Ogni anno, l'amianto continua a causare migliaia di decessi per mesotelioma in Italia, in maggioranza uomini.
L'amianto è cancerogeno perché le sue fibre, una volta inalate, si depositano nei polmoni e nelle membrane che rivestono gli organi interni, come la pleura (la membrana attorno ai polmoni). Le fibre sono sottilissime e possono rimanere intrappolate nei tessuti, dove provocano un'infiammazione cronica e danni cellulari. Nel tempo, questi danni possono causare mutazioni cellulari e portare allo sviluppo di tumori, come il mesotelioma pleurico.
Il rischio è aggravato dal fatto che le fibre d'amianto sono molto resistenti e non vengono facilmente eliminate dall’organismo. La malattia si sviluppa dopo un lungo periodo di latenza (30-40 anni), il che rende difficile collegare direttamente l'esposizione iniziale all'insorgere della patologia.
La malattia colpisce soprattutto chi è stato esposto all'amianto in ambienti industriali. Le regioni più colpite, infatti, ospitano spesso cantieri navali, poli industriali e vecchie industrie legate al cemento-amianto.