Giornata internazionale dei cieli blu e il diritto a respirare aria pulita

In occasione della Giornata Mondiale l’ONU ribadisce il diritto a vivere in un ambiente salubre e a respirare aria pulita. Tante le azioni collettive che si stanno intraprendendo anche in Italia a difesa di questi diritti, ancora troppo spesso negati e con pesanti conseguenze per la salute. Scopri di più

Sommario

  1. La Giornata dell’aria pulita 2023
  2. Diritti e coscienza
  3. L’azione legale collettiva “Aria Pulita”

L’aria pulita è ora un diritto umano. Un clima stabile è un diritto umano. Una natura sana è un diritto umano. Oggi l’inquinamento atmosferico nega a miliardi di persone i loro diritti”. Inizia così il messaggio del segretario generale dell’Onu, António Guterres, in occasione della Giornata mondiale dell’aria pulita per i cieli blu 2022, ricordando lo storico voto da parte delle Nazioni che a luglio dello stesso anno sanciva il “diritto universale a un ambiente pulito, sano e sostenibile”.

Nonostante i riconoscimenti internazionali e le crescenti preoccupazioni mosse dalla comunità scientifica come da cittadini e cittadine, l’inquinamento atmosferico rappresenta ancora oggi il maggior rischio ambientale per la salute umana, causando ogni anno circa 6,7 milioni di morti premature. Parliamo del 99% della popolazione mondiale che respira aria malsana, esponendosi quindi ad un significativo rischio di sviluppare malattie cardiache, respiratorie, ictus e tumori, ma non solo.

La Giornata dell’aria pulita 2023

La Giornata Internazionale dell’aria pulita per i cieli blu 2023, celebrata come ogni anno il 7 settembre, con il tema “Together for Clean Air” vuole essere l’occasione per ribadire la necessità di “costruire partnership multilaterali, rafforzare gli investimenti e condividere la responsabilità di dover contrastare l’inquinamento atmosferico”, come hanno dichiarato i suoi organizzatori.

Come ha infatti ricordato recentemente il Segretario generale dell’Onu, “l’inquinamento atmosferico non conosce confini (…) l’aria è un bene comune e una responsabilità collettiva”.

“I problemi globali richiedono soluzioni globali – ha aggiunto quindi Guterres – Dobbiamo agire insieme per ottenere aria pulita (…) lavorare insieme per accelerare una transizione giusta ed equa lontana dai combustibili fossili, in particolare il carbone, e verso energia rinnovabile pulita, garantendo nel contempo che nessuno venga lasciato indietro”.

In questo contesto, il Segretario generale propone un Patto di solidarietà per il clima che impegni “tutti i grandi produttori di emissioni a compiere sforzi supplementari per ridurre le emissioni, e i paesi più ricchi a mobilitare risorse finanziarie e tecniche per sostenere le economie emergenti in tal senso”. Accanto al “Climate Solidarity Pact”, Guterres propone inoltre un “Acceleration Agenda”, ossia un piano per potenziare e accelerare questi queste azioni.

Diritti e coscienza

A chiedere azioni di contrasto al cambiamento climatico e all’inquinamento ai grandi produttori di emissioni come a governi ed istituzioni ci sono anche cittadini e cittadine preoccupati per la propria salute e quella delle generazioni future. Sono molti, infatti, e sempre di più, coloro che abbracciano le “climate litigation”, cause legali a difesa dell’ambiente e del clima, volte a far valere il diritto di vivere in un ambiente salubre.

Secondo l’ultimo rapporto dell’UNEP (UN Environment Programme) “Global Climate Litigation Report: 2023 Status Review”, dal 2017 ad oggi è più che raddoppiato il numero delle cause legati all’inquinamento e al cambiamento climatico, passati da 884 nel 2017 a 2.180 nel 2022.

“Le politiche climatiche sono molto indietro rispetto a ciò che è necessario per mantenere le temperature globali al di sotto della soglia di 1,5 º C, con eventi meteorologici estremi e calore bruciante che già cuociono il nostro pianeta”, ha dichiarato Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNEP. Così, “le persone si rivolgono sempre più ai tribunali per combattere la crisi climatica, considerando i governi e il settore privato responsabili e facendo del contenzioso un meccanismo chiave per garantire e promuovere la giustizia climatica”.

Secondo il report dell’UNEP, la maggior parte dei contenziosi in corso rientra in una o più di queste sei categorie: 1) casi basati sui diritti umani sanciti dal diritto internazionale e dalle costituzioni nazionali; 2) mancata applicazione a livello nazionale delle leggi e delle politiche sul clima; 3) cause per mantenere i combustibili fossili nella terra; 4) sostenitori di una maggiore divulgazione di dati relativi all’inquinamento al fine di contrastare il greenwashing; 5) richieste di una maggiore responsabilità delle imprese per i danni climatici; e 6) cause che sostengono il fallimento delle azioni di mitigazione del cambiamento climatico.

“L’indagine mostra come i tribunali stiano trovando sempre più forti legami tra i diritti umani e il cambiamento climatico. Questo sta portando a maggiori protezioni per i gruppi più vulnerabili della società, così come una maggiore responsabilità, trasparenza e giustizia, costringendo i governi e le aziende a perseguire obiettivi più ambiziosi di mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento”, scrivono dall’UNEP.

L’azione legale collettiva “Aria Pulita”

Neanche gli italiani restano inermi di fronte agli enormi danni alla salute provocati dall’aria malsana. Sono sempre di più, infatti, coloro che decidono di aderire ad azioni collettive come quella promossa dal team legale di Consulcesi, denominata “Aria Pulita”. L’iniziativa, che in pochi mesi ha già raccolto decine di migliaia di adesioni, è volta ad accertare le violazioni dei limiti di Pm10 e biossido di Azoto da parte dell’Italia come la stessa Corte di Giustizia UE ha già constatato in oltre 3.300 comuni italiani.

“Con la nostra azione ‘Aria Pulita’ – ha ribadito di recente Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi – non puntiamo solo ad ottenere un rimborso per quanti sono stati esposti ai danni dell’inquinamento, ma a stimolare politiche e azioni concrete per migliorare la qualità dell’aria e, in generale, la salute dell’ambiente”.

In pochi mesi l’azione collettiva ha superato già le 30mila adesioni, ma è un numero destinato a crescere rapidamente proprio per il forte sentimento collettivo di poter contribuire a creare i presupposti per lasciare un mondo migliore alle generazioni future.

Per aderire all’azione collettiva basta dimostrare la propria residenza in uno o più dei territori in cui la Corte di Giustizia Europea ha accertato le violazioni nel periodo compreso tra il 2008 e il 2018.

Di: Fabiola Zaccardelli

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