Articolo a cura di Simona Milanese, medico psicoterapeuta e ricercatrice del Centro di Psicoterapia Strategica diretto dal Prof. Giorgio Nardone.
Il problema della mancata aderenza (compliance) alle indicazioni mediche è antico quanto la medicina stessa. Già Ippocrate ammoniva “fai attenzione…ai pazienti, che spesso mentono sull'aver preso quanto prescritto. Infatti, per non bere bevande sgradevoli, purganti o altro, a volte muoiono”. Il problema, spesso sottovalutato dai medici stessi, ha enormi ricadute sia sulla salute delle persone, sia sui costi sanitari: basti considerare che la
compliance ai farmaci in generale è appena il 60%, toccando punte del 40-50% nel trattamento di condizioni asintomatiche e croniche, come l’ipertensione o l’ipercolesterolemia, fino a crollare al 10% negli interventi preventivi di modificazione dello stile di vita.
Paradossalmente la compliance è peggiorata da quando la medicina moderna, forte dei suoi progressi scientifici e tecnologici, ha accantonato la
dimensione comunicativa e
relazionale.
L’importanza della comunicazione strategica medico-paziente
Tutti gli studi mostrano, infatti, che uno dei fattori più importanti nel determinare una buona compliance è la comunicazione del medico: è quindi fondamentale che i medici siano preparati a
riconoscere e gestire le resistenze dei propri pazienti e a utilizzare una comunicazione strategica e persuasoria.
Le
tecniche di comunicazione strategica permettono al medico di sintonizzarsi col punto di vista del paziente, parlando così il linguaggio del malato e non quello della malattia; insegnano il sapiente uso di un linguaggio evocativo e suggestivo, da affiancare all’abituale linguaggio razionale, aumentandone così il potere persuasorio. Inoltre, il modello strategico permette di individuare e aggirare le eventuali resistenze dei pazienti ad assumere la terapia. Può infatti trattarsi di un semplice fraintendimento o dimenticanza di quanto prescritto, della presenza di blocchi emotivi (come la paura degli effetti collaterali), dell’eccessivo “costo” percepito dal paziente (in termini di cambiamenti di abitudini o di stile di vita) fino al rifiuto della terapia per motivi ideologici.
Armato di queste competenze il medico “strategico” riuscirà più facilmente a creare con il paziente
un’alleanza terapeutica, superando il vecchio e fallimentare modello paternalistico, persuadendolo così, senza forzature, a seguire la terapia concordata.
Queste e altre
tematiche relative al modello e alla
comunicazione strategica saranno trattate nel
III Congresso Mondiale BSST, che si svolgerà ad
Arezzo, presso l’Auditorium Centro Affari e Convegni, il prossimo
2-3-4-5 giugno, e ospiterà relatori di eccellenza provenienti da tutto il mondo.
Qui un articolo di approfondimento sulla
Psicoterapia Breve Strategica, a cura di
Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta che da oltre 30 anni studia e tratta gli stati mentali patologici dei processi cognitivi, emotivi, sociali e comportamentali attraverso l’evoluzione del modello formulato da Paul Watzlawick.