L’incontinenza urinaria è una condizione comune che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, può insorgere a tutte le età, i casi prevalenti sono quelli di donne in età avanzata. “È caratterizzata dalla perdita involontaria di urina che provoca notevole disagio nella donna che lavora otre che porre dei limiti nei rapporti sociali con l’inevitabile insorgenza di condizioni correlate come: vergogna, pudore e depressione e notevoli rinunce ad es. attività sportiva”, spiega Paolo Esposito, Presidente OFI Napoli-Avellino-Benevento-Caserta. L’incontinenza urinaria interessa in Italia più di cinque milioni di cittadini con prevalenza nella popolazione femminile di età superiore ai 45-50 anni escludendo l’età anziana è stimata essere oltre al 10-15%.
Le cause dell’incontinenza
Le cause possono essere molteplici, tra cui chirurgiche, traumatiche, disfunzionali o neurologiche. L’incontinenza viene generalmente classificata in tre principali categorie:
- Incontinenza da sforzo: si verifica quando c’è una perdita di urina in seguito a sforzi fisici come tosse, starnuti, risate o attività fisica che aumentano la pressione intra-addominale.
- Incontinenza da urgenza: si manifesta con un improvviso e forte bisogno di urinare, che spesso porta a una perdita involontaria di urina.
- Incontinenza mista: combina le caratteristiche dell’incontinenza da sforzo e da urgenza.
- Incontinenza da sforzo: Caratteristiche e soggetti a rischio
- L’incontinenza da sforzo è una delle forme più comuni, soprattutto nelle donne. “Si verifica quando i muscoli del pavimento pelvico, che sostengono la vescica e controllano l’apertura e chiusura dell’uretra, si indeboliscono. Questo provoca una mancanza di controllo della vescica in seguito a un aumento della pressione addominale, anche in caso di sforzi fisici minimi”, aggiunge il dottor Esposito.
Le donne sono i soggetti più a rischio, soprattutto dopo il parto o la menopausa, a causa del cambiamento ormonale e della ridotta tonicità muscolare. Tra gli uomini lo sono in particolare coloro che hanno subito interventi chirurgici alla prostata, come la prostatectomia. Anche l’avanzare dell’età contribuisce all’indebolimento dei muscoli del pavimento pelvico, così come l’obesità aumenta la pressione intra-addominale. Infine, chi svolge lavori che richiedono sollevamenti pesanti è più esposto a questo problema.
Ruolo del fisioterapista nella riabilitazione
La riabilitazione dell’incontinenza da sforzo è un approccio non invasivo e altamente efficace per gestire questa condizione. “La presa in carico del paziente a cura del Fisioterapista si esplica con percorsi riabilitativi e di rieducazione funzionale, che mirano al rinforzo dei muscoli del pavimento pelvico, al miglioramento della sensibilità del tessuto perineale e al rinforzo della propriocezione”, continua il fisioterapista.
Il fisioterapista svolge un ruolo fondamentale, insegnando ai pazienti esercizi specifici volti a rafforzare i muscoli del pavimento pelvico e migliorare la percezione dell’area perineale.
Il trattamento prevede:
- Esercizi di contrazione e rilassamento: come gli esercizi di Kegel, per rafforzare il tono muscolare.
- Biofeedback: una tecnica che aiuta a monitorare e migliorare la contrazione muscolare.
- Elettrostimolazione: tramite sonde interne o piastre esterne collocate in poltrone, per attivare e rafforzare i muscoli del pavimento pelvico.
- Tecar terapia con l’utilizzo di elottrodi extra e intra cavitari, utilizza il principio della diadermia per la rivascolarizzazione del tessuto danneggiato o ipotrofico.
- Laser terapia.
Di fondamentale importanza è il ruolo educativo svolto dal fisioterapista nel proporre al paziente stili di vita più salutari, indicazioni sulla gestione della minzione, consigli relativi alla corretta postura e l’eventuale utilizzo di ausili. La durata del trattamento fisioterapico può variare a seconda della gravità dell’incontinenza e della risposta del paziente agli esercizi. “In media, un ciclo completo di riabilitazione dura tra 8 e 12 settimane, con sessioni settimanali di circa 30-60 minuti. Tuttavia – spiega Esposito -, molti pazienti possono continuare a fare esercizi autonomamente anche dopo la fine del percorso terapeutico per mantenere i risultati ottenuti. Utile a tal proposito il follow-up programmato.
Leggi anche
Risultati ottenibili
I risultati della riabilitazione variano da paziente a paziente, ma nella maggior parte dei casi si osserva un significativo miglioramento del controllo urinario e, in alcuni casi, una completa risoluzione dell’incontinenza. “Il successo della terapia dipende fortemente dall’impegno del paziente nel seguire regolarmente il programma di esercizi. I pazienti devono continuare a praticare esercizi di mantenimento e seguire stili di vita corretti, come una gestione adeguata dei carichi fisici e una postura corretta, per garantire risultati stabili nel tempo”, commenta il professionista sanitario.
Collaborazione con altre figure professionali
Il fisioterapista spesso collabora con altre figure professionali per un approccio integrato nella gestione dell’incontinenza. Tra queste figure troviamo:
- Ginecologi o urologi: per la diagnosi e il monitoraggio clinico della condizione.
- Dietologi: per consigliare una dieta che eviti cibi irritanti per la vescica.
- Psicologi: per supportare i pazienti che soffrono dell’impatto emotivo e psicologico legato all’incontinenza.
L’incontinenza urinaria, pur avendo un impatto negativo sulla qualità della vita, può essere efficacemente gestita attraverso un percorso riabilitativo specifico, personalizzato e supervisionato da un fisioterapista.