su questo punto, che ha messo a confronto le singole proposte per giungere poi a questa conclusione.
Una delle principali motivazioni per cui il numero chiuso resta in uso sono gli spazi e le disponibilità di insegnanti.
Ammettere 65mila nuovi candidati ogni anno necessiterebbe di ripensare le università, le aule, le lezioni e anche i laboratori e la pratica nelle strutture.
Metterlo in atto sembra una vera chimera, come sostiene
anche Walter Ricciardi (Azione) su Quotidiano Sanità. In più, aggiunge, ci sarebbe il forte rischio di creare nuovamente
quell’imbuto formativo che si combatte da tanto. Costringendo i tanti laureati ad attendere il loro turno per iniziare una specializzazione a numero programmato.
Dello stesso parere sembra essere
Sandra Zampa (PD). Per evitare l’imbuto formativo è necessario un controllo dei numeri sull’ingresso in facoltà, a meno che il limite non sia sollevato anche dalle specializzazioni. Per le quali però si andrebbe a creare l’ennesimo problema di spazi.
La falla del fabbisogno di medici e i ricorsi vinti
Superare il numero chiuso dunque per ora sembra impossibile. Nonostante le promesse degli esponenti politici, un’eliminazione totale delle barriere sembra irrealizzabile. La mancanza di spazi sufficienti, il peggioramento della formazione a livello di attenzione e possibilità di seguire gli studenti, e un generico blocco al momento delle specializzazioni lo confermano.
Quello che è certo, ed è stato
motivo di vittorie nei ricorsi degli studenti, è che il
fabbisogno calcolato annualmente non corrisponde alla necessità effettiva. La carenza di medici che ha piagato questi anni di pandemia lo dimostra costantemente. Rivedere i criteri di valutazione regionali e correggere le disponibilità potrebbe offrire un inizio di risoluzione a una problematica che gli studenti lamentano da anni.
È infatti proprio facendo leva sui numeri striminziti dei fabbisogni che chi ricorre al TAR riesce ad ottenere un posto nella facoltà di Medicina, proprio perché spesso nel
test è bastata una sola risposta errata per impedire al candidato di frequentare e rincorrere il proprio sogno. Nonostante il SSN avesse bisogno di quel posto e di quel candidato.
Tante proposte, ma nessuna eliminazione del numero chiuso
Le alternative sono tante ma nessuna prevede un’eliminazione concreta e l’apertura effettiva della facoltà di Medicina.
Tra le proposte:
- Rialzare i numeri del fabbisogno e, in conseguenza, quelli degli ammessi a Medicina
- Superare il test attuale in favore di una selezione “alla francese”, con iscrizione aperta e sbarramento al primo anno
Cosa significa “modello alla francese”
Quest’ultimo modello riprende la scelta del governo francese. La quale ad oggi prevede
l’apertura libera delle frequentazioni della facoltà di Medicina, con uno sbarramento legato ai voti e alla media alla fine del primo anno.
Sostenitore di questa proposta è
Marcello Gemmato, responsabile sanità di Fratelli d’Italia, che l’ha proposta come soluzione affiancandola ad un aumento sistematico degli iscritti nelle facoltà sanitarie. L’idea di Gemmato prevedrebbe una rivalutazione del singolo candidato allo scadere del primo anno in base al numero di esami effettuati. In modo da garantire la frequenza a chi si è davvero impegnato per frequentare la facoltà. Tuttavia, Gemmato è rimasto vago sul numero di esami necessario.
Va premesso che in Francia il sistema scolastico fa molto leva sul rendimento degli studenti. Sin dalle scuole elementari si viene incanalati in delle “fasce di reddito scolastico” che, in base ai voti di fine anno, contribuiranno a decidere il futuro del singolo studente. Come?
Consentendo o negando al singolo, in base al proprio rendimento nella scuola conclusa,
l’accesso ad alcune scuole nel grado di istruzione successiva. Pertanto, alla facoltà di Medicina arrivano comunque solo studenti che sono già stati selezionati in precedenza, il filtro c’è ma è stato progressivo.
In Italia il metodo è diverso e genera moltissimi esclusi
L’Italia ha, invece, un sistema più libero per gli studenti. Indipendentemente dal liceo selezionato e con qualche piccola eccezione, ogni ragazzo può scegliere la facoltà universitaria che preferisce. Si arriverebbe alla fine del primo anno di Medicina con nessun tipo di selezione e probabilmente
moltissimi esclusi, con il rischio di far sprecare un anno in più a chi poi si troverà a dover ricominciare da capo.
In questo contesto, anche altri esponenti politici hanno avanzato delle proposte.
La proposta di
Mariolina Castellone (M5S) è invece quella di un
accesso aperto ad un biennio comune a tutte le facoltà scientifiche, che poi preveda una selezione e incanalamento dove lo studente riesca ad accedere in base ai risultati della carriera accademica. Anche in questo caso, si delinea solo una selezione “ritardata” senza eliminarla del tutto. Lo studente che desidera fare il medico ma non riesce a raggiungere i voti necessari, sarà poi costretto a scegliere un’altra facoltà. Proprio come accade oggi quando il test d’accesso non viene superato.
Secondo Quotidiano Sanità, il responsabile sanità di Forza Italia
Andrea Mandelli considera il numero chiuso ancora imprescindibile. Ribadisce che spalancare le porte della facoltà renderebbe la formazione meno di qualità e avrebbe poi conseguenze negative sul Sistema Sanitario Nazionale. La sua soluzione è quella di ampliare l’offerta rivedendo la pianificazione dei fabbisogni regionali, in collegamento con un’informazione più chiara sulle altre professioni sanitarie.
Dal 2023 i TOLC, una soluzione?
Dal 2023 prenderanno il via i
TOLC, Test OnLine Cisia, già usati per le facoltà di ingegneria e architettura in cui regolare i flussi. In sostanza,
il numero chiuso rimarrà ma sarà regolato da una modalità più smart di test, ripetibile fino a due volte l’anno (aprile e luglio) e da cui si potrà selezionare il punteggio migliore per provare ad accedere a Medicina.
Ben lontani dal superamento del numero programmato, la scelta è stata giustificata dalla ministra uscente
Maria Cristina Messa come un tentativo di rendere più meritocratico e meno definitivo il risultato del test di settembre. Ma sarà davvero utile?
Leggi l'articolo: I TOLC al test di Medicina non risolveranno la carenza di medici del SSN
Per ora la richiesta di una vera soluzione per il numero chiuso, che tanti studenti ripetono, resta inevitabilmente inascoltata e l’unica soluzione concreta per entrare a Medicina è quella del
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