La farmaceutica "ha chiuso il 2022 in maniera molto positiva, con una crescita rispetto al 2021 di circa il 10%. Sfonderemo i 38 miliardi di valore della produzione, con un grande traino dell'export, cresciuto del 44% secondo i primi dati". Lo ha sottolineato il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, facendo il punto, in un incontro con i giornalisti a Roma, sugli elementi di forza, le criticità e le sfide per il settore.
“2022 in crescita ma abbiamo bisogno di riforme”
Il 2022 si è chiuso, dunque, in crescita. "Ma abbiamo bisogno di riforme - puntualizza Cattani - via il payback, via le logiche di taglio dei prezzi. Servono logiche di investimento e di valorizzazione dei farmaci, della salute dei cittadini, per dare sviluppo e accesso rapido ai farmaci e all'innovazione a livello centrale e regionale. Questi sono i nodi fondamentali da sciogliere - rimarca - per dare più salute ai cittadini e più sviluppo industriale al Paese, laddove la nostra industria è rimasta una delle poche eccellenze". Dal nuovo Governo sono arrivati segnali che fanno ben sperare per il settore, ritenuto "strategico". "Sappiamo che le risorse sono limitate e le priorità tante, ma registriamo la voglia di collaborare e lavorare - afferma - affinché l'Italia, che ha una posizione di leadership europea nel farmaceutico, possa continuare a essere forte e competitiva e possa anche rafforzare l'Europa in un percorso di maggiore autonomia e sovranità nelle filiere, fra cui quella farmaceutica, a partire dai principi attivi".
Farmindustria: “Superare payback, tassa iniqua su aziende”
Superare il payback, la quota che le aziende farmaceutiche devono versare alle Regioni per ripianare lo sfondamento del tetto di spesa. “È una tassa aggiuntiva iniqua, si tratta di 1,3 miliardi che pesano sui nostri conti", ha sottolineato il presidente di Farmindustria. "Via il payback", è la prima richiesta delle aziende al Governo. "Negli anni è diventato uno strumento strutturale di finanziamento delle Regioni - spiega Cattani -. La politica di tagli e definanziamento del Fondo sanitario nazionale negli ultimi 20 anni e la nascita di questo meccanismo perverso, iniquo - rimarca - ha generato per le Regioni un'entrata costante e stabile, che le aziende farmaceutiche, a differenza di altri settori, hanno sempre pagato, con un peso sul settore del 13,8%. Oggi finalmente c'è la consapevolezza che si tratta di uno strumento superato, che attacca la sostenibilità e la capacità delle aziende di essere competitive".
“Avviato dialogo con il Governo”
Farmindustria "ha avviato un dialogo con il Governo e questo è un punto nodale delle nostre richieste come settore. C'è sensibilità, anche se sappiamo che la coperta è corta e lo sarà anche nel 2023. Ma se l'Italia desse un segnale tangibile di cambiamento, le aziende, italiane ma anche straniere, ci penserebbero prima di lasciare il Paese e delocalizzare la produzione". Il primo segnale atteso dalle farmaceutiche è, appunto, "iniziare un percorso di superamento del payback. Non bisogna aggiungere subito risorse nuove, ma si può partire da quelle non utilizzate nella farmaceutica. Nel triennio 22-23-24 - spiega Cattani - abbiamo circa 3,6 miliardi di risorse farmaceutiche, tra convenzionata e Fondi per gli innovativi, che sono allocate ma non spese, quindi vengono considerato un risparmio oppure si danno alle Regioni per coprire altre spese”. Si tratta, in sostanza, di “un nonsense". L'auspicio di Farmindustria è che si arrivi a "una cabina di regia strategica per il settore, focalizzata sulla salute come investimento, per lavorare alle riforme, ai tempi di accesso ai nuovi farmaci, alla sostenibilità, al superamento del payback".
“Autonomia differenziata? Siamo preoccupati”. Cattani: “Rischio 21 stati diversi con problemi enormi di equità”
L'autonomia differenziata preoccupa la farmaceutica. "I criteri di classificazione e di distribuzione dei farmaci li dà Aifa, non le Regioni. Si rischia di diventare davvero 21 stati diversi, con problemi enormi di equità per i cittadini nell'accesso ai farmaci. Siamo preoccupati", ha commentato il presidente di Farmindustria. Il timore è che, con l'autonomia differenziata, le Regioni più in difficoltà possano adottare "soluzioni creative" nella gestione della spesa farmaceutica. Non solo. "Qual è il senso di un prontuario farmaceutico terapeutico regionale nel 2023, dopo l'ok di Ema e Aifa?", chiede Cattani. "Questi sono i livelli di burocrazia che generano diversità di accesso alle cure da parte dei cittadini e frustrano le aziende".
Farmaceutica: +10% assunti in 2016-22, caccia a esperti in intelligenza artificiale
"Dal 2016 al 2022 la farmaceutica ha registrato un +10% dell'occupazione e i nuovi assunti sono in gran parte 'under 35'". Un trend destinato ad aumentare anche in futuro, soprattutto per alcune figure. Le aziende sono, infatti, 'a caccia' di esperti in intelligenza artificiale: "Servono più data science manager e scrum master, meno operai". Questo il quadro tracciato dal presidente di Farmindustria. "Siamo molto fiduciosi rispetto ai trend legati all'occupazione - sottolinea Cattani - a patto che cambino le logiche e le regole. Continueremo con un trend robusto di assunzioni verso le nuove competenze digitali, scientifiche, che possano rafforzare ulteriormente la transizione verso la piena digitalizzazione della produzione, ma anche delle attività scientifiche e di ricerca e commerciale delle aziende farmaceutiche: ingegneri elettronici, ingeneri di processo, data science manager, scrum master, biotecnologi, farmaco-economisti, tutte competenze che ricerchiamo con grande forza sul mercato italiano e nei giovani".