Dal daspo all’esercito in corsia, tutte le proposte per contrastare le aggressioni al personale sanitario

Dopo gli ultimi episodi di violenza contro il personale sanitario, la richiesta di una maggior sicurezza arriva unanime da tutti i sindacati. Vediamo le principali proposte messe in campo.

Sommario

  1. Le proposte della FNOMCeO
  2. La posizione di Fimmg
  3. Anaao e Cimo: “Serve riforma del sistema”
  4. Nursing Up chiede l’intervento dell’esercito
  5. La proposta di Daspo

Una nuova aggressione al personale sanitario è avvenuta nel Policlinico Riuniti di Foggia. L'ultima si è verificata quando tre infermieri sono stati aggrediti da un paziente in stato di ansia presso il pronto soccorso. L'intervento dei carabinieri è stato necessario per fermare l'aggressore, che è stato denunciato.

Questo episodio segue un'altra violenta aggressione avvenuta pochi giorni prima, quando un gruppo di 50 persone ha attaccato l'equipe di chirurgia toracica dopo il decesso di una paziente. In risposta a questi eventi, il Sindacato Medici Italiani parteciperà a una manifestazione unitaria dei sindacati dei medici ospedalieri prevista a Foggia il 16 settembre, per protestare contro le violenze ai danni dei sanitari. La segretaria regionale Puglia del Sindacato Medici Italiani, Delia Epifani, ha sottolineato l'importanza della manifestazione e ha evidenziato come la violenza sia una delle principali cause che spingono i medici e gli operatori sanitari a lasciare il servizio pubblico per il settore privato o per l'estero, dove le condizioni di sicurezza e economiche sono migliori.

Le proposte della FNOMCeO

In seguito all’aggressione nell’ospedale di Foggia di qualche giorno fa, il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per denunciare l'aumento della violenza contro i medici e chiedere misure per garantire maggiore sicurezza. Le proposte principali avanzate da Anelli includono: introduzione di sistemi di controllo all'ingresso delle strutture sanitarie simili a quelli presenti negli aeroporti, per impedire l'ingresso di armi; accorpamento delle sedi di guardia medica per evitare che i medici, spesso donne, lavorino da soli durante i turni notturni e festivi; utilizzo dei fondi del PNRR per migliorare e mettere a norma le strutture sanitarie; promozione di una rivoluzione culturale a lungo termine, che inizi dalle scuole, per ridurre il clima di odio e insoddisfazione verso i medici. Nella lettera Anelli sottolinea l'urgenza di queste misure per arginare il fenomeno delle aggressioni e migliorare le condizioni di lavoro dei medici, che stanno affrontando una crescente disaffezione verso la professione.

Il presidente della FNOMCeO ha proposto inoltre l'estensione dell'istituto dell'arresto in flagranza differita anche per chi commette violenza contro il personale sanitario. Questa misura, già applicata in contesti di violenza domestica e stalking, consentirebbe l'arresto degli aggressori entro 48 ore dall'evento, basandosi su documentazione video-fotografica. Anelli ha infine richiesto l'implementazione di sistemi di video-vigilanza nelle strutture sanitarie per garantire la sicurezza del personale e l'applicazione delle pene previste. Ha infine sollecitato un incontro con il Presidente della Regione Puglia per discutere soluzioni urgenti a questa crescente problematica.

Leggi anche

La posizione di Fimmg

La Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) ha proposto diverse soluzioni per affrontare l'escalation di violenza contro i medici, sottolineando che la procedibilità d'ufficio, seppur importante, non è sufficiente. Fimmg propone di riflettere sulle cause sociali e culturali che alimentano la violenza contro i medici, per individuare e affrontare i fattori alla radice del problema, e di prestare attenzione particolare alla femminilizzazione della professione, poiché le donne medico sono percepite come più vulnerabili e quindi a maggior rischio di aggressioni. La Fimmg evidenzia l'urgenza di intervenire per proteggere i professionisti, soprattutto in settori come la medicina di famiglia e la continuità assistenziale, dove gli episodi di violenza sono in aumento.

