Giornata riduzione disastri ambientali: invece sono quasi raddoppiati in vent’anni

Il 13 ottobre, dal 1989, si celebra la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri ambientali, istituita dall’ONU per sensibilizzare popolazione e Istituzioni sul tema. Gran parte delle catastrofi naturali, quasi raddoppiate nel giro di un ventennio, sono causate dai cambiamenti climatici che, a loro volta, dipendono in larga misura dalla mano dell’uomo. Per questo è urgente un’inversione di tendenza

Sommario

  1. Catastrofi naturali: quasi raddoppiate in 20 anni
  2. Il Report dell’Oms
  3. Le azioni collettive
  4. Le azioni individuali

Accendere i riflettori sull’importanza di contenere le catastrofi naturali e sensibilizzare la popolazione sugli effetti di questi fenomeni estremi, sempre più diffusi. È con questo obiettivo che nel 1989 l’ONU ha istituito la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri ambientali che, da quel momento, ricorre ogni 13 ottobre. L’aumento delle calamità naturali è sotto gli occhi di tutti, ma per averne una concreta dimostrazione è sufficiente consultare le percentuali, in crescita, delle spese sostenute ogni anno per farvi fronte. Nel mondo questi costi crescono con una media annuale costante tra il 5 e il 7%, anche se il 2023 potrebbe segnare un record assoluto: solo nel primo semestre questi importi sono lievitati del 46% rispetto alla media degli ultimi 10 anni.

Catastrofi naturali: quasi raddoppiate in 20 anni

Negli ultimi 20 anni, nel mondo, ci sono stati 7.348 gravi eventi catastrofici che hanno coinvolto 4,2 miliardi di persone, causando la morte di 1,23 milioni di individui. Un numero enorme se confrontato con quello del ventennio 1980-1999, durante il quale si erano verificati 4.212 disastri naturali. “Le catastrofi, che vanno dai terremoti, alle frane, alle alluvioni, fino agli tsunami, agli uragani ed ai fenomeni siccitosi, sono in gran parte accentuati dai cambiamenti climatici. Mutamenti che, a loro volta, dipendono anche dall’antropizzazione dei territori, di cui le deforestazioni ne rappresentano solo un esempio, e all’emissione in atmosfera di inquinanti”, spiega il professor Alessandro Miani, presidente della SIMA, la Società Italiana di Medicina Ambientale.

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Il Report dell’Oms

Il rapporto dell’Oms, ‘Prevenire le malattie grazie a un ambiente migliore: verso una stima del carico di malattia legato all’ambiente’, pubblicato nell’estate 2023, mostra che circa il 24% di tutte le malattie nel mondo è dovuto all’esposizione a fattori ambientali. Gran parte di questi rischi potrebbero essere evitati attraverso interventi mirati. Secondo le stime, più del 33% delle malattie nei bambini al di sotto dei 5 anni è dovuto a fattori ambientali. Prevenire l’esposizione a questi fattori di rischio salverebbe circa 4 milioni di vite all’anno solo fra i più piccoli, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Ogni anno sono più di 13 milioni le morti prevenibili dovute a cause ambientali. Cifra che sale nei Paesi più poveri, dove quasi una morte su tre è dovuta a questi fattori.

Malattie e inquinamento

Stando al Report Oms, le malattie legate a fattori di rischio modificabili di natura ambientale che presentano la mortalità più elevata sono: le patologie cardiovascolari (2,6 milioni di morti ogni anno), le malattie diarroiche (1,7 milioni), le infezioni del tratto respiratorio inferiore (1,5 milioni di morti ogni anno), il cancro (1,4 milioni) e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (1,3 milioni di morti ogni anno). Decessi che per l’Oms potrebbero essere prevenuti mettendo in atto una collaborazione tra i decisori in materia di trasporti, energia, agricoltura e industria, volta ad abbattere il più possibile i rischi per la salute che derivano dall’ambiente di vita.

Le azioni collettive

Per porre un freno a tutti questi eventi è possibile mettere in pratica sia azioni collettive che comportamenti individuali. A livello comunitario sarebbe necessario adottare pratiche volte ad uso più consapevole del suolo, avendo cura del territorio e mitigando i rischi che derivano dal dissesto idrogeologico, seguendo le indicazioni dell’Agenda 2030 dell’Onu. “Il cambiamento climatico è in corso già da milioni di anni, tuttavia, di recente l’attività umana gli ha dato una fortissima accelerazione – continua il professor Miani -. Avere cura dei territori, evitando un’eccessiva antropizzazione è senza dubbio una delle tante azioni che dovremmo mettere in pratica per contribuire ad un’inversione di rotta. Non edificare in territori ad alto rischio sismico o di esondazioni significa utilizzare il buon senso”.

Le azioni individuali

In attesa che le direttive per ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera vengano adottate a livello globale, ogni cittadino può compiere, nel suo piccolo, delle azioni quotidiane che rispettino e tutelino la salute dell’ambiente e, di conseguenza, quella umana e di tutti gli esseri viventi. “Dovremmo investire maggiormente in infrastrutture verdi, prediligendo l’utilizzo di nuove tecnologie sia a livello urbano, che all’interno delle nostre abitazioni, rispettose dell’ambiente – suggerisce il presidente della Sima -. In questo modo avremmo un duplice beneficio: minori emissioni di inquinanti in atmosfera e risparmio economico”.

La scelta di prodotti ecocompatibili

Ancora, nella vita di tutti i giorni potremmo optare per mezzi di trasporti ecologici o per servizi che ottimizzano i consumi come il carsharing che, ad esempio, consente di condividere un’autovettura con persone che devono percorrere il medesimo tragitto. “Possiamo compiere scelte ecologiche al supermercato acquistando prodotti a Km 0, in un mobilificio, scegliendo arredi ecocompatibili. Ancora, impegnarci a smaltire i nostri rifiuti in maniera corretta. Ad utilizzare indumenti in fibre naturali per ridurre la quantità di nanoplastiche rilasciate in ambiente con l’utilizzo della lavatrice”, spiega l’esperto. Ed è così che da un semplice gesto quotidiano, come il lavaggio degli indumenti, il nostro corpo finisce per intossicarsi di sostanze inquinanti.

Di: Isabella Faggiano

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