La recente proroga della rottamazione-quater introdotta dal Decreto Milleproroghe ha riacceso il dibattito sulla disparità di trattamento tra i contribuenti che hanno aderito alla definizione agevolata e quelli che, per vari motivi, hanno incontrato difficoltà nei pagamenti. La normativa prevede infatti la riammissione per coloro che sono decaduti entro il 31 dicembre 2024, ma non contempla alcuna possibilità di recupero per chi dovesse saltare le rate del 2025, generando una palese incongruenza che penalizza proprio i contribuenti più disciplinati.
Una normativa che premia i morosi del passato e penalizza i ritardatari del futuro
Secondo quanto stabilito, i contribuenti che hanno mancato il pagamento di una o più rate entro il 31 dicembre 2024 potranno accedere a una nuova finestra di adesione alla rottamazione-quater presentando domanda entro il 30 aprile 2025. Questo meccanismo consente loro di regolarizzare la propria posizione senza perdere i benefici della definizione agevolata, con la possibilità di rateizzare nuovamente il debito.
D'altro canto, chi ha sempre rispettato le scadenze e ha regolarmente versato le rate previste fino al 2025 non potrà beneficiare di alcuna forma di tolleranza o riammissione nel caso in cui dovesse saltare un pagamento nel corso dell'anno. Ad esempio, se un contribuente in regola dovesse trovarsi in difficoltà e non riuscisse a saldare la rata del 28 febbraio 2025 (con termine ultimo il 5 marzo 2025), perderebbe definitivamente il diritto ai benefici della rottamazione, senza possibilità di rientro.
Questa incongruenza normativa appare come una chiara distorsione del principio di equità fiscale, poiché non tiene conto delle eventuali difficoltà economiche che potrebbero emergere nel corso del tempo per chi ha finora rispettato gli impegni finanziari. Il mancato pagamento di una singola rata nel 2025 comporta la decadenza immediata, mentre chi ha accumulato ritardi nel 2024 gode di una proroga senza alcuna penalizzazione significativa.
Un principio di equità fiscale violato?
La scelta di premiare chi non ha pagato in passato e punire chi potrebbe trovarsi in difficoltà nel 2025 appare quantomeno discutibile sotto il profilo dell'equità fiscale. Se l'obiettivo della rottamazione-quater era quello di offrire ai contribuenti una possibilità di regolarizzazione, non si comprende il motivo per cui i ritardatari "storici" siano destinatari di una nuova proroga, mentre chi ha rispettato le scadenze sia invece escluso da qualsiasi forma di flessibilità.
Questo trattamento differenziato potrebbe tradursi in un effetto distorsivo, disincentivando il rispetto delle scadenze da parte dei contribuenti che, in futuro, potrebbero valutare più conveniente non pagare affatto, nella speranza di una successiva sanatoria o riapertura dei termini.
Questa situazione non solo è ingiusta, ma rischia di minare la fiducia dei cittadini nei confronti dell'amministrazione fiscale. Se il messaggio che passa è che il mancato pagamento viene sistematicamente condonato, allora si incentiva un comportamento scorretto che penalizza chi ha sempre agito in modo responsabile.
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Le richieste di modifica e le possibili soluzioni
Di fronte a questa evidente disparità di trattamento, diverse associazioni di categoria e consulenti fiscali hanno già chiesto al Governo una revisione della normativa che possa prevedere una clausola di salvaguardia per chi è in regola con i versamenti, ma potrebbe trovarsi in difficoltà nel corso del 2025.
Tra le possibili soluzioni si potrebbero valutare:
- Una tolleranza estesa anche alle rate del 2025, garantendo la possibilità di rientrare nella rottamazione-quater anche per chi dovesse saltare una rata dopo il 31 dicembre 2024.
- L'introduzione di un nuovo piano di rateizzazione per i decaduti del 2025, evitando che la mancata puntualità in un'unica rata comprometta in modo irreversibile il beneficio della definizione agevolata.
- Una maggiore flessibilità sui termini di pagamento, prevedendo almeno un'ulteriore finestra di riammissione per chi ha sempre rispettato le scadenze precedenti.
- Un sistema di monitoraggio e valutazione delle difficoltà finanziarie dei contribuenti in regola, che possa prevedere una riammissione in casi comprovati di difficoltà economica temporanea.
L'introduzione di un sistema di "flessibilità condizionata" potrebbe rappresentare un compromesso tra la necessità di garantire entrate certe per lo Stato e quella di tutelare i contribuenti virtuosi che potrebbero attraversare momentanee difficoltà economiche.
Il principio di equità fiscale richiede che le regole siano chiare, coerenti e non discriminatorie nei confronti dei contribuenti. Il trattamento differenziato tra chi è decaduto prima del 31 dicembre 2024 e chi potrebbe trovarsi in difficoltà nel 2025 appare ingiustificato e potrebbe generare un effetto perverso di disincentivo alla puntualità nei pagamenti futuri.
Per evitare questa distorsione, sarebbe opportuno che il legislatore intervenisse con un correttivo normativo, garantendo che anche chi ha sempre rispettato le scadenze possa beneficiare delle stesse opportunità offerte a coloro che sono già decaduti. L'equilibrio tra la necessità di recupero delle entrate fiscali e la tutela dei contribuenti merita una riflessione più approfondita da parte del Governo e delle istituzioni competenti.
Solo un intervento mirato potrà garantire che il sistema fiscale non perda credibilità agli occhi dei cittadini, evitando di trasformare la rottamazione-quater in un meccanismo che premia i meno diligenti e penalizza chi ha sempre rispettato le regole.