Quanto inquina la sanità? La sostenibilità nella salute

La sanità che cura è una fonte importante di inquinamento. Risulta necessario agire in maniera costante ed efficace, affinchè gli interventi di efficientamento energetico rendano le strutture ospedaliere e i rifiuti sanitari dagli studi medici sostenibili. Il punto.

Sommario

  1. Quali sono i rischi per la salute da inquinamento di materiale sanitario?
  2. Quali altri impatti possono avere i rifiuti sanitari?
  3. A quali soluzioni pensare?

Nel 2021 fu lanciato l’allarme per cui curare il mondo significava inquinare come più di 500 centrali a carbone. L’attenzione venne, quindi, posta sui rifiuti sanitari che possono essere molto inquinanti per l’ambiente se non vengono gestiti correttamente. Esempi di rifiuti sanitari sono aghi, siringhe, medicamenti scaduti, trucioli e tessuti contaminati da sostanze chimiche o biologiche, prodotti chimici utilizzati nei laboratori di analisi o utilizzati per la disinfezione, e anche microorganismi patogeni. Questi ultimi, se non vengono correttamente smaltiti, possono causare inquinamento dell’acqua e del suolo, nonché la diffusione di malattie infettive. Un esempio banale è quello riguardante gli aghi e le siringhe: se vengono gettati in modo errato, possono pungere persone o animali e trasmettere malattie. Inoltre, i prodotti chimici presenti nei rifiuti sanitari possono contaminare l’acqua e il suolo e causare danni agli ecosistemi. I rifiuti sanitari includono altri materiali, oltre agli aghi e alle siringhe, come contenitori di plastica, flaconi di medicinali e dispositivi medici, che possono rappresentare un rischio infettivo per le persone o danneggiare l’ambiente se non sono correttamente gestiti. Ma quanto inquina la sanità?

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Quali sono i rischi per la salute da inquinamento di materiale sanitario?

Il primo dei rischi a cui si va a pensare, riguarda proprio la pericolosità per la salute umana.

I rifiuti sanitari rappresentano un rischio per la salute dei lavoratori nella gestione dei rifiuti, per gli operatori sanitari e per la popolazione in generale.

Le conseguenze dell’inquinamento di materiale sanitario sono certamente: infezioni, allergie e reazioni avverse, avvelenamento da materiali pesanti, contaminazione chimica ecc.. Le spiegazioni a riguardo sono molto semplici: i dispositivi sanitari possono essere un veicolo per la trasmissione di infezioni, specialmente se non vengono correttamente sterilizzati o igienizzati. Batteri, virus e funghi possono sopravvivere sulle superfici dei dispositivi e causare infezioni negli utenti. Inoltre, alcuni materiali utilizzati nella produzione di dispositivi sanitari, come lattice, nichel o alcuni tipi di plastica possono causare reazioni allergiche o reazioni avverse nei pazienti che entrano in contatto con tali materiali. Tra l’altro, alcuni dispositivi medici, come quelli che contengono batterie al piombo o che utilizzano mercurio nei sensori, possono rilasciare metalli pesanti nell’ambiente o nel corpo umano. L’esposizione a lungo termine a questi metalli può causare danni al sistema nervoso, reni, fegato e altri organi.

L’utilizzo di sostanze chimiche durante la produzione o la disinfezione dei dispositivi sanitari può portare a possibili contaminazioni chimiche. Queste possono essere nocive per la salute se entrano in contatto con la pelle, vengono inalate o vengono assorbite nel corpo. Lo smaltimento improprio di dispositivi sanitari inquinati comporta un rischio importante per la salute pubblica. Se i dispositivi vengono gettati in discariche o inceneritori non adatti, le sostanze chimiche o biologiche presenti possono finire nell’aria, nel suolo o nelle risorse idriche, causando l’inquinamento ambientale e potenziali rischi per la salute.

Quali altri impatti possono avere i rifiuti sanitari?

Certamente l’impatto ambientale: la cattiva gestione dei rifiuti sanitari può portare alla contaminazione del suolo e delle acque, causando danni agli ecosistemi locali. Ad esempio, se i rifiuti sanitari finiscono nelle discariche o vengono bruciati in modo inadeguato, possono rilasciare sostanze chimiche tossiche nell’ambiente. Gli ospedali, i centri medici e altre strutture mediche generano grandi quantità di rifiuti sanitari ogni giorno. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i rifiuti sanitari rappresentano solo l’1% di tutte le attività legate alla salute, ma hanno un impatto significativo sull’ambiente.

Secondo l’HealthCare Without Harm (HCWH), un network internazionale che comprende centinaia di ospedali, amministratori e professionisti, se il settore sanitario globale fosse una nazione sarebbe il quinto Paese più inquinante della Terra.

Queste sono le stime, pubblicate nel 2019, che parlano di un’impronta ecologica di 2 gigatonnellate di CO2 equivalente, cioè quanto emesso in un anno da 514 centrali a carbone – il 4,4% dell’impronta ecologica globale. L’impronta ecologica è un indicatore dell’impatto umano sull’ambiente, espresso come la superficie del pianeta consumata per realizzare una certa attività o come quantità di CO2 equivalente.

Le attività più inquinanti sembrano essere legate ai prodotti e alle tecnologie che si usano, all’energia e alle risorse naturali che consumano, ai rifiuti che generano, agli edifici che si costruiscono e si occupano, per non parlare di acque di scarico e gas climalteranti tipo il protossido di azoto per le anestesie (che sta venendo sostituito da altri anestetici), e ancora di ossidi di azoto legati alla combustione del metano nelle centrali tecnologiche e monossido di carbonio. Ma anche polveri sottili (PM10) che necessiterebbero di interventi energetici a tappeto.

A quali soluzioni pensare?

Prima di ogni cosa si dovrebbe pensare alla salute umana come priorità all’interno dell’ecosistema, pensando che prioritaria debba essere anche l’attenzione nei confronti della salute dell’ambiente. In secondo luogo, bisognerebbe vigilare in maniera più certosina sulle norme di smaltimento. Esistono, infatti, norme e linee guida specifiche per la corretta gestione e smaltimento dei rifiuti sanitari, al fine di ridurre l’impatto ambientale e prevenire la diffusione di malattie. Queste norme hanno un margine di variazione tra i vari Paesi, ma di certo richiedono la sterilizzazione dei rifiuti, la separazione dei materiali pericolosi, il riciclaggio di materiali appropriati e la corretta eliminazione e l’adeguamento agli obiettivi globali per preservare il Pianeta.

Per evitare l’inquinamento causato dai rifiuti sanitari, è importante che vengano raccolti e smaltiti in modo sicuro secondo specifiche normative e precise direttive indicate anche dall’Europa. Questo può includere la disinfezione e la sterilizzazione dei rifiuti per ridurre il rischio di trasmissione di malattie, nonché il corretto smaltimento nelle discariche autorizzate o l’incenerimento sicuro in impianti adeguatamente attrezzati. Inoltre, le strutture sanitarie e i professionisti della salute devono seguire protocolli di gestione dei rifiuti sanitari per garantire una corretta eliminazione.

Di: Cristina Saja, giornalista e avvocato

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