Gli italiani, ma non solo, alla riscoperta delle
bellezze naturali del Paese. Nell’anno che vede il
Parco Nazionale del Gran Paradiso e quello d’
Abruzzo, Lazio e Molise compiere i loro primi 100 anni di vita, l’Osservatorio del Turismo Outdoor prevede una stagione estiva “migliore della precedente per il comparto dell’open air nella Penisola”.
Secondo quanto raccolto nello studio realizzato da Human Company con Thrends, infatti, questa estate
1 italiano su 5 sceglierà l’aria aperta, con una particolare predilezione per agriturismi e villaggi.
Le previsioni parlano di circa
48 milioni di visitatori, con una crescita “rispetto ai volumi del 2021 che va dall’8% dello scenario migliore al 2% di quello peggiore” e un +38% rispetto al 2020.
Desiderosi di sfuggire alle temperature infuocate delle grandi città ma più consapevoli del loro impatto sul territorio, tanti italiani anche quest’anno sceglieranno un
turismo di prossimità e più
sostenibile, confermando le tendenze che hanno visto negli ultimi anni sempre più persone orientate verso
luoghi meno affollati.
Secondo la recente indagine condotta da Touring Club nella propria community, sebbene il miglioramento dei contagi abbia portato a una
ripresa del turismo urbano con una predilezione per le
aree rurali e i
piccoli borghi, mare e montagne si confermano immancabili destinazioni, con afflussi superiori rispetto al periodo pre-Covid.
In generale, circa
l’83% dei rispondenti all’indagine dichiara inoltre di essere orientato verso
attività open air come escursionismo, visite naturalistiche e cicloturismo.
Se
camping,
bungalow, ma anche
villaggi turistici e
agriturismi, per la loro
flessibilità, sostenibilità e sicurezza sono tra le mete preferite per un crescente numero di turisti che decidono con sempre più frequenza di prenotare sotto data, sempre più
last minute, crescono anche coloro che scelgono esperienze di un giorno in
alta quota.
Turismo d’alta quota
Desiderosi di vivere
esperienze mozzafiato anche sotto la forte spinta dei
social media che favoriscono la diffusione di foto di luoghi da favola e l’idea che la ‘vita di montagna’ sia facile ed accessibile a tutti, sono sempre di più coloro che approcciano la montagna impreparati, ritrovandosi a fare i conti con percorsi che spesso mettono a dura prova la preparazione fisica e mentale.
Sebbene come anche ribadito dal presidente del
Cai Lombardia, Emilio Aldeghi a seguito dell’incidente sulla Marmolada "eliminare i rischi non è mai possibile”, “il segreto per affrontare la durezza dell’ambiente montano sta nel prepararsi quanto più possibile”, dichiara
Daniele Manno, paramedico, istruttore di remote e military life support, nonché Capitano del corpo militare della Croce Rossa Italiana che proprio alla montagna dedica il suo ultimo corso ECM per medici e operatori sanitari realizzato in collaborazione con Consulcesi Club: “
Montagna: patologie e condizione tipiche in alta quota”.
Più formazione sull’ambiente montano. È questo il messaggio che arriva dagli esperti del settore. "Abbiamo chiesto a tutti i rifugisti un impegno in più, quello di spiegare ai ragazzi l'ambiente e la vita del rifugista, creando una sorta di
formazione che punti l'attenzione sull'aspetto ambientale". Del resto "nessuno come il rifugista conosce bene il suo ambiente ed è dunque una fonte di conoscenza importantissima per i ragazzi", aveva dichiarato ancora Aldeghi all'Adnkronos presentando l’iniziativa promossa dal Cai e da Assorifugi Lombardia che invita i ragazzi fino ai 16 anni a vivere un’esperienza “in uno degli oltre cento rifugi alpini lombardi che hanno accettato di mettersi a disposizione del progetto, per
promuovere tra i giovani la conoscenza della montagna e delle sue caratteristiche ambientali”.
Ma l’Italia è costellata di iniziative più o meno piccole e note ma dall’indubbio valore. Come il
Progetto Scuola Montagna rivolto agli istituti scolastici trentini ormai alla 14° edizione o la
Scuola di Ecologia Politica in Montagna, “esperimento unico a livello nazionale” rivolto a venti discenti provenienti da tutta Italia e dedicato all’approfondimento di una corrente di studi interdisciplinare che affronta criticamente e positivamente
la relazione tra l’uomo e l’ambiente naturale – e, in particolare, tra l’uomo e un territorio preciso come quello di montagna”.
Ma la preparazione all’escursionismo, in vista delle possibili risposte fisiologie al crescere dell’altitudine, passa anche e necessariamente attraverso
la consapevolezza della propria forma fisica e delle proprie capacità.
Un corso per i camici bianchi sui malesseri legati alla montagna
“I medici e i professionisti della salute devono saper mettere in guardia gli utenti così da sostenere questi nel
prevenire e reagire a eventuali malesseri legati all’esposizione all’ambiente montano”, spiega Manno introducendo alcuni dei contenuti del nuovo corso.
“Dal momento che il corpo umano non è fatto per vivere oltre determinate quote, a mano a mano che si sale, si verifica uno scadimento delle prestazioni fisiche, che può essere più o meno marcato a seguito di diversi fattori tra cui la predisposizione specifica del singolo soggetto”, prosegue allora il Capitano della CRI che nel corso approfondisce disturbi e malesseri come l’
iperventilazione, la
dispnea, il
respiro periodico o di Cheyne-Stokes, l’
incremento della diuresi e le
alternazioni del sonno, tipiche reazioni dell’organismo all’aumentare della quota.
“L’obiettivo è quello di fornire le conoscenze necessarie per riconoscere prontamente l’insorgenza di segni e sintomi legati alle condizioni e alle patologie d’alta quota per poter in ultimo fornire l’aiuto terapeutico necessario per contenerle o farle regredire”, conclude l’esperto di assistenza in situazioni emergenziali.
Il corso, composto di video-lezioni corredate da materiale didattico di approfondimento, va ad inserirsi nel
catalogo di Consulcesi Club, che conta già oltre
250 corsi tra cui tutti i professionisti possono scegliere per conseguire i
crediti ECM obbligatori previsti dalla Legge.
Tra gli altri malesseri affrontati nel corso, non poteva mancare il
mal di montagna, l’
HAPE e l’
HACE fino a comportamenti volti a prevenire l’insorgenza di questi e un ampio approfondimento sui
farmaci utilizzabili per contrastare i sintomi.