L'11 aprile del 1817 nasceva il medico inglese James Parkinson, colui che per primo ha descritto, nello studio An Assay on the Shaking Palsy, la malattia di Parkinson. Così, nel ricordo del clinico che ha dato il nome alla patologia, nel giorno della sua nascita, si celebra la Giornata Mondiale del Parkinson. La ricorrenza è stata istituita nel 1997 dall'European Parkinson's Disease Association (EPDA). L’edizione 2025 della Giornata è all’insegna della speranza: la ricerca scientifica ha appena compiuto un passo avanti senza precedenti. È stata svelata per la prima volta l’azione della proteina all’origine di questa malattia neurodegenerativa, la Pink1 che, pur se scoperta oltre 20 anni fa, le sue caratteristiche erano finora rimaste pressoché sconosciute.
Una scoperta che rivoluziona la ricerca sul Parkinson
La scoperta, che apre allo sviluppo di nuovi farmaci, è frutto di un lavoro condotto dagli scienziati dell’Istituto di ricerca medica australiano Walter ed Eliza Hall coordinati da David Komander e pubblicata sulla rivista Science (Struttura di PINK1 umano in un array mitocondriale TOM-VDAC). Questo risultato “è una pietra miliare significativa per la ricerca sul Parkinson - afferma Komander -. È incredibile vedere finalmente la Pink1 e capire come si lega ai mitocondri. La sua struttura rivela molti modi attraverso i quali è possibile modificare la proteina - prosegue il ricercatore - e questo potrà cambiare la vita delle persone affette dalla malattia”.
Pink1 nel mirino: nuovi farmaci in arrivo?
Le terapie che potranno essere potenzialmente sviluppate utilizzeranno questa proteina come bersaglio. Pink1, infatti, svolge un ruolo fondamentale all’interno delle cellule: si attacca ai mitocondri, ovvero le centrali energetiche cellulari, e segnala quelli danneggiati che devono essere rimossi. Chi è affetto dalla malattia di Parkinson, presenta una mutazione a livello della Pink1 che ne impedisce il corretto funzionamento. Di conseguenza, si accumulano mitocondri danneggiati che smettono di produrre energia e rilasciano sostanze tossiche che uccidono la cellula. A questo tipo di danno sono particolarmente sensibili i neuroni che, necessitando di molta energia, finiscono per morire. Tra le caratteristiche distintive del Parkinson c’è proprio la morte delle cellule cerebrali.
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Parkinson: combatterlo insieme, con un approccio su misura
Una scoperta che potrebbe cambiare il destino di non poche persone se si considera che dopo la malattia di Alzheimer, quella di Parkinson è la malattia neurodegenerativa più diffusa. Si stima che nel mondo coinvolga 10 milioni di persone, 250mila in Italia. Ad oggi non è stata ancora approvata una cura in grado di condurre a guarigione. I farmaci ad oggi a disposizione aiutano solo in controllo dei sintomi, tenuti a bada grazie ad un lavoro multidisciplinare che prevede la presa in carico del paziente da parte di diversi specialisti, tra cui neurologi, infermieri specializzati, fisioterapisti e logopedisti. I trattamenti devono essere sempre cuciti su misura del singolo paziente, poiché i sintomi con cui si presenta la malattia di Parkinson possono variare da persona a persona.