Il 2022 è stato l’anno degli estremi: troppo caldo e poche precipitazioni. Stando ai dati diffusi dalla Società Meteorologica Italiana, nel nostro Paese le piogge sono diminuite del 30%, con un conseguente aumento dei fenomeni siccitosi. Siccità che potrebbe essere evitata semplicemente riutilizzando acque meteoriche e reflue. Per questo, associazioni ed esperti del settore chiedono una nuova governance dell’acqua che non miri al semplice accumulo per affrontare i periodi di carenza, ma che riduca la domanda di utilizzo e predisponga un meccanismo di riutilizzo.
Uso domestico, agricolo e industriale
L’utilizzo delle acque si suddivide in tre diversi ambiti: domestico, agricolo e industriale. “E per ognuno di questi è possibile mettere in atto tecniche di efficientamento e di utilizzo delle risorse idriche per averne una maggiore disponibilità”, spiega il professore Vincenzo Belgiorno, ordinario di Ingegneria Sanitaria Ambientale all’Università di Salerno, presidente dell’Associazione Nazionale Ingegneria Sanitaria, direttore generale dell’Ente Idrico Campano e componente del Comitato tecnico scientifico SIMA, la Società Italiana di Medicina Ambientale.
Centinaia di Comuni italiani non rispettano la normativa europea. Aderisci all’Azione Legale Collettiva che tutela il tuo Diritto alla Salute e ottieni fino a 36.000 euro l’anno.
Acqua consumata e sprecata
Nel mondo, secondo le più recenti stime, oltre il 40% della popolazione vive in aree con scarsità d’acqua e circa un quarto del PIL globale è esposto a questa sfida. Ogni italiano consuma mediamente 250 litri d’acqua potabile al giorno, un volume enorme in grado di garantire un ottimo standard di qualità della vita. Ma tutto questo comporta costi di gestione ingenti destinati ad aumentare nel tempo anche a causa degli effetti dei cambiamenti climatici che ci inducono a dover fare i conti con un’alterazione dei cicli idrologici. E non solo. “In Italia, oltre il 40% delle acque destinate al consumo umano si disperde nelle rete di distribuzione delle aree urbane. “Percentuale – aggiunge Belgiorno – che in regioni del Sud, come la Calabria e la Sicilia, supera i 50 punti”. Per questo, la sostenibilità di un edificio dovrebbe essere misurata non solo dalle scelte dei materiali di costruzione e dall’efficienza energetica, ma anche dall’ottimizzazione dell’aspetto idrico.
Il recupero delle acque reflue
Secondo il recente dossier di Legambiente “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città” raccogliendo le acque meteoriche in ambiente urbano e riutilizzando quelle reflue per l’agricoltura si potrebbero recuperare circa 22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno. Stando ai dati pluviometrici Istat del 2020 relativi a 109 città capoluogo di provincia, elaborati da Legambiente, sarebbero circa 13 miliardi i metri cubi di acqua piovana convogliata nelle fognature o nei corsi d’acqua. La cifra corrisponde al 40% dei prelievi medi annui di acqua in Italia (circa 33 miliardi di m³).
Le acque reflue in agricoltura
Anche il potenziale del riutilizzo delle acque reflue in agricoltura non è da trascurare. Stando ai dati di Utilitalia, se opportunamente trattata con appositi depuratori l’acqua riutilizzabile ammonterebbe a circa 9 miliardi di m³. “Tuttavia, ad oggi – sottolinea il professore Belgiorno – non ci sono incentivi economici che spingano gli industriali ad investire nel riutilizzo delle acque piovane e reflue o nell’utilizzo a cascata nel ciclo industriale in funzione dei diversi usi necessari. Di conseguenza, continuare ad approvvigionarsi direttamente dagli acquedotti resta la soluzione più economica”. Il 60% dei consumi idrici, in Italia, è da attribuire al comparto agricolo “ma anche in questo caso – sottolinea l’esperto – l’utilizzo dell’acqua da pozzi privati o dalle reti irrigue costa meno che prevedere la realizzazione e la gestione degli impianti per l’affinamento delle acque reflue.”, spiega il professore.
L’emergenza siccità in Italia
Nei mesi scorsi, proprio per far fronte all’emergenza siccità, il governo ha schierato un commissario straordinario nazionale, Nicola Dell’Acqua, e una cabina di regia, incardinata alla Presidenza del Consiglio e presieduta dal premier o, su sua delega, dal ministro delle Infrastrutture. “Questa decisione è un ulteriore dimostrazione della necessità di intervenire subito. Senza provvedimenti adeguati e ben strutturati si corre il rischio di ritrovarsi, nel giro di pochi anni, a dover prendere dei provvedimenti in emergenza correlati alla ridotta disponibilità di acqua. Primo fra tutti quello di erogarla, soprattutto per uso domestico, in orari prestabiliti e – conclude Belgiorno – non in continuo e senza limiti nell’arco delle 24 ore della giornata”.