Nel frattempo, la Fimmg si prepara a indire "un'ora di interruzione di ogni attività sanitaria di tutti gli ambulatori, i servizi e i reparti". Un'iniziativa, spiega la Fimmg pugliese, "per far capire a tutti, ai cittadini come alle istituzioni, cosa potrebbe succedere se i medici e tutto il personale sanitario dovessero definitivamente stancarsi di essere un bersaglio inerme e decidessero di abbandonare la sanità".

Anaao e Cimo: “Serve riforma del sistema”

“Non siamo assassini e della solidarietà, dei tavoli di confronto, delle dichiarazioni di sostegno non ce ne facciamo più nulla. Il pestaggio avvenuto al Policlinico di Foggia ai danni dei nostri colleghi ci lascia basiti soprattutto per la facilità con cui è stato commesso e l’impunità. Consentire a ben 50 persone di fare irruzione in un reparto ospedaliero vuol dire che sono state violate le più elementari regole di controllo”. Così i leader dell’Anaao Assomed, Pierino Di Silverio e della Cimo-Fesmed, Guido Quici, che non vogliono far passare sotto silenzio l’ennesimo caso di violenza in corsia, dopo un’estate che ha fatto registrare un picco di aggressioni.

“Non vogliamo che questi episodi rientrino in una specie di ‘routine della violenza’ che si ripete quasi con monotona regolarità e alla quale si stanno abituando tutti, dalla politica, alle istituzioni all’opinione pubblica. Per non parlare dell’inaccettabile insensibilità delle Aziende, indifferenti al dovere di mettere in sicurezza i propri ospedali oltre che il personale che vi opera”.

“Chiediamo quindi un piano straordinario di riforma del sistema delle cure e dell’emergenza e nell’immediato un incontro con il Ministro della salute affinché vengano condivise misure urgenti che possano fare da deterrente a questi raid insensati. In mancanza di risposte, non abbiamo altra soluzione che abbandonare gli ospedali”.

“Non è nostro compito entrare nel merito della vicenda, ma per parte nostra – concludono Di Silverio e Quici – ci costituiremo parte civile in caso di denunce garantendo il massimo supporto legale e psicologico ai nostri colleghi”.

Leggi anche

Nursing Up chiede l’intervento dell’esercito

Anche Antonio De Palma, presidente nazionale di Nursing Up, denuncia l'escalation di violenze contro i professionisti sanitari, con un livello di brutalità e pericolosità mai raggiunto negli ultimi 10 anni. Con 34 episodi registrati in 31 giorni e una preoccupante mancanza di vigilanza notturna "in tutti gli ospedali italiani", De Palma sollecita l'intervento urgente dell'esercito.

De Palma chiede al Ministro degli Interni di valutare la gravità della situazione, monitorando la sicurezza ospedale per ospedale, e di implementare un nuovo piano di reclutamento delle forze dell'ordine. Questo piano dovrebbe aumentare non solo i presidi fissi nei pronto soccorsi, ma anche estendere la presenza degli agenti nelle ore più critiche, soprattutto tra mezzanotte e le 7 del mattino. Attualmente, in nessun ospedale italiano è garantita la presenza di poliziotti dopo la mezzanotte; in alcuni casi, ci sono solo ronde esterne gestite da vigilantes, lasciando i professionisti sanitari esposti a gravi rischi durante le ore più pericolose.

La proposta di Daspo

Il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Lavoro e Sanità, ha annunciato la presentazione di un disegno di legge per introdurre un "Daspo" sanitario, rivolto a chi commette aggressioni contro il personale sanitario o reati contro il patrimonio sanitario. Il Ddl, composto da un solo articolo, prevede per gli aggressori la sospensione per tre anni della gratuità di accesso alle cure programmate ed elettive, mantenendo gratuite solo le prestazioni salvavita e quelle di salute collettiva.

Le somme ricavate da queste sanzioni saranno destinate al potenziamento delle misure di sicurezza negli ambienti sanitari. Per attuare la legge, l'Agenas inserirà i dati degli aggressori nella Piattaforma nazionale di Governo delle Liste di Attesa, in modo che il sistema riconosca chi deve pagare le prestazioni. Le Regioni avranno il compito di monitorare e segnalare eventuali inadempienze a livello delle Aziende Sanitarie.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

Argomenti correlati